Necessità di chiarezza e trasparenza

SANTA NINFA – Quando ho chiesto di scrivere per Kleos, il mio obiettivo era fornire un’informazione vera, completa ed attuale, per risvegliare una coscienza critica, in particolare sull’Unione dei Comuni e sul territorio santaninfese, quest’ultimo, privo da anni di un giornale locale, quando negli anni post terremoto, con giornali come Ritrovarsi o il più “vecchio” Angelo della Famiglia, Santa Ninfa era il fiore all’occhiello del Belice.

Non sapevo quanto difficile potesse essere il mestiere del giornalista, ma in fondo, quale professione può definirsi facile? In onore dell’attualità della notizia, ho cercato di evitare, di parlare di questioni “archiviate”, a meno che, l’informazione passata, non presentasse spunti per il futuro, assumendo connotati attuali.

Ma veniamo al “cuore del problema”. Uno dei tanti amici santaninfesi mi ha segnalato, un caso “assai strano”. Mi ha inviato un documento, pubblicato sul sito di un ufficio scolastico regionale del Nord Italia. Il documento, è datato 06 agosto 2013, e la sentenza citata risale al 2012. Ho archiviato la notizia ritenendola obsoleta.

Ma in questi giorni, leggendo con vivo interesse il caso delle dimissioni del sindaco di Agrigento Zambuto, quel documento è tornato innanzi a me. Ma andiamo con ordine.

Il primo cittadino agrigentino è stato recentemente condannato per abuso d’ufficio, per avere acquistato spazi pubblicitari, che in realtà, piuttosto che promuovere la manifestazione del Mandorlo in Fiore, sarebbero serviti a promuovere l’attività politica del primo cittadino.

Subito dopo la condanna, Marco Zambuto ha convocato una conferenza stampa, e dichiarato “Sono stato condannato, solamente per un capo di imputazione, contro i quattro originariamente contestati. Questo capo d’imputazione, riguardante l’affidamento di una campagna pubblicitaria a danno della Fondazione, mi ha sorpreso molto. Non sta né in cielo e né in terra. Sono stato avvicinato da un agente pubblicitario. Nient’altro. Un semplice incontro dinanzi la porta del Municipio. Ed è questo il fatto per il quale oggi mi vedo condannato. Non c’è stato alcun pagamento. Neanche un euro è uscito dalle casse del Comune per questo servizio. Farò appello perché questa condotta contestatami venga riconosciuta assolutamente come non costitutiva di fatto doloso. Io non ho cercato nessuno. E’ stato l’agente pubblicitario a cercarmi. Proprio per questo la sentenza mi lascia sorpreso”.

Nonostante questa dichiarazione, il sindaco di Agrigento Zambuto si è dimesso, non nascondendo che la legge Severino prevede che in caso di condanna, l’amministratore “condannato” debba essere sospeso.

Un passaggio del video online, però colpisce, quello in cui, il primo cittadino afferma:

“Il grande amore che ho per questa città oggi mi porta a fare una scelta, la scelta di continuare ad amare Agrigento: ho deciso di dimettermi da sindaco. Questa funzione va esercitata senza ombre e senza macchie. Per il grande rispetto nei confronti dell’istituzione che si rappresenta”.

La legge Severino, ricordata dal sindaco Zambuto, ovvero il Dlgs 235/2012 prevede ipotesi molto dure di incandidabilità, sospensione e decadenza di diritto degli amministratori locali in condizione di incandidabilita’, nonché, poteri d’intervento della Prefettura, nel caso di omissione degli enti locali.

Il Tribunale di Palermo, in una recente ordinanza ha rilevato che nell’ipotesi di ineleggibilità sopravvenuta, derivante da condanna penale passata in giudicato, occorre constatare che è venuto meno un requisito essenziale per continuare a ricoprire l’ufficio pubblico elettivo. La declaratoria di decadenza ha carattere automatico.

Secondo la c.d. legge Severino la causa di incandidabilità è l’aver riportato una certa condanna (o l’aver subito una certa misura di prevenzione) con provvedimento definitivo e non l’aver commesso un determinato fatto criminoso.

Se il provvedimento giudiziario diviene definitivo in corso di mandato elettivo non si verifica un’applicazione retroattiva della “sanzione”, ma una incandidabilità sopravvenuta nel corso del mandato elettivo (che comporta la decadenza dalla carica).

Alla luce di quel che accade ad Agrigento, e della giurisprudenza, quel documento inviatomi “privatamente” assume un altro colore e prende una nuova forma. Ed allora, ho sentito l’esigenza di ricostruire la vicenda santaninfese .

Nel settembre 2013, il gruppo di opposizione, all’indomani in cui il sindaco Lombardino conferma in Consiglio Comunale, le deleghe assessoriali, sente l’esigenza di diramare un comunicato stampa, in cui si afferma che uno degli assessori “è responsabile di comportamenti penalmente rilevanti”.

Sempre il 28 settembre, l’ex candidato sindaco, dott. Giuseppe Spina, in pubblica piazza, durante un comizio dichiara che è strano che il sindaco eletto, di matrice di sinistra, possa tenere “in seno”, “questa incresciosa vicenda”.

La notizia viene ripresa, sempre dall’ex-capogruppo UDC-MPA, l’8 giugno 2014, durante il suo ultimo comizio, parlando genericamente di “vicenda eticamente spiacevole” e su cui il sindaco non ha posto rimedio.

Perché le parole forti, pronunciate davanti a centinaia di persone, non hanno avuto, ancora, nessuna smentita pubblica? Ma, se non sussistono ipotesi di incandidabilità, decadenza, incoferibilità, perché “qualcuno” non illumina “pubblicamente” questo triste scenario, rendendo noti “documenti pubblici”, dileguando le ombre? Perché il provvedimento di depennamento è ancora pubblico se la vicenda è stata chiusa?

Si tratta sicuramente di una vicenda sensibile e giudiziaria che va trattata con le pinze, ma su cui, i santaninfesi, e non solo, dovrebbero interrogarsi. Che senso ha, che moltissimi cittadini santaninfesi, che appoggiano quest’amministrazione, “godano e ridano”, sui social network, del fatto che “molti parlamentari” non possono ricandidarsi, quando a livello “locale”, poi, sono talmente “garantisti”, da sembrare “oscurantisti”?

Che differenza passa o esiste tra Agrigento e Santa Ninfa? E proprio nell’ex roccaforte rossa, chi ha interesse a non fare chiarezza e a rendere pubblica la vicenda? Perché non si segue l’esempio di “chiarezza e trasparenza” del sindaco Zambuto, rispettando gli elettori e le istituzioni?

Concludiamo con le parole di Norberto Bobbio: “ciò che rende moralmente illecita ogni forma di corruzione politica (tralasciando l’illecito giuridico), è la fondatissima presunzione che l’uomo politico che si lascia corrompere abbia anteposto l’interesse individuale all’interesse collettivo, il bene proprio al bene comune, la salute del proprio io e della propria famiglia a quella della patria. E ciò facendo sia venuto meno al dovere di chi si dedica all’esercizio dell’attività politica, e abbia compiuto un’azione politicamente immorale.”

Batman

 


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