Confcommercio scrive al presidente Musumeci: “Autorizzare fin da subito l’apertura domenicale: è adesso che ci giochiamo il futuro”

PALERMO – La chiusura domenicale penalizza fortemente le imprese palermitane e rischia di essere iniqua, soprattutto se si considera che in molte regioni italiane, Lombardia compresa, è stata autorizzata l’apertura dei negozi.

Con questa premessa la presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio ha inviato una lettera urgente al presidente della Regione Nello Musumeci chiedendo l’immediata apertura delle attività commerciali al dettaglio, anche la domenica e nei giorni festivi, sempre garantendo il rispetto delle doverose misure anti contagio. 

“La richiesta – spiega Patrizia Di Dio – è supportata da migliaia di commercianti che sono con l’acqua alla gola dopo 75 giorni di chiusura forzata e che non possono permettersi di perdere occasioni di vendita nelle giornate domenicali e festive, a maggior ragione in questa fase di ripartenza. L’apertura dei negozi, coniugata con la voglia e la necessità delle famiglie di tornare ad acquistare, non può certamente rappresentare un pericolo di contagio in più rispetto ai giorni feriali, considerato il grande senso di responsabilità già dimostrato in questa prima settimana di lavoro nell’applicazione delle regole dettate dall’ordinanza”. 

“Il commercio in Sicilia – prosegue la Di Dio – rappresenta una delle voci più importanti del PIL. Non comprendiamo le motivazioni di questa limitazione. Consentire l’apertura dei negozi fino alle 23 dei giorni feriali serve a poco: chi scende da casa per comprare una camicia in piena notte? Il tempo gioca un ruolo determinante e proprio per questo chiediamo che vengano autorizzate le riaperture fin da domenica prossima, 24 maggio. È adesso che ci giochiamo il futuro”. 

Patrizia Di Dio, nella lettera a Musumeci, se da un lato chiede di tenere conto dell’emergenza economica che impone di non sprecare le occasioni di potenziali vendite della domenica e dei festivi, dall’altro invita a confrontarsi presto per portare avanti una profonda rivisitazione delle regole del commercio “alla luce dei cambiamenti “epocali” prodotti dalla pandemia e i cui effetti impongono un ripensamento del modello organizzativo nella direzione di una migliore qualità della vita per i commercianti e le famiglie”.


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