Partanna nelle relazioni “ad limina” dei vescovi di Mazara 

Introduzione

Il Concilio di Trento, oltre che sui problemi dottrinali, si concentra anche sui problemi disciplinari e istituzionali, riconfermando la suprema autorità del papa. In tale prospettiva, con la costituzione “Romanus Pontifex”, emanata da Sisto V il 20 dicembre 1585, viene ripristinata la prassi della “Visita ad limina”, cui tutti i vescovi sono tenuti con periodicità diversa a seconda della distanza da Roma. Tale “visita”, che per la Sicilia ha cadenza triennale, viene accompagnata da una “relazione” che ha lo scopo di far conoscere alla Sede Apostolica la situazione della relativa Diocesi.

Relazioni del Vescovo Luciano de Rubeis

La prima relazione della Diocesi di Mazara risale al 20 Aprile 1590 ed è prodotta da mons. Luciano de Rubeis. In essa, Partanna, sotto l’aspetto religioso, viene descritta come “una Terra in cui si censiscono circa quattro mila persone sotto il regime di un Arciprete, da cui, insieme ad un Cappellano coadiutore, si amministrano i sacramenti; nella Maggior Chiesa si celebrano poco i Divini offici, sia notturni che diurni”. Interessanti appaiono, dal punto di vista storico, le annotazioni relative alla consistenza organizzativa della Chiesa locale: “Ha due Monasteri maschili, dell’ordine di San Francesco e del Carmelo, e non poche Confraternite di laici maschili, e anche un Monastero di Monache dell’ordine di San Benedetto, di cui si osserva una strettissima clausura e si esercita la giurisdizione dal Vescovo di Mazara”. E’ chiaro che il riferimento al monastero maschile “dell’ordine del Carmelo” e a quello femminile “dell’ordine di S. Benedetto” non riguarda gli edifici ancor oggi esistenti, essendo stati questi costruiti nei sec. XVII-XVIII. Il Convento Carmelitano cui fa riferimento la “Relazione” sorgeva a sud ovest del Castello ed il Monastero Benedettino in un sito dietro l’attuale Chiesa di S. Giuseppe. Nessun elemento aggiuntivo sostanziale ritroviamo nella seconda “Relazione” di mons. De Rubeis, redatta il 27 Settembre 1593, se non le annotazioni che Partanna “dista circa otto miglia dal mare”, che “consiste in mille focolari e quattro mila anime” (da cui si può dedurre che ogni “fuoco”viene calcolato nella media di quattro persone) e che la prebenda dell’arciprete “ammonta a circa cento scudi”.

Relazioni del Vescovo Marco La Cava

Le cinque “Relazioni” di mons. La Cava, sono un esempio eloquente della mancanza di uno schema prestabilito per le relative redazioni. Solo in tre di esse, infatti, viene fatto riferimento alle comunità locali e sempre sotto forma di uno scheletrico elenco. In quella del 27 marzo 1606 si legge: “La Diocesi contiene dodici fra Città, Castra et Oppida, e cioè Mazara, Marsala, Trapani, Salemi, Castelvetrano, Monte di Trapani, Partanna, Carini, Sala di Gibellina, Alcamo, Calatafimi e l’isola di Pantelleria”. In quella del Giorno di Pentecoste 1610, ripetuta poi pari pari il 13 novembre 1620, le comunità, pervenute intanto rispettivamente a diciannove e ventidue, vengono distinte in “città”, “piccola città”, “magna oppida” e “oppidula”: Partanna è censita come “magna oppida”.

Relazione del Vescovo Francesco Sanchez de Villanueva

La “Relazione” di mons. Sanchez de Villanueva del 25 maggio 1631 ricalca l’impostazione del Vescovo precedente. Ancora una volta, infatti, le comunità locali vengono semplicemente elencate e distinte in “città”, “piccola città”, “magna oppida” e “oppidula”. Il numero complessivo ora ammonta a ventitrè. Partanna, curiosamente, è posta fra le “città”: “Compongono la diocesi, oltre la stessa Mazara, sette città, Marsala, Trapani, Monte San Giuliano, Salemi, Castelvetrano, Carini e Partanna, a cui si aggiunge la piccola città di Paceco … due magna oppida, Alcamo e Calatafimi … tredici oppidula, Gibellina, Sala Paruta, Castellammare del Golfo, Valguarnera, Raccalim, Santa Caterina, Borgetto, Capaci, S. Lorenzo la Xitta, Vita, Santa Ninfa e Campobello”.

