Historia del Premio di Poesia “Città di Partanna”

Nell’Aprile del 1996 conobbi Salvatore Barbera, classe 1914 ma ancora validissimo nel fisico, con una forza e agilità proprie di un giovane. All’inizio fu un semplice rapporto medico-paziente, ma nel giro di poche settimane raggiunse il livello di un’intensa amicizia. Ci scoprimmo affini nell’interesse per la poesia, amava dipingere ed era inoltre un ottimo artigiano. Costruiva pesanti tavoli di cemento che poi piastrellava molto elegantemente e con le sole sue forze, e quelle di argani artigianali da lui costruiti, li sollevava per portarli poi a destinazione. Io ne conservo gelosamente due, ma molti se ne trovano nei paraggi, da lui costruiti e donati ad amici. Era un uomo che un’indole ancora fanciullesca rendeva affabile e generoso, sempre pronto ad ascoltare e a cercare negli altri il lato positivo e soprattutto il lato creativo. Era quell’indole a renderlo poeta, poeta della natura e della memoria dove vivevano, struggenti e mitici, i suoi anni passati, con i luoghi, i volti, i fatti della sua lunga vita. Poeta anche nei quadri che dipingeva con quell’agave spezzata, ormai sempre presente come una firma, dopo la morte della moglie. Certo non era un accademico, era un maestro di scuola elementare, ormai da anni in pensione, con il cuore pieno di sentimenti nobilissimi, capaci di filtrare dalla realtà esterna ed interiore versi dalle note languide, proprie di quella malinconia che è contemplazione estatica del tempo che fugge. Poesia elegiaca la sua dai versi ancora rivolti a schemi classici, ma che rivelavano comunque lettura e studio dei poeti contemporanei, amava i crepuscolari e Garcia Lorca. Questo si chiede a chi deve giudicare un testo poetico, il contatto costante con la poesia, nei suoi aspetti formali soprattutto e contenutistici, per cogliere quello scarto linguistico, quella deviazione dalla norma che rende poetica la parola dell’uso corrente. È soltanto l’esercizio di anni della lettura dei poeti che fa crescere la capacità di cogliere quel miracolo di parola che la poesia sa creare. Un accademico, per quanto possa eccellere nel suo campo, sarà sempre un intruso in una giuria di testi poetici, se le sue conoscenze in materia si limitano a svogliate reminiscenze scolastiche. In Salvatore Barbera era sempre quell’indole a renderlo una sorta di mecenate alla ricerca di talenti del luogo ai quali consentiva di esibirsi davanti a un pubblico che riuniva, nel periodo estivo, nella sua proprietà di Triscina denominata “Casa Barbera”. Lì metteva a disposizione un ampio spazio munito di posti a sedere e di una platea illuminata e con amplificazione dove era possibile esibirsi prevalentemente recitando, ma anche con il canto e con esecuzioni musicali. Lì avveniva la premiazione del Premio di Poesia “Casa Barbera” che Salvatore Barbera aveva istituito e che finanziava totalmente con il solo interesse di promuovere cultura, interrelazioni umane e confronto. Una manifestazione che, oltre a quelle di Salvatore Barbera e del sottoscritto, si avvaleva della collaborazione di uomini di notevole cultura come Gianni Diecidue, Giacomo Bonagiuso, Ignazio Butera, Vito Piazza, Vito Chiaramonte. Furono proprio questi nomi a costituire la giuria delle primissime edizioni del Premio di Poesia “Città di Partanna”, Presidente Gianni Diecidue e con l’aggiunta di Merina Caracci, stimatissima insegnante di Lettere. Fu dunque dal Premio” Casa Barbera” che nacque l’idea del Premio “Città di Partanna” quando io e Salvatore Barbera ci recammo dall’allora Sindaco Benedetto Biundo per chiederne il patrocinio municipale. Fu subito concesso e successivamente mantenuto ininterrottamente anche dalle successive amministrazioni Culicchia, Cuttone, Catania. La giuria subì degli avvicendamenti nel corso degli anni, fino alla definitiva costituita da Vito Piazza presidente e Paola Grassa, Merina Caracci, Andrea Ancona, Piero Denaro, Domenico De Gennaro, Antonino Pellicane, Tino Traina componenti. Salvatore Barbera fu presidente della Commissione fino alla V edizione 2001 del Premio. Poi le sue condizioni di salute non gli consentirono più di essere presente e dopo una lunga agonia morì nel 2010. Ha lasciato una raccolta di versi “UNA VITA UNA MEMORIA”, diversi dipinti e un grande rimpianto in noi tutti. Le prime due edizioni del Premio, 1996 e 1998, raccolte successivamente in un’unica antologia, furono gestite unicamente dall’amministrazione comunale, e l’assessore di allora, Mariano Cusenza, era il referente della giuria in un rapporto di collaborazione sereno ed efficace. Le cose cambiarono con la terza edizione, anno 1999, quando l’Amministrazione Comunale decise di affidare l’organizzazione del premio all’Associazione Artistica “Il Sipario”, presidente Giuseppe Tusa. L’esordio fu dei più traumatici con la richiesta, addirittura in nome dell’Onorevole Culicchia, dell’estromissione dalla giuria di Merina Caracci e di Piero Denaro perché politicamente non graditi. L’imbarazzo, la rabbia, il disgusto furono incalcolabili e, per chiedere spiegazioni, io e Salvatore Barbera ci recammo dall’Onorevole il quale cadde dalle nuvole, esterrefatto e indignato per una simile richiesta. Capimmo allora con chi avevamo a che fare e furono scontri continui per le ingerenze e tentativi di manipolazioni da parte del Tusa nei confronti dei lavori e decisioni della giuria. Non l’ebbe mai vinta ma furono giorni pieni di amarezza e delusione e fu Salvatore Barbera a soffrirne particolarmente. (Continua)

Tino Traina


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