La biblioteca comunale un’istituzione di 140 anni…portati bene (2)

di Nino Passalacqua

Da Biblioteca Comunale a…Biblioteca Magistrale

Il riordino del patrimonio librario effettuato dal prof. Girolamo Palermo Patera nel 1905 e la nomina di un “distributore di libri” del 1907, tuttavia, non valgono ad assicurare alla “Dante Alighieri” l’auspicata funzionalità. Pesa sulla sua attività la mancanza di un adeguato locale. L’ubicazione della Biblioteca nella Sala della Giunta, infatti, fa sì che, “solo eccezionalmente il pubblico vi si reca a chiedere volumi per consultarli e studiarli”. Nel marzo del 1915, pertanto, al Sindaco dell’epoca, avv. Pietro Molinari, non pare vero di poter dirottare parte del patrimonio librario (“una certa quantità di libri letterari e storici”) verso la Biblioteca Magistrale che in quei giorni vede la luce presso la scuola elementare. Ancora una volta, dunque, la Biblioteca cambia sede e organizzazione, con la motivazione ufficiale “di dare agio agli insegnanti e agli alunni di istruirsi” e con quella recondita di rendere più agevole l’accesso agli utenti. Una curiosità … inappagabile In occasione del più volte richiamato riordino della Biblioteca, il prof. Girolamo Palermo Patera aveva registrato l’esistenza di una certa “quantità di libri assolutamente inutili”. E tuttavia, pur non essendo giudicati idonei ad essere catalogati e destinati alla consultazione, quei libri non vengono distrutti. A distanza di quindici anni, nel settembre del 1920, il sindaco dell’epoca, il sig. Vito Bruscia, chiede al Consiglio di essere autorizzato a venderli a trattativa privata “al migliore offerente”. Purtroppo, non ci è pervenuta notizia sull’esito di una tale anomala gara. Sarebbe oltremodo interessante venire a conoscenza degli eventuali offerenti e delle motivazioni che li avrebbero spinti ad acquistare un patrimonio privo di alcun apparente valore materiale. E’ significativo il fatto, comunque, che un Consiglio Comunale si soffermi a trattare un ordine del giorno che fa riferimento alla “dismissione di libri inutili” con la serietà di chi ha in gran conto il valore del libro e della cultura in genere. Ancora alla Gancia Intanto, nel 1922 (sindaco il sig. Vito Bruscia) ancora una volta la Biblioteca Comunale cambia pelle. L’occasione viene data dalla iniziativa messa in atto dal “Corpo Insegnante con a capo il prof. Giuseppe Ciulla” di istituire una Università Popolare con annessa Biblioteca. A tale scopo, da parte dell’ins. Ciulla viene fatta richiesta al Comune di ottenere in uso “il locale dell’ex chiesa della Gancia nonché i libri che una volta formavano la Biblioteca Comunale”, facendo intravvedere “immensi vantaggi per la cittadinanza”. L’Amministrazione dell’Università ottiene quanto richiesto a condizione di assumersi l’onere di tutte le spese necessarie per il riadattamento dei locali, il trasporto dei libri, nonché la redazione degli inventari di tutto il patrimonio. Il contenuto del “contratto”, per la verità, resta confuso o manchevole rispetto alle modalità di gestione della Biblioteca e alla sua costituzione, anche se l’accenno ai “vantaggi per la cittadinanza” fa intravvedere una certa apertura al pubblico e l’espressione “i libri che una volta formavano la Biblioteca” fa pensare ad una ricomposizione dell’originario patrimonio librario. In tal modo, comunque, la Biblioteca Comunale, anche se non più direttamente gestita dal Comune, torna alla Gancia dove si fermerà poi per circa 60 anni. “Fascistizzazione” della Biblioteca Con l’avvento del Fascismo anche la Biblioteca Comunale viene coinvolta in quel processo di inculturazione teso a fascistizzare la vita pubblica e privata dei cittadini. Il primo intervento in tal senso viene effettuato nel maggio del 1926, quando, su “invito” del Sottoprefetto (nota n. 145 del 19/4/1926), il Sindaco, dr. Giuseppe Cuttone, propone al Consiglio Comunale l’abbonamento a ‘La Biblioteca Fascista’, rassegna mensile del Movimento Culturale Fascista ideata dallo stesso Duce per divulgare le pubblicazioni italiane ed estere schierate “pro e contro il Fascismo”. E’ sintomatica l’espressione con cui si chiude il verbale: “Il Consiglio, senza discussione, delibera ad unanimità di voti”, dove quel “senza discussione” non sembra posto a caso. E da quel giorno è tutto un susseguirsi di acquisti di opere e abbonamenti a riviste legate direttamente o indirettamente al pensiero del nuovo regime. E così, sempre su sollecitazione del Sottoprefetto, e sempre “senza discussione”, vengono via via acquistati la ‘Storia Parlamentare Politica e Diplomatica d’Italia’, “per il suo significato altamente nazionale”; tutte le opere (40 volumi in carta velina a mano di Fabriano) di Gabriele D’Annunzio, “ad onorare il Poeta e Soldato compagno del Duce”; ‘Dal Nido Savoiardo al Trono d’Italia’, “in omaggio all’oggetto che tratta”, e altre opere ancora. Rientra per fortuna tra questi acquisti anche l’Enciclopedia Treccani, grazie certamente al fatto di essere posta “sotto l’alto patronato di S.M. il Re” e di aver ricevuto un “ambitissimo plauso” dallo stesso Capo del Governo. Nuova crisi della Biblioteca La Biblioteca, intanto, naviga in acque