“L’importanza di essere onesti. La moralità come dimensione fondamentale dei legami sociali”

È  il ramoscello nel quale prima o poi inciampiamo tutti, la trave che fin dai tempi antichi abbiamo nell’occhio ma che ignoriamo, inorriditi dalla pagliuzza altrui. E’ l’ipocrisia. Stavolta è inutile dare la colpa alla velocità della recente evoluzione della società umana, perché, secondo gli esperti, si tratta di una caratteristica che accompagna l’essere umano da sempre.

Una tematica importante dal punto di vista psicologico, ma anche da quello sociale, filosofico e religioso, è lo sviluppo del senso morale negli individui, dall’infanzia all’età adulta. Comprendere i meccanismi della formazione della moralità e i fattori che la influenzano può aiutare a comprendere meglio se stessi nell’interazione con la società e orientare i criteri educativi quando si esercita il ruolo di genitore o di insegnante.

Uno dei primi psicologi che si occupò di questo problema fu Jean Piaget che nei primi suoi scritti si focalizzò specificatamente sulla morale dei bambini, studiando il modo in cui i bambini giocano per capire il loro concetto di bene e di male.

Basandosi sull’osservazione delle regole dei giochi e su interviste riguardanti azioni come rubare o mentire, Piaget scoprì che anche la moralità può considerarsi un processo evolutivo.

I bambini cominciano con lo sviluppo di una morale basata sulla stretta aderenza alle regole, ai doveri e all’obbedienza all’autorità: questo tipo di morale è dettato dalla convinzione che a un’azione errata segua automaticamente una punizione. Successivamente, attraverso l’interazione con altri bambini, essi scoprono che un comportamento strettamente aderente alle regole può talvolta essere problematico. Ecco allora che sviluppano uno stadio autonomo di pensiero morale caratterizzato dalla capacità di interpretare le regole criticamente e selettivamente basandosi sul mutuo rispetto e sulla cooperazione.

Piaget trasse la conclusione, apparentemente paradossale, che questa visione autonoma di moralità come rispetto del prossimo, è più forte e porta a comportamenti più coerenti che la morale dei bambini più piccoli, così che la scuola dovrebbe enfatizzare i processi decisionali basati sulla cooperazione, sulla soluzione di problemi e richiedere che gli studenti lavorino su regole comuni basate sul rispetto dei ruoli.

Gli studi di Piaget furono sviluppati successivamente da Lawrence Kohlberg (1958) che elaborò una teoria dello sviluppo della qualità morale basata su 6 stadi:

PRIMA DELLA MORALITA’

STADIO 1 – Orientamento punizione-obbedienza: Obbedienza alle regole al fine di evitare la punizione (simile al primo stadio di Piaget).

STADIO 2 Individualismo e Scambio: Obbedienza alle regole al fine di evitare la punizione (simile al primo stadio di Piaget).

MORALITA’ COME CONVENZIONE

STADIO  3- Moralità per mantenere buone relazioni e l’approvazione degli altri: Conformità alle regole per mantenere buone relazioni ed evitare la disapprovazione degli altri.

STADIO 4 Mantenimento dell’ordine sociale: Conformità alle regole per evitare la censura da parte dell’autorità

MORALITA’ COME ACCETTAZIONE DEI PRINCIPI MORALI

STADIO 5 – Morale del contratto, dei diritti individuali e delle leggi accettate e condivise: Desiderio di mantenere un buon funzionamento della società (anche se ci si comincia a domandare: Cos’è una buona società)

STADIO 6 – Principi universali Morale dei principi individuali della coscienza: Conformità a dei principi individuali per evitare l’autocondanna.

In accordo a questa teoria, nell’infanzia la condotta viene regolata secondo i primi due stadi di sviluppo della morale, successivamente il comportamento si evolve in successivi stadi.

Si vede così che la moralità si sviluppa per apprendimento sociale che varia a seconda del contesto in cui si vive: criteri morali assorbiti nell’infanzia e durante l’adolescenza dal contesto familiare e sociale, attraverso la maturazione da uno stadio all’altro, verranno poi mantenuti in età adulta, anche in situazioni diverse.

Ne consegue che la  personalità dell’adulto riflette le caratteristiche sviluppate durante l’infanzia, anche negli aspetti della concezione della moralità. I primi anni di vita, in particolare dai sei ai tredici anni, hanno perciò un’importanza straordinaria non solo nella formazione della personalità, ma anche nel comportamento sociale.

Il ruolo dei genitori e della scuola è fondamentale. In quel periodo si forma la concezione morale degli individui e perciò della società.

Spesso invece, nell’attuale società orientata principalmente ai consumi e all’accumulo di denaro, in questo periodo cruciale del rapporto genitori-figli, generalmente concomitante con lo sviluppo di carriera di uno o entrambi i genitori, il tempo e l’attenzione dedicati alla formazione sono limitati. Non si tiene in sufficiente considerazione il fatto che, nello sviluppo psicologico e morale, il bambino è il padre dell’uomo.

 Marilena  Pipitone

 


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