Gratitudine e riconoscimento

di Vito Piazza.

Partanna ha una fisionomia del tutto particolare. Avete presente – e mi rivolgo ai più “maturi”- quando anche a Palermo furono eliminati i bigliettai dagli autobus? Rimase il solo conducente: i biglietti si compravano in luoghi deputati (tabaccherie, edicole ecc.) e poi una volta saliti sull’autobus il biglietto andava “obliterato” una parola non solo difficile e antipatica, ma inefficace. Fatto sta che prima di entrare nell’uso comune molti, forse la gran parte, credevano che ‘obliterare’ significasse ‘dimenticare’. E c’è un episodio che la dice lunga. Piazza Marina, giornata di sole, pomeriggio sonnolento. Il conducente, in attesa dell’ora della sua corsa, stava sonnecchiando nel posto di guida. Arriva un passeggero da Milano e per giunta milanese. Comprato il biglietto, sale sul pullman, si dirige alla macchinetta “obliteratrice” e introduce il biglietto. La macchinetta fa un clic che in quel torpore silenzioso sembra una cannonata. Il conducente si sveglia di soprassalto e urla: “Chi minchia è questo scrusciu?” Non lo aveva mai sentito. A Partanna la gratitudine è come Giano bifronte. Qualcuno chiederà: ma esiste o non esiste? Se lo chiedete ad uno psicologo (scusando il termine) vi risponderà: “Dipende”.( È l’unica risposta che sanno dare gli psicologi). Ma per una volta tanto avrà ragione. Dipende da che? Non tanto dal contenuto o dall’azione (la raccomandazione per un figlio agli esami, il posto di lavoro creato apposta per l’amico, una valanga di gente che trova il posto di insegnante tramite un uomo di scuola, ecc.) ma da CHI vi ha fatto il favore. L’aver trovato un posto di lavoro a qualcuno è uno di quei grandi favori che meritano gratitudine per tutta la vita ad un beneficiante. Ed è quello che dice, nel momento del bisogno, il richiedente: ti sarò obbligato per tutta la vita. Poi passatu lu santu finitu lu scantu, versione nostra del “passata la festa, gabbato lo santo”. Ma attenzione: se chi ha favorito si chiama re Enzo o si tratta di qualcuno al suo livello, la gratitudine compare. Sempre. E se non dovesse comparire ci pensa il beneficiante a ricordarlo: io ti ho sistemato il figlio, tu mi devi il voto. Tu e tutta la tua progenie. In certi ambienti mafiosi – qui non esiste la mafia, esiste la “mafìa” cantava Pino Veneziano – neanche a parlarne. Ricambiare è obbligatorio, altrimenti rischi di ricevere un ‘offerta che non potrai rifiutare, come diceva il Padrino. Perciò c’è chi addirittura si vanta di essere stato raccomandato da gente importante che tale appare alla gente o che magari lo è davvero. Si resta obbligati per tutta la vita. E se invece a raccomandarti è uno che non ti chiede niente in cambio – usciere o provveditore non ha importanza – la gratitudine subisce la sorte dei debiti. Cosa succede tra debitore e creditore che sono amici? Mi presti 3000 euro? Te li restituisco il mese prossimo. L’amico si presta e presta. Passa il mese: niente. Ne passano 3: niente. Passa un anno. E qui il debitore comincia a nascondersi ogni volta che vede l’amico. E se l’amico gli ricorda il debito, il debitore comincia a stufarsi. Dimentica l’amico e dimentica soprattutto il suo debito. Questa è la fine di un’amicizia. La stessa dinamica di gruppo avviene quando il beneficiante non è un uomo politico, non è un mafioso, non è uno che si vanta di cose che non ha meritato. Poniamo sia un uomo “discusso”. Al contrario dei mafiosi (come mentalità intendo) non vuole piacere. Vuole solo piacersi. Esiste gente di questo tipo, malgrado nessun partannese ci creda veramente. Ma “quello” va dimenticato subito! Ti ha preparato lui per il Concorso? No, no, che dici mai? Mi sono fatto da solo! “ È proprio vero che non esistono cattivi maestri, ma solo cattivi allievi. E così il beneficiante che non occupa posti di potere, DEVE essere dimenticato. O col silenzio o nell’oblìo. Ricordarsene potrebbe svilire i meriti di chi occupa un posto, “quel” posto ANCHE grazie a lui.  Ma perché il beneficiante – lo vogliamo chiamare “facilitatore?” – ci resta male? Se ha fatto tutto gratis deve essere contento. E invece no. Esistono i sentimenti: il maggiore dei quali consiste nel RI-CONOSCIMENTO. Tutti abbiamo bisogno di essere ri-conosciuti. Come dice Papa Francesco, il GRAZIE è tra le paroline magiche. Scusi, permesso, grazie. Il ri-conoscimento rappresenta un carezza. E le carezze sono necessarie, come il cibo, come l’acqua. Il digiuno di carezze porta alla morte.  Se non gratitudine pelosa, vogliamo imparare a darci delle carezze? Alle nostre madri dicevano: bacia tuo figlio solo quando dorme. Era sbagliato, ma si temeva che con le carezze il figlio diventasse meno “macho”. Forse i partannesi non amano la gratitudine “gratis” per questo. Vogliono tanto bene al beneficiante da ignorarlo. O temono che questi si possa credere un Dio. E come S. Pietro, prima che il gallo canti, lo rinnegano.  Che tristezza!


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