Del caffè e della generosità

di Vito Piazza

Notte buia e tempestosa a Faido. Svizzera. Neve dappertutto. Il freddo ci faceva lacrimare, lacrime subito trasformate in ghiaccioli. Perciò gli Svizzeri non piangono. Ci siamo fermati con una cinquecento in un bar per scaldarci le ossa prima di affrontare il S. Gottardo. Il riscaldamento della 500 mandava solo anidride carbonica. Intorno a quel piccolo bar illuminato e tutto tedesco il deserto. Siamo entrati. Abbiamo chiesto un caffè. E alla presentazione di quel bicchiere nero che sapeva di piscio, abbiamo pensato subito alla “nostra Partanna”. Ma non parlammo del caffè: avremmo aggiunto dolore a dolore, disgusto a disgusto.

– Cumpà? E si fussimu a Partanna?

– N’atra cosa. E un sulu pi lu cafè. Pi l’amici.

Al momento di pagare dal fondo del locale una voce: –  Lu cafè è pagato! Minchia! Un miracolo! Siamo a Partanna. Una “nivarrata” ci fece tornare alla realtà: neve, gelo, gelo e neve. Ma dal fondo del locale la classica “faccia” partannese.  Lombroso- quello che dalle misure del cranio e dei lineamenti del viso ricavava il carattere, forse non aveva tutti i torti: il partannese non si confonde con nessuno, emerge sempre. E’ stidda. Quel gesto ci scaldò i cuori e quella persona che non conoscevamo e ancora non conosco  ci diede coraggio come a due alpinisti in difficoltà che vengono salvati dal CAI.

Da questa rubrica ho sempre stigmatizzato i “nostri difetti”. Oggi e non certo per captatio benevolentiae( così definiscono gli “allitterati” chi cerca i favori dell’altro vantandoli) voglio parlare di un pregio dei partannesi. Baristi a parte e dando per scontato che da noi qui, si beve il miglior caffè del mondo e tutti i barman insieme al caffè porgono un bicchiere d’acqua. Un collega del nord avendo notato come da noi ci fosse questa abitudine (a Milano l’acqua la paghi più del caffè) fece questo commento: “ Sai? Questo non è solo un bicchiere d’acqua, è un segno di civiltà!” Gli dissi solo che da noi l’ospitalità è sacra. Anzi: noi partannesi non siamo capaci di OSPITARE: noi gli ospiti li ADOTTIAMO. Da qui una prima considerazione: i partannesi sono generosi verso chiunque, ma l’amicizia è per pochi. Ma quando sono amici sono amici. E se la generosità significa che l’altro- anche l’estraneo- ci sta comunque a cuore, l’amicizia significa condivisione. Come in un matrimonio: nel bene e soprattutto nel male, quando le cose ad un amico vanno male.

Da noi si può smentire coi fatti quella specie di proverbio posteriore che dice: CHI TROVA UN AMICO non trova niente, chi TROVA UN TESORO TROVA TANTI AMICI.  Con le dovute eccezioni  a Partanna la disponibilità verso chi ha bisogno è totale. Due soli esempi: l’Avis e la Misericordia. Ma perché non ci vantiamo di ciò che è tipicamente NOSTRO? Nelle gare di solidarietà Partanna non è mai stata seconda a nessuna altra città. Nel pubblico come nel privato. Ritorniamo al “cafè.” In molte altre città hanno scoperto l’acqua calda passandola per generosità: chi prende un caffè paga il suo e lascia il denaro per un “prossimo” caffè. Di fatto a Partanna si è sempre agito così: se entra un amico, gli si offre il caffè. E’ bello questo, molto bello. E’ “nostro”! Tutto bene dunque? E dove è la pagina “graffiante?” Qui: perché non lasciamo pagato un caffè per il “prossimo” che sia in condizioni di bisogno? I baristi di Partanna sono i più gentili del Mediterraneo. Capiranno.

Ma da bastardo DENTRO quale sono, se non troverò un caffè pagato…. Sto arrotando le unghie fino a farle diventare un’arma impropria.


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