Dai pneumatici fuori uso nasce il polverino per asfaltare le strade

SANTA NINFA – I pneumatici oramai obsoleti vengono trasformati in polverino da riutilizzare nel ciclo di produzione dell’asfalto. È una delle sfide del progetto “Rubberap” che sta conducendo il Laboratorio di strade, ferrovie e aeroporti del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo, in collaborazione con la società consortile “Ecopneus” e che vede come partners l’Universitè Gustave Eiffel, l’azienda trapanese “Smacom S.r.l.” e la start-up innovativa “Rub-Lab srl” (entrambi con sede a Santa Ninfa) e la “DS Asfalti srl”.

Proprio a Santa Ninfa si è tenuto il primo test sul campo della ricerca. Alla presenza del professor Davide Lo Presti dell’Università di Palermo, gli ingegneri Luis Alfonso de Leòn Alonso della società svizzera “Tyre Recycling Solution” e Luciano Spina, Presidente della “Rub-Lab” e il dottor Antonino Pellicane della “Smacom” si è proceduto a effettuare delle stese di prova per verificare l’assenza di limitazioni operative durante le fasi di miscelazione, stesa e compattazione. Operai, imprenditori e tecnici di alcuni comuni del Trapanese, hanno constatato come la lavorabilità, l’emissione di fumi e la pulizia dei macchinari risultano addirittura migliorate rispetto agli asfalti convenzionali. «Si tratta di un metodo innovativo per l’Italia – spiega Luciano Spina, a capo della società che lo promuoverà in Sicilia – perché consente il riutilizzo dei vecchi pneumatici in interventi ecosostenibili per le strade».

La società svizzera “Tyre Recycling Solution” è un’azienda leader nel settore ed è titolare della licenza del brevetto americano “Asphalt Plus”. Già in America, da decenni, gli pneumatici obsoleti vengono resi riciclabili e impiegati nella produzione di asfalto. In Europa questa tecnica è stata impiegata recentemente, soprattutto, in Spagna. In Italia le normative ambientali hanno dato l’ok soltanto a novembre scorso. Da qui la collaborazione tra “Rub-Lab”, “Smacom” e la “DS Asfalti” con la “TRS”. «Per il primo test è stata proprio la società svizzera a fornirci il polverino di gomma riciclata ma l’idea progettuale della startup “Rub-Lab” è quella di chiudere il ciclo di produzione del polverino di gomma di pneumatico ingegnerizzato (denominato ECR, engineered crumb rubber) proprio a Santa Ninfa, con l’installazione dell’impianto», ha detto Luciano Spina.

Attualmente in Italia sono stati realizzati poco più di 500 km di strade con “asfalto gommato”, ma nessuna con questa rivoluzionaria tecnologia. «La ECR – spiega il professor Davide Lo Presti – viene ingegnerizzata già nell’impianto di riciclo e polverizzazione dello pneumatico, permettendo un innovativo metodo “dry” che non necessita di alcun adattamento degli impianti di asfalto, né di macchinari specifici per la stesa e compattazione». L’adattamento tecnologico alle miscele italiane è attualmente curato dai laboratori dell’Università di Palermo, nell’ambito del progetto “Rubberap”.

Nonostante possano sembrare innocui, gli pneumatici rappresentano una fonte significativa di rifiuti del pianeta. I numeri parlano chiaro: in Italia lo scorso anno sono state 189.569 le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte dalla società consortile “Ecopneus”. In Sicilia sono state circa 20.000 le tonnellate raccolte e il 70% sono state trattate presso la “Smacom” di Santa Ninfa. Attualmente il cippato di gomma, derivante dalla frantumazione degli pneumatici, trova mercato come combustibile alternativo per i grossi impianti, soprattutto cementiere. Da Santa Ninfa, una grossa fetta della produzione, viene venduta all’estero. Da qui la nuova sfida per il riciclo e riutilizzo secondo le logiche della Circular Economy.

«Con questo tratto di prova a Santa Ninfa è stato possibile dimostrare come in 100 metri di tappetino per strade urbane possono riciclarsi circa 80 pneumatici – spiega il professor Lo Presti – i costi rimangono competitivi e grazie allo sviluppo di conoscenze dei partners coinvolti si prevedono miglioramenti delle prestazioni della pavimentazione in termini di proprietà meccaniche, possibili ridotte emissioni sonore e prolungato mantenimento delle caratteristiche cromatiche (la segnaletica orizzontale maggiormente visibile in quanto il manto resta nero più a lungo)». Così conclude Lo Presti: «Nonostante siano previste prestazioni migliori, unitamente all’utilizzo di materie prime riciclate, uno strato di conglomerato bituminoso ad oggi non può realmente considerarsi sostenibile se non è esso stesso riciclabile. È questo l’obiettivo principale di “Rubberap” che mira ad ingegnerizzare la sostenibilità sia a livello tecnologico, con studi in laboratorio seguiti da un trasferimento di conoscenze sul campo con il coinvolgimento diretto degli addetti ai lavori, sia a livello socio-economico facilitando l’instaurarsi di relazioni commerciali tra attori internazionali di prestigio e realtà imprenditoriali siciliane di spicco».


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