La scuola è aperta a tutti. O no?

Scriveva Cesare Pavese che le uniche guerre sentite dai popoli sono le guerre civili e più i contendenti si conoscono, più ferocia ci mettono. Del resto nella Grande Guerra, per liberare un nugolo di triestini e jugoslavi non andarono a morire più di trecentomila siciliani? Armati di niente, i tenenti del nord gli facevano fare le prove della “faccia feroce” di fronte al nemico, uno sconosciuto austriaco povero cristo come loro. Ma che gusto c’era ad ammazzare un austriaco  non solo che non ti aveva fatto niente, ma di cui non conoscevi neppure l’esistenza! Vuoi mettere sparare al cugino in bocca perché è sconfinato nel tuo terreno? Indubbiamente c’è più gusto. “Hanno ammazzato cumpari Turiddu” è diventata la nostra croce: ma ognuno si sceglie il Turiddu che vuole. E così da questa rubrica. Se critichiamo i castelvetranesi o altri indigeni della zona va bene. L’unità di misura è il palmo: a un parmu di lu me culu… Se parliamo di fatti lontani la cosa interessa poco. La nostra è l’unica zona dove c’è sempre stato il villaggio globale di MC Luhan ma non esiste la globalizzazione. I partannesi hanno da sempre il pensiero che ora domina l’economia liberista. E spesso non ci rendiamo conto che la crisi attuale (“cumpà ci pensi quann’erami scarsi? – Minchia comu si fussi ora!) Eppure ogni tanto dobbiamo guardare altre terre, altri cieli anche se nessuno è azzurro come il nostro. E sentite cosa ci propinano quelli che non sono siciliani, gli stessi (o gli eredi) che chiudevano le porte in faccia a chi scrive mostrando il cartello: NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI.

“I bambini sono più asini se c’è uno straniero in classe”, questo il titolo di un giornale che si autoproclama LIBERO perché mantenuto da Berlusconi. Tutto ciò che non è del “delinquente” Berlusca è schiavo. Ma stavolta il direttore – vi ricordate di quel Belpietro che pur di non passare gli arresti domiciliari con la Santanchè aveva preferito il carcere “duro” con pericolo di perdere la anale sua verginità?- ha toppato. Non sul piano delle idee (poche, ma confuse) ma su quello scientifico. Secondo una “ricerca” effettuata da Andrea Ichino, economista all’Università di Bologna (e fratello del più noto Pietro), da Rosario Ballatore e da Margherita Fort,  ricerca che reca il suggestivo titolo «The tower of Babel in the Classrom», la torre di Babele in classe.) dai dati emergerebbe che sostituendo un nativo con un immigrato in seconda elementare, la percentuale di risposte corrette dei nativi, nei testi Invalsi nel periodo 2009-2010, scende del 12% in italiano e del 7% in matematica. In breve: i bambini nati in Italia, nelle prime classi della scuola dell’obbligo apprendono più lentamente la grammatica e a fare i conti se in aula con loro c’è un immigrato.  L’apprendimento dell’italiano risulta più lento, se la classe intera deve procedere al passo con gli immigrati. Un capolavoro di malafede. Per non essere in malafede anche noi, sottolineiamo che lo studio rileva che il ritardo viene poi colmato in quinta elementare: dunque l’integrazione c’è, solo che è più lenta e si attesta più verso l’alto. Sulla questione è intervenuto il presidente del Veneto Luca Zaia, che propone «classi ponte» per i bimbi immigrati che non sanno l’italiano. Come si può notare si tratta di un articolo scientifico e documentato. Dal suo inferno Hitler si frega le mani: avevo ragione. L’abitudine di “Libero” è quella di avvalersi di una sola fonte. Non conosciamo gli illustri studiosi, ma è evidente che hanno letto più MEIN KAMPF che le ricerche degli studiosi seri BASATE SUI FATTI. Di scuola poi possono considerarsi asini. E’ noto a tutti coloro che conoscono un po’ la scuola e la Dinamica di gruppo che le cose stanno diversamente non solo per gli stranieri ma anche per i gravi portatori di disabilità. Un gruppo di geni messi insieme produce meno di un gruppo eterogeneo, asini compresi. I vantaggi maggiori dell’inclusione, infatti, sono tutti dalla parte degli alunni normodotati e indigeni. Il titolo dell’articolo di LIBERO è sotto una rubrica RICERCA che solo dei lettori mentecatti possono scambiare per tale. E’ giusto. S. Agostino diceva che si ricerca solo ciò che si vuol trovare. Cosa può trovare un razzista? Freud poi diceva che il porco non può sognare che ghiande (Freud ha copiato da noi: lu porcu sonna agghiannari). Inutile stare a spiegare i vantaggi di una classe interculturale. Basti solo un dato, inconfutabile: i paesi che accolgono fin dalla tenera età gli stranieri, sono significativamente più ricchi di quelli che li rifiutano… e dato che i valori (più opportuno “prezzi”) di Libero sono questi, questi gli diamo. Il porco preferisce le ghiande, no? No. Non confuteremo argomenti inconsistenti con argomenti di spessore scientifico come il fatto che la diversità in un gruppo formato da asini e geni normodotati e quant’altro è un elemento talmente positivo da far sì che superi – come produttività – un gruppo formato da soli indigeni (non dico autoctoni per un non  essere accusato di far sfoggio di cultura). Lo dicono i fatti, le ricerche (serie): non si tratta di una gentile concessione che facciamo noi.  Di sicuro alla base di questo articolo razzista sta la visione della classe vista in due modi:

