Leoluca Orlando: “Errati i domiciliari per il boss Giuseppe Sansone”. Claudio Fava: “Per la scarcerazione di capimafia non prendiamo a pretesto il Covid, per favore!”

PALERMO – “”Al di là del comprensibile smarrimento che la notizia ha creato nei
familiari delle vittime di mafia, non si può non sottolineare che il
trasferimento ai domiciliari per ieri (21 aprile) per il boss Francesco Bonura e
oggi per Giuseppe Sansone appare una palese contraddizione dei motivi
stessi per cui sarebbe stato disposto.
Nel momento in cui da mesi si sostiene che l’isolamento e la quarantena sono le forme migliori di prevenzione e tutela della salute, credo che proprio il regime di 41-bis sia paradossalmente la migliore forma di tutela della salute per i detenuti, per gli operatori carcerari e per i familiari dei detenuti.
Esporre il boss ai rischi di contagio che derivano dal farlo andare in un ambiente non protetto credo sia un atto cui mi auguro che il Tribunale ponga immediatamente rimedio”.

Lo ha dichiarato Leoluca Orlando

“Se i Tribunali di sorveglianza ritengono che un capomafia ultrasettantenne abbia patologie non compatibili con la detenzione e non sia più pericoloso, nessuna obiezione alla concessione dei domiciliari. Ma non prendiamo a pretesto il Covid, per favore! Ad epidemia in fase discendente e trovandosi in condizioni di necessario isolamento al 41 bis, sarebbe ipocrita giustificare le scarcerazioni con i rischi legati al corona virus.”

Lo afferma Claudio Fava, presidente della Commissione Regionale Antimafia siciliana, secondo il quale inoltre “sarebbe offensivo per le migliaia di anziani morti per le condizioni di promiscuità sociale e sanitaria in cui si sono trovati.”

“Se volete scarcerare Bagarella e Santapaola – conclude Fava – fatelo assumendovi la responsabilità di trovare una valida e legittima giustificazione. Che non può essere, a quattro mesi dall’inizio della pandemia, il rischio del contagio, mentre migliaia di detenuti in attesa di giudizio o con pene lievi restano esposti, loro sì, al rischio contagio nelle fatiscenti carceri italiane”.


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