Partanna tra pubblico e privato

Ho sempre creduto nel progresso, perciò faccio l’insegnante. Un insegnante che non crede nel domani non può fare scuola: perché nella scuola è implicita l’idea del progresso: si entra in A e si esce in B con qualcosa di più e di meglio di quando si è entrati. Altrimenti la scuola sarebbe peggio di un’azienda di scarpe e di borsette se in questa entrassero pellami e cuoio e uscissero pellami e cuoio. E così per la scuola: se entra un allievo che non conosce le 4 operazioni deve uscire con questa competenza: deve creare il successo scolastico. Altrimenti la scuola sarebbe inefficace per definizione. Perché questa premessa? Per capirci. Direbbe Pirandello: un fatto è come un sacco, vuoto non si regge. Più di 40 anni fa mi trovavo a “scendere” dalla via Vespri, unica strada possibile per uscire fuori città per chi si parte da S. Nicola. All’altezza della discesa (anche se qui si chiama salita -“acchianata”-) del Palazzo, una ruspa con un manovratore e 127 spettatori (tra cui cinque o sei pagati per il lavoro che faceva uno solo) che ostruiva tutta la strada. Tentativo di tornare indietro. Non si può. E’ senso unico. Mi costringono a commettere un’infrazione. Ritorno. Ma all’altezza della Chiesa del S. Patre (sì, S. Francesco di Paola!) altra ostruzione. Altra infrazione: risalgo da un senso unico venendo investito da improperi da parte di chi “scende” dalla via Cavour. Mi metto in salvo forte della debolezza della mia cinquecento. Rinuncio ad andare a Castelvetrano. Chiedo ad un amico: “Ma ci sono in corso lavori pubblici?” – “No. E’ uno che si deve fare la casa”. – “E il Comune non ha messo nessun segnale?” – “E perché doveva farlo? Quello ha tutto il diritto di costruire la propria casa”. Capisco che continuare il discorso “ragionando” non avrebbe portato a nulla, anzi avrei potuto beccarmi la qualifica di “milanese”. Rifletto: Verga aveva ragione. La “roba” intesa come proprietà privata è più apprezzata del bene pubblico. Le cose cambieranno, i sindaci cambieranno, anche i partannesi finalmente sapranno che la “mia libertà finisce quando comincia la libertà dell’altro”. Anno 2016. 16 aprile. Devo andare ad Agrigento per un convegno in cui ci saranno le più alte personalità dell’isola: il dott. Nicola Diomede, prefetto di Agrigento, Il generale comandante della Guardia di Finanza della Sicilia Gibilaro, S. E. Francesco Montenegro cardinale ecc. ecc. Un convegno sulla Legalità. Ancora uno visto che a Partanna il Sindaco ne ha già fatti 27 o 28 (ho un vuoto di memoria?). Scendo dalla via Palermo. All’altezza dell’Ospedale stessa ruspa (ma più grande, le madri delle ruspe sono sempre incinte). Uno che manovra, l’altro che lo guida, 328 spettatori (c’è la disoccupazione e lo spettacolo è gratis). STOP. Ritorno o indietro: ma c’è il senso unico della via Caprera, imbocco la via Cavour: altro ostacolo, salgo su per la via XX settembre…niente. Sono in un cul de sac. Mi trovo segregato tra ruspe e TIR. I vigili? A tentare di far multe in via Vittorio Emanuele a qualche povero cristo che non ha messo il disco orario. Passano i minuti. Arriverò in ritardo. Ma non posso muovermi. Decido di andare dai carabinieri per denunciare il Sindaco per sequestro di persona. “Ma no, che c’entra lui? Nicola è un bravo ragazzo”. Che vada a fottersi l’educazione alla legalità. Tutti quei signori in fondo stavano lavorando per migliorare la propria casa, la propria “robba”. E gli altri? Perché esistono? Registro il fallimento delle istituzioni. La scuola non educa alla legalità, la comunità civile ha ben altro da fare (c’è un esercito di piccole ruspe che stanno riempiendo i buchi delle strade – Partanna città dei fossati o dei fossi?, ci sono coloro che si occupano dei cani dando sicurezza alla città…Ma se il sonno della ragione genera mostri, Partanna ne è invasa. Come 40 anni fa. Non bisogna chiedersi Cosa è il tempo. Ma chi è il tempo. I sindaci? Tutti insegnanti senza progresso. Ma se tutto il poco personale è impegnato a preparare le feste estive? Ho capito. Il mio è un problema privato. Le feste è il pubblico.

Vito Piazza


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