a) classe dei bravi (divertente e tragica e la composizione delle classi nel “Maestro di Vigevano” in cui si scambiano figli di dottori con figli di macellai);

b) classe di “risulta”. Questa classe si renderebbe necessaria per l’ipocrita obiettivo che “intanto” gli stranieri imparano a capire l’italiano. Già. Come si impara una lingua? Parlandola. Gli stranieri nella classe di risulta parlerebbero tra loro. E così impareranno l’italiano. Logico no?

Ma un altro dato vogliamo fornire. Se gli stranieri fanno rallentare, cosa faranno mai i disabili con ritardo mentale? Ecco: Peck, Donaldson e Pezzoli riassumono in una tabella, che sintetizza in percentuale, quali siano stati finora i benefici per i compagni di classe dal coinvolgimento totale nell’integrazione:

– miglioramento del concetto di sé (62%),

– maggiore comprensione interpersonale (66%),

– minor timore delle differenze umane (38%),

– maggiore tolleranza (66%),

– maggiore riflessione/sviluppo di principi personali (48%),

– vissuto di genuina accettazione (48%),

– vantaggi di apprendimento con metodologie cooperative (??),

– vantaggi a livello di autostima (??).

Scusandomi per l’autocitazione nel mio “L’insegnante di sostegno” edito dalla Erickson sono dimostrate le ragioni per poter sostenere che i vantaggi, che ricevono gli alunni normodotati, non sono solo di tipo affettivo (aumento del Quoziente Emotivo, della responsabilizzazione, dello spirito di simpatia) ma anche di tipo cogni-tivo, tali da consistere in un miglioramento delle capacità discriminative, della capacità di problem solving, di contestualizzare e decontestualizzare, di insight, ecc. I lettori di Libero sono esonerati: troppo impegnati a ripassare la bontà della Bossi-Fini.

E intanto a Lampedusa si muore. E di sicuro meglio una scialuppa di salvataggio che l’Abbecedario di Pinocchio. E poi: meglio un asino vivo che un dottore morto.

Chiedo gentilmente agli uomini di scuola – insegnanti in primo luogo – a dire la loro.

Fare l’ispettore o l’insegnante è sempre meglio che lavorare… o no?


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