Relazioni del Vescovo Giovanni Domenico Spinola

Con la “Relazione” redatta dal Card. Gian Domenico Spinola il 26 settembre 1637 viene ripreso lo schema originario in cui ogni singola comunità locale viene descritta nel suo aspetto amministrativo e religioso. La nostra comunità viene definita “Oppidum di Partanna, formata da mille e seicento focolari e da otto mila anime. La Madre Chiesa è retta da un Arciprete, con un reddito annuo di scudi cento circa, che per l’amministrazione dei sacramenti viene coadiuvato da un Cappellano. Sessanta sono i Sacerdoti e altrettanti i Chierici. Vi sono due Conventi, uno dell’Ordine di San Francesco e l’altro dei Carmelitani. Inoltre vi sono parecchie Confraternite e Società di laici”. E saltano subito agli occhi, oltre il ritorno al più consono “oppidum”, l’enorme consistenza di sacerdoti e chierici, nonché l’assenza di ogni riferimento al Monastero delle Benedettine, a conferma della discontinuità tra quella prima comunità monastica, cessata intorno al 1600, e la nuova comunità istituita nei primi decenni del 1700. Molto più interessante risulta la Relazione redatta dallo stesso Prelato il 4 Dicembre 1642. In essa vengono confermate, con variazioni poco apprezzabili, le notizie riguardanti i dati statistici relativi alla popolazione e al clero, mentre viene evidenziato il fatto che l’Arcipretura è posta sotto il patronato dei Grifeo: “L’oppidum di Partanna ha 7.100 anime, di cui 3.860 sono atte alla comunione. La Chiesa Madre, sotto il nome di Arcipretura e sotto il patronato del Signore del luogo, ha un reddito annuo di circa 100 scudi. Tutti i sacramenti sono amministrati dall’Arciprete, che si serve di un Coadiutore. Il Clero secolare ha 66 sacerdoti e altrettanti Chierici”). In cinque anni, però, qualcosa è cambiato sul piano strutturale: infatti, viene annotato che “Vi è lì la Casa della Congregazione di S. Filippo Neri e in essa 6 sacerdoti. I Conventi sono tre: dei Carmelitani, degli Osservanti Regolari di S. Francesco e dei Cappuccini, con 38 Religiosi (in una tavola riassuntiva, però, risultano 44). Parecchie Confraternite di laici. Il Monte di Pietà e l’ospedale per gli ammalati”. Oltre alla notizia dell’esistenza di due nuove Comunità religiose, quella degli Oratoriani e quella dei Cappuccini, risulta interessante la notizia dell’esistenza del Monte di Pietà e dell’Ospedale. Per la verità, tali istituzioni sono già presenti in Partanna fin dai primi anni del 1500, ma vengono censiti solo ora in seguito alle nuove direttive della Santa Sede.

Relazione del Vescovo Carlo Impellizzeri

Poche le novità riscontrabili nella “Relazione” del Vescovo Carlo Impellizzeri, redatta il 12 Dicembre 1654. Esse riguardano principalmente il numero dei chierici (80 secolari, 6 oratoriani e 48 regolari), nonché l’esistenza di una nuova comunità religiosa (quella “degli Scalzi di S. Agostino”) e di “nove Confraternite di laici, e precisamente del Santissimo Sacramento, di S. Carlo, di S. Rocco, di S. Vito, di S. Antonio, di S. Biagio, della Beata Vergine Maria e di Gesù, di S. Crispino e di S. Marco Evangelista”. Per il resto viene tutto confermato: il numero dei focolari e degli abitanti, la situazione giuridica dell’Arcipretura, i precedenti Conventi, l’Ospedale ed il Monte di Pietà.

Relazione del Vescovo Giovanni Lozano

La situazione non cambia sotto il Vescovo Giovanni Lozano, la cui “Relazione”, redatta il 27 maggio 1661, ricalca, con qualche leggera variante, quella del predecessore. Tutto sommato, questa si discosta dalla precedente soltanto sul numero dei “focolari” e delle “anime” (rispettivamente 1.610 e 7.835 contro i precedenti 1.600 e 7.795) e sul numero delle “Confraternite” (7 contro i 9 precedenti), a proposito delle quali aggiunge che i confrati “vestiti di saio accedono alle processioni”.

Relazione del Vescovo Giuseppe Cigala

La “Relazione” del Vescovo Giuseppe Cigala, redatta il 13 novembre 1674, conferma la tendenza alla decrescita degli abitanti e la conseguente decrescita del clero secolare: “L’oppidum di Partanna è costituita da 1.600 focolari circa e da 6.900 anime, di cui atte alla comunione 4.200 … Il Clero secolare è in numero di 70 circa … 38 i religiosi”. Viene confermata inoltre l’esistenza dei quattro Conventi, di “parecchie Confraternite di laici”, dell’Ospedale e del Monte di Pietà. Stranamente, invece, non viene citato l’oratorio di S. Filippo Neri.

Relazione del Vescovo Francesco Maria Graffeo

Anche il Vescovo Francesco Maria Graffeo nella sua “Relazione” del 20 ottobre 1689 ci informa che la popolazione continua a diminuire pur in presenza dello stesso numero di famiglie: “L’oppidum di Partanna è costituito da 1.600 focolari circa e da 6.500 anime” e, forse inconsapevolmente, dà una possibile spiegazione di tale fenomeno con l’annotazione che “di queste 4.942 sono atte alla comunione”. La decrescita sembra causata, pertanto, da una diminuzione delle nascite o da un aumento della mortalità infantile. In controtendenza, invece, risultano le vocazioni sacerdotali: infatti, “Il clero secolare è in numero di 100”. A meno che non si tratti di un errore di stima per aver incluso in quel numero anche i regolari, che non risultano censiti in altro luogo. Ricompare, invece, la “Casa di S. Filippo Neri in cui vivono sei sacerdoti”. E’ confermata, infine, l’esistenza dei quattro Conventi Regolari (“di S. Francesco, di Carmelitani, di Cappuccini, di Riformati di S. Agostino”), delle Confraternite di laici (“del Santissimo Sacramento, di S. Carlo, di S. Rocco, di S. Nicolò, di S. Antonio, di S. Biagio, di Gesù e Maria”), dell’Ospedale e del Monte di Pietà                                                                                                                   (Continua)

 

 


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