A Partanna non si bada a spese ma neanche ad … aliquote fiscali

Stando ai sondaggi, pare che non ci sia una frase che faccia andare in bestia più di quella che suona grosso modo così: “qui non si bada a spese!”. Il motivo credo che sia da ricercare soprattutto negli stati d’animo che stanno a fondamento degli atteggiamenti dello spendaccione. Nel migliore dei casi vi si ritrova boria e noncuranza del denaro; quando non anche megalomania, senso di rivalsa, presunzione, sprezzo del prossimo. E tuttavia, quando colui che “non bada a spese” lo fa col proprio portafogli non attira su di sé che qualche lieve sberleffo. Cosa diversa, invece, è quando a praticare la filosofia del “non badare a spese” è colui che amministra i soldi degli altri, come nel caso di un Amministratore pubblico. In questo campo si tratta di sprechi o, nella migliore delle ipotesi, di propensione al superfluo. Prendi, ad esempio, quei casotti in legno che hanno costellato di macchie scure la strada e le piazze principali di Partanna durante una delle notti bianche. Ora, a parte ogni considerazione di natura estetica, io mi chiedo quale necessità ci fosse di ricorrere a quei “canili” dal momento che il Comune era già fornito di stand in tela bianca che avevano già dato prova di funzionalità e di festosità. Sa, signor sindaco, quante lampade si sarebbero potute comprare con quei soldi? Perchè di lampade (e non solo) pare che ci sia particolarmente bisogno. Lo sanno bene gli addetti alla manutenzione della pubblica illuminazione, così come lo sanno i cittadini, soprattutto quelli delle periferie (i più abbandonati, cioè), costretti a restare al buio per mesi. Ma tant’è! Per i casotti in legno i soldi si trovano, per i lampioni spenti no. E sa, inoltre, quanti decimi di punti dell’aliquota Tasi si sarebbero potuti risparmiare? Forse non moltissimi, ma certamente non pochissimi. E in tempi di vacche magre risparmiare, soprattutto sul superfluo, non guasta mai. Altrimenti si dà l’impressione di voler praticare una cultura speculare e consequenziale a quella del “non guardare a spese” e cioè la cultura del “non guardare … ad aliquote fiscali”, con la tendenza a volare verso il tetto massimo.


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