Cardo Mariano per un fegato in salute

 

 “Dice mia madre devia andare dal dottore, a farti guardare a farti visitare….hai una faccia che fa schifo guarda come sei ridotto, mi sa tanto che finisce male [….]”…nella sua Fegato Spappolato Vasco Rossi non si discosta molto dalla realtà nel descrivere un principio di sofferenza epatica. Il fegato, in termini semplicistici, è la centrale chimica del nostro organismo; le sue cellule trasformano chimicamente le sostanze tossiche di accumulo in sostanze inerti pronte ad essere espulse, oltre che metabolizzare la maggior parte dei farmaci e del cibo che assumiamo (dunque proveniente dallo stomaco). Il suo mancato funzionamento determina come prima causa un accumulo nel corpo di queste tossine.In generale, le tipiche manifestazioni della malattia sono dolore addominale, tensione al fegato, diarrea, inappetenza, ascite (accumulo di liquido nella cavità peritoneale dovuto all’aumento della pressione sanguigna a livello della vena porta), ittero (colorito giallastro dovuto alla presenza della bilirubina nel sangue), debolezza, atrofia muscolare e perdita di peso. L’aspetto caratteristico presenta dunque braccia e gambe sottili, a causa della perdita di peso, e addome gonfio, come conseguenza dell’ascite. Quindi in generale l’aspetto del paziente è caratteristico, si nota una perdita di tono muscolare e la pelle tende a perdere il suocolorito caratteristico …!Da qui i “sospetti” di Vasco che attribuisce al fegato un cattivo aspetto fisico!Non trascurabili anche i risvolti neurologici, in quanto l’accumulo delle sostanze tossiche a livello del Sistema Nervoso Centrale è causa di danni e può generare comportamenti anomali, stati confusionali, irritabilità, comportamento infantile e coma. (la famosa “encefalopatia epatica”).Una diffusa complicanza è la cirrosi, caratterizzata dall’alterazione irreversibile delle cellule epatiche, che si atrofizzano e degenerano, e dalla proliferazione del tessuto connettivale che, in condizioni di normalità, costituisce una sorta di rete di sostegno degli epatociti. Tale processo conduce all’alterazione della normale struttura del fegato e alla comparsa di aree di fibrosi (cicatrizzazione), la pressione sanguigna a livello della vena porta (che collega l’intestino al fegato) aumenta e viene alterato il controllo degli equilibri idrici e salini dell’organismo. La proteina albumina, componente fondamentale del plasma sanguigno normalmente prodotta dal fegato e immessa da questo nel sangue, viene prodotta in modo estremamente ridotto; i pigmenti biliari, come la bilirubina (derivanti dalla degradazione dell’emoglobina nel sangue e, in condizioni normali, rimossi dal fegato e accumulati nella bile), possono riversarsi nel sangue e, da qui, nell’urina. Le cause della sofferenza epatica sono varie e concomitanti. Le principali sono l’abuso di sostanze alcoliche, il verificarsi di epatiti virali (perlopiù del tipo A e B) ed errori alimentari protratti (come un’alimentazione carente o eccessivamente ricca di alcuni tipi di amminoacidi). In alcuni casi, il paziente affetto da cirrosi epatica non presenta alcun sintomo (cirrosi latente), mediante analisi del sangue si può comunque rilevare la diminuzione delle albumine, tipico sintomo del cattivo funzionamento del fegato e soprattutto l’aumento degli enzimi transaminasi, che quando si trovano oltre certe concentrazioni nel sangue indicano senza alcun dubbio la rottura e la necrosi di un rilevante numero di cellule del fegato. I soggetti affetti da patologia epatica spesso presentano un quadro di malnutrizione legato il più delle volte non alla patologia in sé, ma alle conseguenze che questa comporta. In tutti i casi di epatopatia si dovrebbe porre attenzione ai livelli ematici di: elettroliti, liquidi, vitamine e minerali del paziente e dovrebbero essergli fornite appropriate modifiche dietetiche.

Un rimedio molto valido per la prevenzione e spesso la cura, ovviamente supportato da altri accorgimenti che riguardano l’alimentazione e soprattutto lo stile di vita, è rappresentato dal Silybum Marianum(frutto), detto comunemente Cardo Mariano, o semplicemente Cardo. I principi attivi, di cui il Cardo è molto ricco, sono la Silimarina (esistono molti farmaci a base di questa sostanza) e la Silibina: quest’ultima svolge una funzione essenzialmente epato-protettiva agendo in molti modi. Innanzi tutto aumenta la velocità di sintesi di nuove cellule epatiche (attraverso l’attivazione di un enzima chiamato RNA Polimerasi I), quindi aumenta la capacità da parte delle cellule di sintetizzare proteine, che possono essere essenziali nel mantenere la struttura e le funzioni degli epatociti. La silimarina presenta invece una spiccata attività antiossidante, fornendo un supporto esterno alle stesse cellule epatiche che hanno di per se un ruolo primario di anti-ossidanti del nostro organismo (in pratica quella preziosissima attività di inattivazione e di accumulo di sostanze tossiche).Silibina e Silimarina insieme hanno anche la funzione di stabilizzare le membrane delle cellule epatiche e di conseguenza di impedire l’ingresso di eventuali tossine all’interno delle cellule, preservandole dalla morte. Tra le proteine di importante rilevanza clinica la cui produzione viene stimolata, ce n’è una, il Glutatione(principio attivo di TAD, TATIONIL, farmaci molto usati dai medici ai primi sintomi di insufficienza epatica), che è fondamentale per la sopravvivenza stessa del nostro organismo, in quanto è il principale antiossidante in grado di far fronte alla fibrosi ed alla necrosi (morte) delle cellule epatiche. Vari studi clinici hanno dimostrato che l’assunzione dei principi attivi del Cardo portano ad una diminuzione dell’infiammazione, all’aumento della funzionalità epatica e del numero delle piastrine, oltre che ad una diminuzione dei valori di bilirubina nelle urine e di transaminasi nel sangue (valori prima descritti che sono gli indicatori clinici del danno epatico). Anche nel caso di epatiti virali, soprattutto Epatite B e C, l’assunzione di Cardo Mariano è un ottimo coadiuvante all’eventuale terapia antivirale in quanto anche in questo caso riesce a migliorare sia la funzionalità che i valori di danno epatico nel sangue e nelle urine.In conclusione è da precisare che non basterebbe mangiare chili interi di Cardo per ottenere effetti terapeutici, ma che si dovrebbe assumere giornalmente un preciso quantitativo in compresse (400 mg) a base di entrambi i principi attivi, oltre che curare bene l’alimentazione per evitare di avere il fegato….spappolato!

Fabrizio Barone


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