La puzza d’agghia

Vito-Marino-1-150x150Durante il feudalesimo i contadini erano considerati servi della gleba, un piccolo gradino in più degli schiavi. Essi facevano parte integrante della proprietà terriera, del feudatario, e, in caso di cessione della proprietà, essi passavano ad un altro padrone assieme alla terra. Quando nel 1812, con la costituzione imposta dagli inglesi ai borboni, cessò per legge il feudalesimo, in Sicilia nulla cambiò. I contadini siciliani a causa della miseria in cui vivevano, quando era possibile si nutrivano di solo pane e pasta, viceversa riempivano la pancia di erbe selvatiche commestibili che crescevano nei campi; allora la frutta, la carne e i dolci erano considerati alimenti voluttuari. I contadini facevano largo uso di cipolla e di aglio come condimento, come secondo e come preventivo e cura di molte malattie. Quando andavano a lavorare in campagna si portavano, se ne avevano la possibilità, un Kg. di pane con aglio o cipolla. Alla puzza d’aglio erano talmente abituati che per loro era una cosa normalissima. Giuseppe Casarubea nel suo libro “Storie segrete di Sicilia” tratta dello sbarco degli alleati in Sicilia avvenuto il 10 luglio 1943. Del libro, in particolare mi ha interessato quanto scrive del generale Patton della VII Armata americana, quando incominciò ad avere rapporti con la popolazione locale: “Cucinavano per strada, usavano i bidoni delle truppe come utensili per cucina. Si sedevano per strada e cantavano tutte le ore del giorno e della notte. Poiché sono grandi mangiatori d’aglio, che viene venduto da vecchi recanti serti d’aglio sulle spalle, il loro canto all’aperto affligge non solo l’udito ma anche l’odorato”. Il generale, che fu descritto dagli storici come una specie di cow boy,un po’rozzo, non si rendeva conto che era sbarcato in un mondo fermo al medioevo, dove il contadino era considerato ancora alla stregua delle bestie e che l’uso dell’aglio era una necessità di sopravvivenza. Il generale non sapeva che il popolo si serviva del canto per dimenticare la miseria e il suo stato di semi schiavitù e che tante volte gli serviva per non addormentarsi, come succedeva al timoniere della nave o al mulattiere o carrettiere nel suo viaggiare notturno. Per questo motivo I canti siciliani sono quasi sempre tristi; tuttavia bellissime erano le ninne nanne che ogni mamma cantava per fare addormentare la sua creatura e le serenate al chiar di luna del giovane innamorato verso il balcone della sua bella. Inoltre, Patton non capì che per la miseria spesso usavano come posate le forchette di canna, i cucchiai di legno e come piatto la pala di fichidindia; quindi tutti i contenitori che le forze armate americane buttavano venivano riutilizzati anche come utensili di cucina.

Vito Marino


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