Pedoni a Partanna (con tante parentesi)

Se non fossimo partannesi saremmo già estinti. Mi spiego: anche se i partannesi decisamente si reputano bravi se riescono, uscendo da casa ad entrare SUBITO in auto ed a trovarsi a destinazione non solo in tempo di flash, ma il più vicino possibile al luogo, alla porta dove devono entrare, è chiaro che avendo le gambe e i piedi devono – sono costretti – a usarli. E mentre a Milano per fare i classici quattro passi si scende alla fermata prima di quella più vicina a casa, qui, nella Città dei Fossati (e soprattutto dei fossi) assistiamo (due testimoni) alla 2^ performace olimpica di una signora che uscendo da un cortile di fronte alla Batìa è riuscita ad arrivare al negozio dei bravi “gemelli” orafi in via Palermo toccando non solo il marciapiedi ma addirittura il primo scalino: credo che complessivamente la signora abbia fatto non i soliti 4 passi, ma solo tre (approssimazione per eccesso). La stessa signora è stata poi vista sudare sette camicie con altre amiche andando su e giù per la strada che porta fino alla Montagna. Fino alla Libera. Perché pochi hanno il coraggio di passare per via Franco Taormina, l’onorevole che facendosi i cazzi suoi ha avuto il merito di aver intitolata una strada. (Un consiglio ai Partannesi che amano la posterità: se volete che vi intitolino una via o una piazza o un Auditorium tipo Giacomo Leggio, fatevi solo i cazzi vostri, lottate per voi, rubate per voi, non fate niente per la città e sarete accontentati: per quanto mi riguarda avviso fin da adesso che se fossi ricordato dalla posterità scenderei di notte da fantasma a “granciuliari” li pedi a quei 2 o 3 che dovessero proporlo. A parte la difficoltà linguistica: piazza Piazza? Via Piazza? E che minchia! Un po’ di rispetto per i trapassati!). Ma torniamo a bomba. I pedoni di Partanna se non si sono estinti lo devono alla loro abilità nello schivare le macchine e anche a un po’ del lato B. No, non parlo dei passeggiatori che tramandano una tradizione vecchia di anni. (Quando eravamo tutti maestri disoccupati abbiamo contribuito non poco a rovinare il meraviglioso acciottolato dove correvano anche i cavalli e da allora nessuna Amministrazione ha saputo ripristinare al meglio dato che gli insegnanti – come dice la parola stessa – lasciano il segno). No non parlo dei “nuovi” passeggiatori che hanno il merito di aver rinnovato la tradizione: vi ricordate? Prima del terremoto si passeggiava da “Garibaldi a lu Casteddu” poi dalla vasca – i più coraggiosi – fino a Macallè e a Garibaldi). E allora di chi parlo? Perché tutte queste parentesi? Rispondo: parlo di tutti noi che da pedoni siamo molto indulgenti con gli automobilisti che credono la strada sia fatta solo per loro. E allora, pedoni di tutto il mondo! (ecco il mio Marx che ritorna!). No: pedoni di Partanna uniamoci. Spieghiamo che si può andare a piedi e che i pedoni hanno sempre ragione. Che camminare non è reato. Spieghiamo che non tutti siamo baldi giovani che fanno saltelli e capriole. Spieghiamo che esistono gli invalidi veri e quei tanti falsi di una legge, la 104/92 (quale paese della provincia di Trapani ha il record degli invalidi falsi e bugiardi?); poveri disgraziati buoni solo a far perdere tempo al DIO macchina. Spieghiamo che può attraversare un bambino che fugge da chi gli tiene la mano. O meglio: non spieghiamo niente. Così si avvererà il sogno di Hitler: pedoni razza eletta. Rimarranno solo i prof di educazione fisica? Tranquilli… invecchiano anche loro. E se i pedoni partannesi non sono estinti non solo si deve certo alla bravura degli automobilisti. Cari pedoni, per non essere estinti da SUV e figli di papà senza lavoro ma con tanti soldi rispondiamo SÌ alla richiesta del Parco Nazionale degli Abruzzi come specie in estinzione.

Vito Piazza

 


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