Italia sempre più anziana: aumentano ictus, lesioni del midollo spinale e sclerosi multipla. Entro 25 anni le demenze negli over80 raddoppieranno

TRIESTE – La popolazione italiana ha una elevata longevità: la speranza di vita alla nascita è di 80,3 anni per gli uomini e 84,9 per le donne, superiore alla media europea, che è di 77,9 e 83,3. Inoltre in Italia si registra la percentuale più alta di popolazione anziana, ovvero gli over 65: il 21,7% della popolazione contro una media europea del 18,9%.

“L’invecchiamento della popolazione è tipicamente accompagnato da un aumento del carico delle malattie non trasmissibili – spiega il dr. Stefano Paolucci, Direttore U.O. complessa Riabilitazione Solventi Fondazione S. Lucia – IRCCS di Roma – come quelle cardiovascolari, il diabete, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e problemi muscoloscheletrici. Per esempio, il World Alzheimer Report riporta che il numero attuale di 47 milioni di persone affetti da demenza è destinato a salire, a causa dell’invecchiamento della popolazione, a 131 milioni entro il 2050”.

Se n’è parlato a Trieste, presso il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima, durante il 18° Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – SIRN, presieduto dal prof Carlo Cisari, Presidente SIRN. Al centro dell’attenzione, ictus, robotica, disabilità: questi i principali filoni seguiti. Cinquecento gli specialisti presenti. La riabilitazione è un lavoro di gruppo che riguarda più professionalità: il medico, il fisioterapista, il terapista occupazionale, lo psicologo, l’infermiere, il bioingegnere. Nella SIRN, infatti, non sono iscritti solo medici, ma tutti gli operatori del team riabilitativo. “Il soggetto invecchia normalmente e perde giornalmente le sue competenze, da un punto di vista cognitivo e fisico – spiega il prof Carlo Cisari, Presidente della SIRN – Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – E’ ovvio che noi dobbiamo stimolare, nell’ambito della popolazione normale, una serie di attività per ridurre questo invecchiamento, con esercizi ad hoc che stimolino corpo e mente, promuovendo uno stile di vita atto a vivere in maniera sana, senza eccessi, come fumo, stress, malnutrizione e alcol. Purtroppo si è visto che anche molti pazienti neurologici, invecchiando, perdono più rapidamente le loro abilità motorie, quindi anche quelli in fase cronica devono essere riabilitati costantemente per mantenerle attive. Lasciati a sé, infatti, perdono drasticamente le loro capacità”.

E’ soprattutto l’ictus, la lesione celebrale focale, la malattia più frequente legata all’invecchiamento. I numeri sottolineano, però, una lieve diminuzione di incidenza rispetto agli anni scorsi, ma sono anche migliorate le capacità di cura in fase acuta, soprattutto con la trombolisi. A preoccupare, però, sono anche le demenze: queste, nel 2050, supereranno i 130 milioni di casi al mondo. In Italia ne è affetto un over80enne su 4, per un totale di circa 1 milione e 200mila casi, ma nell’arco di 25 anni i casi diventeranno 2 milioni e mezzo e riguarderanno un over80enne su 2.

“Molto frequenti, tra le patologie legate all’età, anche la sclerosi multipla – aggiunge il prof. Cisari – nonché le lesioni del midollo spinale, l’Alzheimer e il Parkinson: tutte queste malattie sono in aumento, costante e preoccupante. Soprattutto il Parkinson, essendo strettamente legato all’aumentare dell’età. Malattie che non si possono prevenire, ma per cui occorre instaurare precocemente una terapia farmacologica corretta e una terapia riabilitativa intensa e continuativa”.

Anche il rapporto con il coma è cambiato con il cambiare della popolazione e della sua età. Meno traumi cranici, ma molto più anziani con emorragia cerebrale.

“Fino a 10 anni più del 50% dei pazienti che arrivavano nei reparti di riabilitazione intensiva con alterazione della coscienza o in coma protratto erano giovani con trauma cranico, in seguito a incidente stradali – spiega il dott. Antonio De Tanti, Direttore Clinico Centro Cardinal Ferrari Coordinatore Direzione Scientifica Gruppo Santo Stefano Riabilitazione – Fontanellato (PR) – Invece, sempre in quegli anni, il 30% era legato a patologie di carattere vascolare, mentre il restante 20% era colpito da arresto cardiaco. Non c’erano tumori né patologie di altra natura. Ma i tempi sono cambiati, e come la prevenzione ha ridotto la percentuale di incidenti stradali, è aumentato invece il numero di persone con età avanzata che vanno incontro ad arresto cardiaco e a problematiche vascolari. Oggi più del 50% dei pazienti nei reparti di riabilitazione intensiva sono legati a patologie di ordine vascolare o anossica. Aumenta anche la complessità della presa in carico, in quanto l’età influisce anche sulle complicanze anagrafiche di ordine medico, come la presenza di diabete e ipertensione”.


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