Li scravacchi ‘nta la stuppa

Di Vito Piazza

 

Ciò che dirò sarà sicuramente scambiato per un discorso politico. Non lo è. E’ un discorso “scientifico”. O tale sarebbe l’intenzione. Dove tutto è politica niente è politica.

L’avevano capito i ragazzi della scuola di Barbiana, quando, con semplici parole comprensibili a tutti avevano scritto: “ Per esempio ho imparato che il problema degli altri, è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortine da soli è l’avarizia.
Noi partannesi saremo sempre avari? E’ probabile di sì, è possibile che sia un no.
Non dipende tutto da noi. Dobbiamo fare i conti con i nostri paradigmi culturali. Proviamo a cambiare paradigma? Da psicologo sociale quale sono provo provo a spiegare il fenomeno.
Il persona è politico dicevamo negli anni ’60 inseguiti dai poliziotti del III Celere(inventato da un grande degenerato della nostra isola, quel Mario Scelba che ebbe il coraggio di far sparare ai lavoratori di Avola che chiedevano semplicemente la terra incolta). E allora partiamo dal personale. Ho la mia email soffocata da un gruppo che si autodefinisce “Partanna e i Politicanti”. Non do giudizi di merito: ci sono cose buone e cose cattive. Ma si tratta CULTURALMENTE si un errore scientifico.
Da quarantanni ci sono stati e persistono ancora i culicchiani e gli anticulicchiani.
Orbene sembrerebbe che l’anticulicchianesimo fosse non dico innovazione( che sarebbe un giudizio di merito) ma una forma di non conformità. In realtà gli anticulicchiani rappresentano il miglior frutto del culicchianesimo. Si sono mossi e si muovono nella stessa LOGICA del Re Enzo: non si è altro, si è anti, vale a dire che anche gli ANTI usano gli stessi parametri, gli stessi riferimenti, la stessa logica pur se rispecchiata in specchi che vorrebbero essere deformanti e sono invece le acque di Narciso in cui ciascun partannese si specchia e si ritiene migliore degli altri.
Ma nessun cambiamento è possibile se non si abbandona il paradigma con cui si vede la realtà.
Un paradigma è un modello di riferimento, un termine di paragone. In filosofia della scienza un paradigma è la matrice disciplinare di una comunità scientifica. In questa matrice si cristallizza( vale a dire si FERMA, si appiccica con il mastice delle parole e dei concetti) una visione globale (e globalmente condivisa) del mondo, in questo caso il nostro piccolo mondo partannese. Il paradigma costituisce e delimita il campo, logica e prassi della ricerca stessa, come principio ordinatore. Solo i partannesi possiedono un paradigma stabile. Si chiama Paradigma di Re Enzo.
E’ una “vision” basta sulla storia, sulle esperienze, su modelli, sedimentati nel tempo. Copiati o emulati. Il paradigma prevalente rappresenta, spesso, una forma specifica di vedere la realtà o le limitazioni di proposte per l’investigazione futura; qualcosa di più e di diverso da un metodo scientifico generico. In modo complementare, una rivoluzione scientifica è caratterizzata da un cambiamento di paradigma. I contenuti, le forme, i metodi del nostro pensare sono diventati una lenta e possente stratificazione storica che ci hanno invischiati come scarafaggi nella stoppa. Ed è inutile cambiare gli scarafaggi se la stoppa rimane sempre la stessa. In questa stoppa si muovono e si muoveranno anche gli scarafaggi più veloci del mondo. Questa stoffa Kunn, l’ha chiamata PARADIGMA.
Mi scuso con chi mi legge con sufficienza e con chi mi considera un intellettuale (ignorando la lezione di Gramsci sugli intellettuali organici che sono a favore dei poveri) ma devo fare un riferimento per essere più chiaro:
Qualcuno di voi ricorda Benedetto Croce. La sua dominanza culturale fu eccelsa ed eccessiva, in ogni ganglio della vita sociale e individuale c’era sempre lui. Fece a fette il nostro Pirandello e gli si credette. Poi comparvero gli anticrociani. Vale a dire coloro che volevano combattere Croce in nome del crocianesimo. Non combinarono nulla e abbiamo avuto il fascismo sviluppato da quell’anticrociano che si chiamava Giovanni Gentile, fascista e prepotente, violento e per la pena di morte e per leggi razziali, per la pulizia etnica, per la razza eletta( ve li immaginate il riferimento ai castelvetranesi come pura razza ariana? Fatemi essere contento per il fatto che non sia nato a Partanna). Era per la violenza e la morte. E di morte violenta morì. Non possiamo morire culicchiani o anticulicchiani. Prima di parlare di politica non bisogna avere idee nuove. Bisogna liberarsi dalle vecchie. E questo è difficile. Vogliamo alimentarci con nuove la “stuppa.” Idee? Non cambiamo scarafaggi. Cambiamo Parabula significa…
“Studiate, studiate, abbiamo bisogno di tutta le vostra intelligenza”(Antonio Gramsci).


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