La scuola elementare a Partanna dopo l’unità d’Italia (1900-1922) 3° Parte

Classi e alunni

In campo scolastico, a Partanna, il nuovo secolo si apre all’insegna dell’incremento delle iscrizioni di alunni alle scuole elementari e del conseguente aumento del numero delle classi. Quando si può, per evidenti motivi di economicità, si ricorre ad un “rimescolamento” delle classi o alla nomina di sottomaestri o di supplenti che costano meno. E così, per l’anno scolastico 1900-01 si provvede a concentrare i 95 alunni delle tre classi 3^ maschili in solo due classi e a spostare il maestro della soppressa 3^ classe in una nuova classe 4^, risultante dallo sdoppiamento di quella esistente frequentata da 61 alunni. Mentre per la 3^ femminile frequentata da 70 alunne si procede allo sdoppiamento mediante il ricorso ad una sotto-maestra con lo stipendio minimo legale di £ 360 annue. Tanto più che lo stesso Regolamento Generale 9/10/1985 all’art. 11 stabilisce che nel caso di una scuola frequentata da più di 70 allievi, se si provvede all’apertura di un’altra scuola in luogo diverso si nomina un altro maestro; se la classe viene divisain due sezioni nello stesso luogo si nomina una sotto-maestra. Qualche tempo dopo, nel 1907, si provvede a riportare da due a tre le 3^ classi maschili e da tre a quattro le 1^ femminili. E così, alla fine del 1907 a Partanna si possono contare n. 11 classi maschili; n. 10 classi femminili e n. 1 scuola serale; con una popolazione scolastica che si aggira intorno alle mille unità.

Una nota di colore

In occasione di uno dei tanti “rimescolamenti”, si innesca nel 1907 una polemica sull’opportunità o meno del ricorso alle classi miste. Il motivo viene offerto dalla proposta dell’Amministrazione del tempo, guidata dal dr. Calogero Battaglia, di abbinare (per una probabile esiguità di alunni) le classi 5^ e 6^ maschili con quelle femminili formando una classe mista. In tale maniera sarebbe rimasta libera una maestra da poter utilizzare per uno sdoppiamento. La proposta solleva forti dubbi nell’avv. Pietro Molinari (cui più tardi si associa anche il dr. Li Causi) che invita il Consiglio a “riguardare la questione non tanto dal lato finanziario, quanto e più ancora dal lato morale”. Questi ricorda che tale esperimento è già stato tentato nei Paesi anglosassoni con risultati disastrosi sia sul piano morale che su quello didattico come si evince da una relazione di un Ispettore Generale dell’Istruzione Pubblica degli Stati Uniti. Appellandosi al principio secondo cui “nei Paesi latini, maggiormente meridionali, è più precoce la pubertà e più presto si destano gli istinti sessuali”. Il Molinari preconizza inconvenienti notevoli, giacchè ritiene che “non sia vero e sano progresso il rompere ogni diga fra sesso e sesso, ciò che è stato in ogni tempo indice di decadenza morale”.

Di parere opposto si dimostra il Sindaco (cui poi si associa il cons. Giovanni Molinari) che bolla le idee dell’avv. Pietro Molinari come “pregiudizi” e si dice certo che non si verificheranno inconvenienti di sorta, in quanto alunni e alunne “saranno sotto la sorveglianza d’un provetto ed energico maestro, avranno latrine separate, posti separati e sufficienti intervalli anche nelle entrate ed uscite dalle scuole”. Si dice convinto inoltre che tale sistema può anzi essere “fonte di emulazione” e che “quando la morale della famiglia è salda non è il caso di temere pericoli”. Messa ai voti, la proposta viene approvata con 13 voti favorevoli, 3 contrari e 1 astenuto, anticipando così il corso della storia di oltre mezzo secolo.

Scuole rurali

Nel 1906, una legge in favore del Mezzogiorno prevede l’istituzione a carico dello Stato di scuole elementari rurali. L’Amministrazione Comunale di Partanna prende la palla al balzo e nel 1908, forzando forse la lettera e richiamandosi allo spirito della legge, chiede dapprima l’istituzione di due scuole miste per le “borgate” Catania e S. Lucia, affidate a due maestre incaricate, sig.ne Antonietta Accardo Palumbo e Bice Bonazzi, e più tardi altre due per le “borgate” Pecorelle e S. Rocco. Che si tratti di una forzatura risulta chiaro dieci anni dopo quando, a seguito di istanze prodotte, all’insaputa dell’Amministrazione Comunale, dalle insegnanti delle rispettive Borgate tendenti a vedere trasformate in urbane le proprie scuole, il Ministero riconosce la bontà della tesi delle insegnanti e, prendendo a pretesto il fatto che era venuto meno il fine per il quale erano state istituite, scarica la relativa spesa sul Comune. Ne scaturisce un contenzioso a colpi di relazioni e controrelazioni. Dalla Relazione del Comune si ha modo di rilevare un arrampicamento sugli specchi. La richiesta di scuole rurali, infatti, sarebbe nata dalla necessità di servire la “zona agricola prossima all’abitato”, dove “per circa un raggio di 2 Km esistono numerose case coloniche abitate dalle famiglie coloniche”; case che, pur non costituendo “vere e proprie borgate o frazioni”, ne hanno “tutti i caratteri intellettuali”, giacché abitate da popolazioni rurali cui “riusciva e riesce difficile mandare dalla campagna i figlioli alle scuole del centro”. Delle circonlocuzioni, insomma, per non dire che si trattava di semplici periferie urbane.

