La dieta del futuro

Cari lettori, le feste sono finite e con loro sono andate via anche le grandi abbuffate cui avevo anche accennato un mese fa. Scommetto che gli scenari che erano stati annunciati si sono prontamente rivelati. Quanto meno lo si sono rivelati per me, e nel vedere la qualità e quantità di cibo assunti dall’uno o dall’altro commensale, oltre che nel conversare con i parenti sull’argomento, mi sono venuti in mente molti interrogativi che vorrei condividere con voi. Tra i commensali ho incontrato chi, vistosamente in sovrappeso, mi diceva di stare molto attento a cosa e quanto mangia, di assumere il minimo indispensabile ed in modo sano, evitando il “cibo spazzatura” e tuttavia di non riuscire minimamente a perdere peso anzi per lo più notava un lento incremento di massa grassa col passare del tempo. D’altra parte invece mi è capitato di osservare gente molto magra mangiare l’impossibile tra cui fritture, carboidrati, quantità sconsiderate di carne e di dolci senza nemmeno pensare al proprio peso anzi, come se nulla fosse, sedersi la sera a cena come se avesse digiunato da giorni e quindi iniziare daccapo a mangiare, senza ritenersi estremamente soddisfatto alla fine del banchetto. Allora mi chiedo: sei forse un atleta? O la tua professione ti permette di muoverti molto durante la maggior parte della giornata, magari fai sport amatoriale, o per caso hai un appezzamento di terreno dove ti impegni durante il tempo libero? Niente di tutto ciò! Rimango allibito nel sentirmi rispondere che la sua vita è abbastanza sedentaria. Il classico caso in cui parte la domanda: “ma dove lo metti tutto questo cibo?”. La risposta a questi enigmi natalizi sta nella genetica, o genomica, come preferite. Parlando di diete, un aspetto su cui non ci si sofferma molto è il fatto che la maggior parte di esse sono spesso efficaci nel breve-medio termine, ma che a lungo andare (tranne sporadici casi) tutto torna come prima se non peggio: come mai? Tutti i pazienti hanno scarsa forza d’animo o saranno poco motivati? Tutti tranne sporadici casi? Direi proprio di no. Piuttosto l’organismo è programmato, al livello del DNA, ad essere più o meno propenso ad assumere calorie, e dunque ad assimilarle attraverso massa grassa. Sono la quantità e qualità di enzimi digestivi, gli ormoni sia anabolizzanti che catabolizzanti, in ultimo la capacità di metabolizzare il cibo, di assimilarlo, di eliminarlo, i fattori che determinano l’accumulo di massa grassa. È tutto già scritto nei nostri geni, nel nostro DNA, è quella la mappa che determina il nostro essere, il nostro modo di vivere e di mangiare, la persona che siamo, la propensione anche a contrarre determinate malattie (se non tutte). La quantità di cibo che mangiamo non è altro che un fattore marginale nel determinare il nostro peso finale, ecco perché la persona grassa che mangia poco molto spesso non riesce a perdere peso, ovvero il magro che mangia moltissimo sembra che non sia mai soddisfatto delle sue grandi abbuffate ed incredibilmente la bilancia per lui non sembra avere grossi discostamenti nel corso della sua vita. Un rapporto dell’ Università del Texas basato sulle ultime scoperte che legano il genoma al controllo degli impulsi a mangiare e alla capacità di accumulare massa grassa afferma che entro cinque anni potrebbero arrivare diete veramente “su misura”, perché basate sul Dna di ciascuno di noi. Inoltre l’autrice del rapporto afferma che in un futuro non molto lontano i dietologi inizieranno ad usare come parametri non più i soliti peso/altezza/età/giro-vita, bensì una combinazione di dati genetici e comportamentali e di altro tipo per sviluppare piani di management del peso individualizzati. Inoltre uno studio israeliano ha dimostrato recentemente che uno stesso pasto viene metabolizzato in maniera diversa da individuo ad individuo, altri studi hanno associato particolari variazioni nel DNA ad una maggiore o minore propensione a mangiare in modo sregolato, e anche la flora intestinale (la stessa che noi di solito “regoliamo” con “l’Enterogermina® ) è stata identificata come uno dei fattori che giocano un ruolo determinante nel mantenimento del peso. In futuro, nello specifico entro cinque anni, basterà un campione di saliva (dal quale ottenere il dna, fino ad ora utilizzato in Italia soltanto per indagini su efferati crimini) per dare la possibilità al medico dietologo di avere a disposizione una grande quantità di dati per elaborare un profilo esatto del paziente e con l’aggiunta di sensori indossabili che registrano l’attività fisica, i livelli di stress ed altri dati ambientali, si potrà elaborare un algoritmo che permetterà di dare raccomandazioni specifiche per l’ottenimento, stabile e definitivo, del peso-forma desiderato. Sta per concludersi l’era delle odiate tabelle con i calcoli delle calorie e forse anche il Natale, come le altre feste, avranno un “gusto” diverso. Fabrizio Barone


Pubblicato

in

da

Tag: