“Premio di poesia Città di Castelvetrano” edizione 2018

PARTANNA – Si è svolto nei locali del Castello Grifeo di Partanna (una piccola colonia di Castelvetrano) il Premio di poesia che un tempo fu della “Città di Partanna” inventato dal compianto prof. Barbera e FATTO PROPRIO DAL COMUNE, almeno fino a quando il Sipario – autonomamente – non decise di farlo suo. Si sa che res derelicta res nullius e se trovi dei soldi e non trovi il proprietario li puoi tenere. Ma qui il proprietario c’era. Ed era il Comune nella persona del sindaco. Ci voleva un Sindaco molto intelligente a lasciare che un patrimonio cittadino diventasse un patrimonio privato. Non c’erano neanche gli estremi dell’usucapione. E qui non può non venire in mente il famoso libro Avvertimenti ad Antonio Colonna di Scipio de Castro: “Il carattere dei siciliani oscilla tra due stremi: sono sommamente timidi e sommamente temerari. Si mostrano timidi quando trattano i loro affari… al contrario sono d’incredibile temerarietà in fatto di maneggio pubblico… che deve essere il Vangelo del sindaco Catania: Il premio di poesia? Non è mio, è di tutti i partannesi, res derelicta res nullius, perciò a me che me ne fotte? Darlo a un privato è lecito. Soprattutto se questo privato mi fa apparire, mi porta consenso. I partannesi che ci hanno lavorato per vent’anni? Dimenticati. Non hanno i soldi per l’avvocato e io – sindaco – sono al di sopra della legge, anche di quella sui diritti d’autore. Ma via, cosa sono queste ciance? Finalmente abbiamo potuto contare su una giuria molto qualificata e il fatto di essere stata scelta dal dott. Peppe Tusa nulla toglie alle onorificenze dei membri della nuova Giuria. La serata inoltre vantava un giornalista sportivo che seppur bollito come ai tempi l’onorevole Fanfani faceva da testimonial dando quella sportività e leggerezza che il premio non aveva mai avuto. A parte qualche contestazione da parte della solita curva sud, la serata è stata piacevole. Il dott. prof, eccellen.mo, reverendissimo.. erudito emerito Tusa ha giustamente evitato di far cenno alla giuria precedente che per venti anni aveva condotto il premio con incompetenza, anche se i giurati potevano vantare titoli in medicina, in letteratura, in campo lavorativo, il presidente poi completamente indegno perché già Dirigente Superiore del Miur e docente di Psicologia clinica a quella mentecatta Università, nonché il saggista “più venduto” a livello nazionale. Magari – scrive o gli scrivono – il Presidente non avrà avuto “una folgorazione come sulla via per Damasco (S. Paolo? Chi era costui?) ma parole e immagini ritmi (famoso il ‘liscio’ alla Casadei) e idee (elementi estranei alla materia grigia degli organizzatori) CHE CI AVRANNO CAMBIATO SICURAMENTE (si noti come il futuro sia diventato presente!) dandoci qualche idea in più (c’è tanto spazio in una testa vuota) sulla nostra strada” (eh già le idee sono immondizia lasciata in strada come mozziconi di sigarette). La presentazione a questo punto vola alto per originalità: “le parole possono tanto, possono uccidere”. La denuncia del Tusa è degna degli Eroi migliori della vecchia e odiosa Partanna. Gli assassini dei morti ammazzati di Partanna? Le parole. Il Sindaco – anche lui noto per i titoli accademici – si è giustamente accodato: e che diamine! Un uomo è un uomo e ha il diritto di tradire la parola data e SCRITTA alla vecchia giuria. Soprattutto se riguarda una cosa “pubblica” come il Premio di poesia i cui giurati hanno agito sempre nell’ombra come i pugnalatori di Palermo. Un cenno merita la presentazione del Sindaco già proposto per il premio Nobel per la coerenza tra ciò che dice (male) e ciò che fa (peggio): “è veramente apprezzabile constatare che in questa società, dove i valori culturali e umani vanno ogni giorno di più affievolendosi… la poesia riesce a ritagliarsi spazi di introspezione e condivisione dell’interiorità”. Minchia! Che cultura! C’era gente. C’erano i poeti. C’era il calcio minuto per minuto.. Che più? Mancava la poesia. Ma c’era tanta, tanta comicità involontaria. Finalmente cala il Sipario, ma come nelle commedie di Ceckov già da quando si alzava il sipario la tragedia era già avvenuta. Cominciava la farsa. Da quella presentazione con tanto di sindaco, per i partannesi è venuto un monito. Facciamo come hanno fatto i governanti italiani? Il nostro Mady in Italy nella moda funzionava? No, non vale! Lo vendiamo. Il famoso treno Italo funziona? E perché mai dovremmo tenerlo da noi? Noi siamo la civiltà dei fossati e soprattutto dei fossi. Vendiamola. Il premio di poesia ha funzionato per vent’anni? Vendiamolo a Castelvetrano, là sì che ci sono persone di cultura! Ha ragione il Sindaco. Del resto se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare – diceva Don Abbondio. E il coraggio lo ha dimostrato regalando a vantaggio della propria immagine qualcosa che apparteneva a TUTTI I PARTANNESI. Il resto? Noia. E buche, buche, menzogne creative. Hai ragione, Sindaco, “in questa società dove i valori culturali e umani vanno ogni giorno affievolendosi”…. E chi è in prima linea per la scomparsa e non solo per l’affievolimento? Grazie, Sindaco! Grazie, dott. prof. Tusa! Almeno il Premio di poesia l’avete fatto fare ai Castelvetranesi. Partanna rimane pulita! Sicuri che il dott. Catania non sia diventato sindaco di Castelvetrano e consigliori il suo complice dott. prof. chi.mo Peppe Tusa? Noi babbi partannesi ringraziamo.
P. S. Non sarei mai sceso a un livello così basso. Ma ho avuto un’educazione cattolica e ho imparato che ogni persona è meritevole di rispetto. E ho imparato il valore della testimonianza: fosse pure una sola: la mia. Per dire: vanno bene i premi e le onorificenze e i premi: MA NON IN MIO NOME. Unicuique suum (qualche anima buona traduca al Sindaco e al ch.mo dott. prof, Peppe Tusa). Con questo considero chiuso l’argomento. Aspetto solo insulti come hanno fatto i tirapiedi del Sindaco e del suo compl… compare.

Vito Piazza


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