turbolente tanto da far dire, nel giugno del 1931, al Commissario Prefettizio, dr. Antonino Cuttone, che “in questo Comune manca una Biblioteca alla quale i cittadini possano attingere notizie e conoscenze per una maggiore diffusione della cultura”. Si ha motivo di credere che l’Università Popolare a quella data abbia già dato forfait, tanto che nel novembre del 1932, tra le spese varie affrontate direttamente dal Comune, si registrano un pagamento di £ 105 a Liotta Paolo “per avere fornito n. 330 tegole ed altro materiale di terracotta per la Biblioteca” e altri due per complessive £ 192,20 al muratore Morone Gioacchino “per n. 12 giornate di lavoro alla Biblioteca dal 3 al 15/X/32”. Segno che è venuto meno l’impegno diretto da parte dell’Università nei confronti della Biblioteca, la cui attività conseguentemente langue. Nomina di un… semibibliotecario Nel 1937, una fortuita coincidenza, simile a quella verificatasi nel 1907, pone le basi per una riorganizzazione della Biblioteca Comunale. In quell’anno viene bandito il concorso per un posto di Custode Cimiteriale a cui è associato il ruolo di Aiuto-applicato di Segreteria. Espletato il concorso, su quel posto, nel settembre del 1938, viene nominato Libero Leone. Per una serie di circostanze favorevoli alla Biblioteca, il Leone per svolgere le sue funzioni, vuoi per la precarietà degli ambienti del Cimitero (il vecchio e squallido Convento dei Cappuccini), vuoi per l’esiguità degli impegni connessi al ruolo di Custode Cimiteriale, viene allogato nel salone della Gancia, per cui, pressoché automaticamente, finisce con lo svolgere anche il ruolo di bibliotecario. Non è certamente la soluzione ideale, ma essa consente alla Biblioteca di svolgere una qualche funzione, per la verità, più di prestito che di consultazione in loco delle opere. Finalmente un Bibliotecario e una Biblioteca La situazione di promiscuità di ruoli per l’addetto alla Biblioteca dura fino agli anni ’60, quando, in occasione della revisione della pianta organica degli impiegati comunali, viene finalmente prevista la figura del Bibliotecario. A questa accede, dopo un breve periodo di transizione, Francesco Saladino, noto e compianto cultore di storia patria, che imprime alla “Dante Alighieri” un notevole slancio, soprattutto dopo i noti eventi sismici del ’68 che danno origine alla Zona di Trasferimento in c.da Camarro. Qui viene costruito, infatti, un immenso Centro Sociale, nel cui complesso, oltre al teatro e ad una miriade di locali, fa bella mostra di sè l’immenso corpo centrale destinato ad accogliere un’Area Culturale. Ed è qui che alla fine del 1982 gli Amministratori dell’epoca trasferiscono la Biblioteca, provvedendo ad una sua radicale ristrutturazione. Nei vasti e luminosi ambienti trovano, infatti, posto una nuova e razionale scaffalatura metallica, uno schedario moderno, un’ampia sala di lettura e una sala multimediale fornita di apparecchiature elettroniche d’avanguardia (un video registratore con schermo gigante, centinaia di videocassette di vario genere, un apparecchio stereo con cuffia, centinaia di cassette di musica varia). L’ultima sede Un destino avverso, però, sembra perseguitare la nostra Biblioteca. Nel giro di pochi anni, infatti, l’edificio del Centro Sociale va in malora. Mai collaudate, le strutture costruite con tecniche “sofisticatissime” giorno dopo giorno vanno sempre più degradandosi. Fino a quando, sul finire degli anni ‘90, l’inarrestabile infiltrazione d’acqua piovana, la “volatilità” degli infissi esterni, la precarietà degli impianti idrici ed elettrici e, non ultimi, i continui trafugamenti immobiliari, convincono l’Amministrazione dell’epoca a trasferire la Biblioteca in un’ala dell’ex Monastero delle Benedettine, dove tutt’ora si trova ubicata, gestita più che dignitosamente da un personale precario, che si fa apprezzare per la competenza, per la dedizione e per l’amore verso la cultura. Patrimonio librario In atto il patrimonio librario ammonta a 16.957 volumi. Di esso, una parte notevole è costituita dal “Fondo Cappuccini” e dal “Fondo Molinari”: il primo proveniente dagli ex Conventi dei PP. Cappuccini, dei PP. Francescani e dei PP. Agostiniani; il secondo proveniente dalla biblioteca privata dell’avv. Pietro Molinari, donata al Comune dal figlio Gabriele negli anni ’80. Non indifferente è, inoltre, la parte di opere proveniente da donazioni effettuate da eredi di autori partannesi (di Calogero Colicchi, di Franco Caracci e di Domenico Bruno). Degno di nota, infine, il “Fondo Librario Specialistico in Materia di Agricoltura” affidato alla Biblioteca di Partanna dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Siciliana. Scorrendo il Registro delle entrate, però, ciò che impressiona favorevolmente è il gran numero di opere provenienti da “donazioni” da parte di singoli cittadini. Ne abbiamo individuate circa un migliaio proveniente da ben 25 “donatori”, ma forse sono ancora di più. Non meno sorprendente è, tuttavia, il numero degli avventori per consultazione in loco o per richiesta di prestito: decine al giorno e di tutte le età e condizioni sociali.


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