Emergenza rifiuti urbani: tutto secondo i piani prestabiliti?

Che sta succedendo nel mondo della spazzatura nostrana? Un giorno sì e l’altro…pure, i bidoni davanti all’uscio di casa restano “intonsi”; in alcune città del Vallo i sacchetti si ammucchiano ai bordi delle strade come nella migliore tradizione palermitana; qua e là sacchetti abbandonati fanno bella (?) mostra di sé. Lì per lì vien da pensare che la colpa sia da attribuire a quei cattivoni dell’Ato che disertano il lavoro: fannulloni “assenteisti” che timbrano il cartellino e scappano poi a sciare sulla neve di Piano Battaglia o a giocare al Casinò di Taormina. Poi vieni a scoprire che, più banalmente, il personale addetto al servizio di N.U. sciopera “a singhiozzo” perché non riceve il salario da diversi mesi; che i gestori delle pompe di carburante si rifiutano di rifornire “a credito” gli automezzi. E non riesci a capire come possa accadere tutto ciò, visto che ti vien richiesto un “contributo” salato per il servizio in questione. Per la verità la questione è semplice e complessa nello stesso tempo. Grosso modo la “filiera” funziona così: l’Ato gestisce il servizio; per tale gestione richiede ai Comuni un contributo proporzionale al numero degli abitanti; i Comuni tassano i propri cittadini; i cittadini pagano; i Comuni versano all’Ato il gettito relativo. Ora, se uno di questi ingranaggi si inceppa, salta tutto. Ed è questa la realtà odierna: l’Ato non ha soldi perché non riceve i contributi da alcuni Comuni. Resta da capire perché questo avviene. La risposta più ovvia è che i Comuni non hanno fondi perché i contribuenti non…contribuiscono. E forse accade anche questo! Ma potrebbe non essere questa la sola risposta possibile. Eh sì, perchè non sarebbe impossibile il verificarsi di altri giochetti. Visto, ad esempio, che una legge regionale consente ai Comuni, in caso di emergenza, di aggiudicare temporaneamente il servizio ad una ditta privata, si potrebbe anche verificare il caso di emergenze create artificiosamente per bypassare l’Ato. Ma stento a credere che ciò possa accadere, giacchè a subirne le conseguenze sarebbero i lavoratori del servizio “pubblico” e, a lungo andare, il medesimo servizio!


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