Parva Favilla: A che e a chi giova la settimana corta a scuola?

PARTANNA – Corre voce che un gruppo di genitori di alunni dell’Istituto Comprensivo di Partanna stia facendo pressioni “muscolari” (?) per ottenere l’istituzione della cosiddetta “settimana corta”. Di che si tratta? In concreto, si tratta di eliminare dalla settimana un giorno di scuola (il sabato) dilatando l’orario delle lezioni dalle ore 8,00 alle ore 13,30 nelle restanti giornate. Contro tale proposta sono insorti altri genitori, a sostegno delle cui tesi è sceso in campo un indiscusso esperto, l’ex Ispettore Scolastico Vito Piazza. A noi, poveri profani, non resta che entrare nell’agone in punta di piedi fidando soltanto sul buon senso. Preliminarmente ci siamo chiesti: “a che giova la settimana corta?” Tutte le nostre ricerche sono approdate ad un unico risultato: non c’è alcun vantaggio sul piano didattico-educativo, ma soltanto un ipotetico risparmio economico. Ma allora a chi giova? Giova forse ai docenti? Non mi pare, visto che questi fruiscono già di una giornata libera e la settimana corta finirebbe con l’appesantirli sia sul piano didattico che su quello dell’orario giornaliero. Giova ai genitori? Certamente non a quelli (e sono i più) che lavorano e che non saprebbero anzi come far fronte all’assistenza dei figli durante la mattinata del sabato. Giova agli alunni? Assolutamente no, se è vero che pedagogisti e psicologi sono concordi nel ritenere “incongruenti ed improduttivi i prolungamenti oltre le quattro ore dell’impegno scolastico antimeridiano ed oltre le due ore di quello pomeridiano ”. E allora da dove nasce questa fregola della settimana corta? Non voglio pensare che ci sia lo zampino della “scuola” (e perché, poi?!?), né che venga caldeggiata da chi agogna il weekend (nooo!?!). Voglio limitarmi a pensare che essa sia figlia della moda. L’hanno adottata in America, l’adottano nelle più progredite città del nord, la caldeggiano i “salotti bene”, perché non anche a Partanna? Maledetto complesso d’inferiorità! E non si tiene conto del danno che si provoca nel corpo e nella mente dei fanciulli privandoli di ore di sonno e riducendo artificiosamente i tempi necessari a riorganizzare gli schemi cognitivi, le abilità pratiche, i modelli di comportamento. Ma, non dovrebbe essere il fanciullo il “centro” della scuola?!?


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