A Partanna sulle toppe della “Matrice” cane non morde cane?

PARTANNA – Un mese fa da queste pagine è stato lanciato un non del tutto velato appello agli “esperti” in estetica perché facessero sentire la propria voce a proposito delle toppe bianche appiccicate alla parete nord della Matrice che all’autore della rubrica apparivano e continuano ad apparire come un’arbitraria innovazione. Con la modestia che in questi casi è d’obbligo, mi proponevo semplicemente di “gettare un sasso nello stagno”. Ma il silenzio è stato…assordante. Forse il sasso era troppo piccolo ed insignificante. E sì, perché non mi pare che a Partanna manchino gli “esperti” in estetica; che anzi, ad osservare il formicolio suscitato dalla Settimana della Cultura, si può dire che di intenditori d’arte ce ne siano a iosa. Penso ai tanti architetti, ai non pochi docenti d’Arte, allo staff dell’Assessorato alla Cultura, ai Consulenti Parrocchiali, alle associazioni culturali, in particolare a quel PAM di cui, se non vado errato, è Presidente un dirigente della Soprintendenza. Come mai, allora, nessuna voce si è levata per criticare o difendere la scelta tesa ad apportare una “modifica” al più pregevole monumento storico-artistico partannese? Non voglio assolutamente pensare che si tratti dell’atavica supina acquiescenza a ciò che viene imposto dall’alto; di complesso di inferiorità nei confronti di chi, alla stregua del Marchese del Grillo, può dire “io sono io e voi non siete un … nulla”. Né tanto meno voglio pensare che si tratti di un silenzio autoimposto dal senso di “rispetto” nei confronti di un collega, del tipo “cane non morde cane”. E allora, se non si tratta di supina acquiescenza o di complesso di inferiorità, né di silenzio-rispetto, non resta che concludere che, con buona pace del prof. Bencivinni, la gente acculturata non legge Kleos. E in definitiva, non commetterebbe poi un gran peccato sol che notasse le storture coi propri occhi. Qui non si vuole affermare una primazia nella difesa dei beni culturali. Si vuole soltanto sottolineare una tragica verità: a nulla vale parlottare nei crocicchi o nel chiuso di un salotto. E’ necessario far sentire la propria voce nella stanza dei bottoni!


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