Statistiche

Gli atti in nostro possesso, purtroppo, non ci danno i risultati finali della querelle. Ci danno, però, a disposizione una serie di statistiche che mettono in evidenza il progressivo sviluppo della presenza degli alunni nelle scuole. E così, si apprende che nell’anno scolastico 1914-15 nella scuola del Borgo Catania gli alunni sono n. 62; in quella del Borgo S. Lucia n. 51; del Borgo Pecorelle n. 55; del Borgo S. Rocco n. 75, per complessivi n. 243 alunni. Nel 1915-16 i numeri aumentano sensibilmente arrivando a n. 74 alunni nel Borgo Catania, n. 56 nel Borgo S. Lucia, n. 63 nel Borgo Pecorelle e n. 75 nel Borgo S.Rocco, per complessivi n. 268 alunni. Ancora in aumento, anche se di poco, risultano gli alunni nell’anno scolastico 1916-17: n. 83 nel Borgo Catania, n. 53 nel Borgo S. Lucia, n. 67 nel Borgo Pecorelle e n. 69 nel Borgo S. Rocco, per complessivi n. 272 alunni. Altalenanti risultano, invece, i numeri degli alunni negli stessi anni presso le scuole urbane. Le statistiche relative alle classi 1^ e 2^, le uniche di cui disponiamo, registrano i seguenti dati: nel 1914-15 gli alunni risultano n. 342 e le alunne n. 275, per complessivi n. 617; nel 1915-16 gli alunni n. 279 e le alunne n. 268 per complessivo n. 547; nell’anno 1916-17 gli alunni n. 332 e le alunne n. 281, per complessivo n. 613. Pertanto, dalla sommatoria dei dati risulta che negli anni scolastici 1914-15, 1915-16 e 1916-17 (anni sicuramente critici a causa della guerra) a Partanna gli alunni iscritti nelle scuole rurali e nelle 1^ e 2^ classi urbane (escluse quindi le restanti classi, di cui non abbiamo dati), ammontano rispettivamente a n. 860; n. 815 e n. 885. Se a questi aggiungiamo gli alunni di 3^, 4^, 5^ e 6^ non è irragionevole supporre che in quegli anni a Partanna gli alunni della scuola elementare nel loro complesso superino abbondantemente le 1.000 unità.

Scuola per tracomatosi

Per completare il quadro della organizzazione scolastica nella Partanna del primo ventennio del ‘900, non si può fare a meno di citare la meritoria istituzione di una scuola per tracomatosi. La richiesta risale al 1921 ed è giustificata dalla presenza nelle scuole elementari di circa 50 bambini affetti da tracoma, una malattia della congiuntiva che mina la vista dell’ammalato. Nel fare voti al Consiglio Scolastico Provinciale, l’Amministrazione Comunale (Sindaco il sig. Vito Bruscia) si impegna a fornire a sue spese il locale, il materiale didattico e l’assistenza medica.

Intervento dello Stato …

Come si è detto, lo Stato non interviene in favore delle scuole se non con un misero sussidio riservato ai Comuni che più spendono per l’istruzione in rapporto alle proprie entrate. A partire dal 1897 addirittura tale sussidio viene riservato solamente ai Comuni rurali, per cui il Regio Commissario Straordinario del Comune di Partanna, rag. Salvatore Zinna, nel 1900 è costretto a cancellare l’introito di £ 1.030 previsto nel Bilancio 1899 come sussidio dello Stato per l’istruzione pubblica. Per fortuna, nel 1903 tale sussidio viene ripristinato dal Ministro Nunzio Nasi, a cui anche il Comune di Partanna si rivolge. Questi, infatti, riconoscendo illegale la distinzione fra comuni urbani e comuni rurali agli effetti del sussidio in parola, confortato dall’autorevole parere del Consiglio di Stato, riafferma il principio che il sussidio è dovuto a chi più spende per l’istruzione in rapporto alle sue entrate. Anzi addirittura riconosce ai Comuni i diritti pregressi a cominciare dal 1897. Pertanto il Comune di Partanna riceve la somma di “£ 7.000 fra arretrati ed anno in corso” e si vede attribuita una entrata annua di £ 1.500. La notizia viene comunicata al Sindaco, “con due note squisitamente cortesi”, dallo stesso on. Nasi, definito dal vice sindaco, dr. Luigi Parisi Asaro, “orgoglio legittimo di quest’Isola forte e generosa” durante una seduta del Consiglio Comunale. In quella occasione il dr. Asaro propone addirittura di inviare al parlamentare trapanese “un voto di ringraziamento e di plauso per la di lui opera”.

… e carichi per i Comuni

Partanna in quegli anni si segnala per un’altra iniziativa portata avanti insieme ad altri 32 Comuni siciliani (solo tre in provincia di Trapani: Gibellina, Partanna, Trapani) e a varie associazioni: una “agitazione”, concretizzata in atti deliberativi (Sindaco l’avv. Nicolò Patera) inoltrati “al Ministero pel tramite della Prefettura”, tendenti ad ottenere da parte dello Stato “l’avocazione a sé della scuola elementare”. E l’avocazione, infine, arriva nel 1911 con la legge n. 487 che, però, non è del tutto indolore per i Comuni. L’art. 17, infatti, prevede il passaggio delle scuole elementari dai Comuni all’Amministrazione Scolastica Provinciale, ma pone a carico dei primi un contributo annuo obbligatorio assolutamente non indifferente da versare alla Tesoreria dello Stato. Ne scaturisce un interminabile contenzioso, soprattutto in merito agli assegni per supplenze, agli sdoppiamenti di classi e al prolungamento d’orario. Ed è solo nel 1913 che tra il Comune di Partanna (Sindaco l’avv. Pietro Molinari) ed il Regio Provveditorato agli Studi di Trapani si perviene ad un accordo che fissa il contributo comunale in £ 25.500,67 annue.

di Nino Passalacqua


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