L’identità nazionale (piccolo resoconto su cosa m’ha insegnato Londra sul nostro Paese). Lettera al direttore

LONDRACASTELVETRANO –  Ogni autentico britannico porta all’occhiello, tra ottobre e i primi di novembre, una piccola spilla raffigurante un papavero rosso. E’ il ricordo dei caduti nella prima guerra mondiale. Papaveri rossi sui grembiuli dei bambini delle elementari, papaveri rossi su impiegati, operai, anziani, giovani, donne uomini, radiatori di autovetture, negozi; e poi piccole croci di legno, a migliaia e tutte uguali, sui vari monumenti, riportanti ciascuna, a penna, il nome di un caduto accompagnato da un “riposa in pace” o un “in ricordo di”.

L’Inghilterra si stringe intorno ai suoi simboli. I caduti nelle guerre e la Corona sono quelli che conosco io, sicuramente ce ne sono molti altri.

L’inglese si sente parte di qualcosa, si riconosce in una comunità nazionale.   Questo si respira sempre.  Sicuramente porta a dare stimoli ad amministrare al meglio la cosa pubblica ed a pretendere, da parte dei cittadini comuni, una buona amministrazione. Mi ha impressionato l’efficienza dei servizi pubblici. A Londra non c’è traffico. Milioni di persone ogni mattina si spostano in centro per andare a lavorare. Usano una efficientissima metropolitana. Ogni persona dentro la “tube” diventa un’automobile in meno per le strade della città. Esempio di un intelligente “saper pensare” gli spazi comuni.

E io, e tu?

Qual è la nostra nazione?

Ci siamo dimenticati di essere Siciliani.

Basta vedere come viene trattato lo Statuto e come importiamo sic et simpliciter tutto ciò che è estraneo mentre sottovalutiamo e non valorizziamo né la nostra bandiera né i nostri prodotti e beni culturali.

Ci siamo dimenticati di essere Italiani o, meglio, probabilmente non lo siamo mai stati.

Una Nazione, l’Italia, che non è mai esistita realmente.   L’Italia come la conosciamo, sotto le mentite spoglie del frutto di un progetto idealistico di una élite culturale, è, invece, il frutto più prosaico di una ambiziosa conquista militare ed economica di casa Savoia e della massoneria inglese. Non si è mai visto un vero intento di affratellamento. Fu fatto lo Stato italiano, non la Nazione, c’è differenza.

Tutto lo sfacelo che oggi vediamo intorno a noi è conseguenza di quel progetto così mal realizzato, che non ci ha mai dato identità nazionale. Se i membri di una famiglia si sentono soltanto individui coabitanti e non anche persone con una precisa identità collettiva, ognuno di essi anteporrà le proprie esigenze o le proprie pulsioni al bene collettivo della famiglia, e quella famiglia non funzionerà nel rendere poi a ciascuno i benefici del vivere insieme. Se i cittadini di uno Stato non si sentono, appunto , cittadini, parte di una Nazione, anteporranno i propri egoistici desideri e pulsioni al bene collettivo e quando saranno chiamati a contribuirvi scatterà in loro il “chi me lo fa fare?”. Se non mi sento Siciliano, chi me lo fa fare spendere le mie risorse per le giuste battaglie politiche per la difesa della Sicilia? Che mi importa degli altri? del paesaggio, della tutela del mare, del malaffare e della corruzione e di chi rovina le mie città e il mio territorio con scelte frutto dell’incompetenza? Lo stesso, naturalmente, vale per l’Italia.

E’ la mancanza di amor di patria, che deriva dalla mancanza di identità nazionale, che ti fa svendere la penna se sei giornalista e la coscienza se sei un politico. Ne deriva, a cascata, tutto lo sfacelo conseguente, con un incancrenirsi progressivo che ci sta portando al disastro. Distruggi piano piano la scuola e crei un circolo vizioso che porta sempre più in malora la situazione perché la cultura è anche uno strumento per trasmettere identità (se ce l’hai) alla nuove generazioni così come distruggi le citta facendole crescere senza un piano che non sia quello della speculazione di pochi a danno dei più, solo per fare altri due esempi.

La corruzione e l’assenza di una vera informazione obiettiva, pungente, stringente sulle grandi questioni sociali, culturali e politiche, ti porta piano piano verso lo sfacelo e verso la dittatura, lo insegna la storia. E non si vedono buoni segnali in giro.

Ognuno ne tragga le conseguenze e magari impari a guardarsi intorno con altri occhi, quello dell’amore vero ed incondizionato per la nostra Isola e, soprattutto per gli altri Siciliani. Una Sicilia che resta il posto più bello del mondo e i cui abitanti sono tra le persone più splendide che mi è capitato di incontrare nei diversi posti che ho finora avuto la fortuna di visitare (e sono tanti). Semplicemente, qualcuno ha fatto loro dimenticare ai Siciliani di essere Siciliani e cosa significa essere popolo.

prof. Francesco Castrogiovanni  Castelvetrano


Pubblicato

in

, ,

da