A Partanna un monumento… di ‘mprapocchi

Il giorno in cui a Partanna verranno meno i testimoni diretti dell’emigrazione e a ricordare il fenomeno resterà soltanto il “documento lapideo” collocato in piazza Umberto, non saranno pochi coloro che penseranno che i partannesi emigrati siano stati soltanto 49. E non si potrà dare loro torto. Quarantanove sono, infatti, i nomi che compaiono scolpiti sulle quattro facce della base di un monumento all’emigrante (su cui non osiamo esprimere alcun giudizio estetico per rispetto al principio secondo cui “de gustibus, non disputandum est”!). Ora, si sa che un elenco di nomi scolpiti su una lapide serve a tramandare ai posteri l’insieme di persone coinvolte in un determinato fatto o fenomeno. Basta osservare le lapidi collocate sul prospetto del Municipio a ricordo dei caduti nelle due guerre mondiali. Nel nostro caso, i nomi scolpiti riguardano emigrati. Dunque, il messaggio, stravolgendo una tragica realtà che parla di numeri a tre o quattro cifre, fa passare l’idea che quelli elencati sul monumento, e soltanto quelli, siano stati gli emigranti partannesi.  Addirittura, poco c’è mancato che non passasse anche il messaggio che si sia trattato di un manipolo di massoni! Sul retro della stessa statua, infatti, erano stati scolpiti due dei simboli della massoneria, poi misteriosamente scomparsi poco prima dell’inaugurazione. Ora, è notorio che i simboli apposti su un monumento servono a richiamare le caratteristiche del soggetto raffigurato. Ma, dico io, che c’entravano coi “compassi” e con le “cazzuole” quei poveri contadini costretti ad abbandonare la propria famiglia e la propria terra per emanciparsi dalla fame e da contratti da capestro imposti loro, forse, … da quelli del “compasso”. Sì, è vero, fra quegli emigranti ci sono stati anche dei muratori. Ma si trattava di muratori veri, con i calli nelle mani e la fame alle calcagna, non già di mutuatari del nobile mestiere. O tempora, o mores!  I nostri antichi amministratori, massoni o no, non sarebbero incorsi in simili ‘mprapocchi, se è vero che sul monumento a Garibaldi non hanno fatto scolpire compassi e cazzuole. E dire che al Generale quei “distintivi” sarebbero spettati di diritto.


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