“Perché ai fini Imu è seconda, e non prima casa, come sarebbe giusto”

Egregio direttore,

Mi chiamo Benito Fiducia, sono un ex dipendente del Ministero delle Finanze liv. VII, in servizio a suo tempo presso l’Ufficio delle II.DD. e in ultimo presso l’Agenzia delle Entrate di Castelvetrano. Questa lettera che le scrivo è stata mandata anche al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio.

Ci sono persone che al loro paese natio possiedono solo e soltanto una casa, hanno però (ed è già una fortuna) un posto di lavoro, ma in un luogo lontano anche 1000 o 2000 km, dove abitano (e sono costretti a risiedere) in una casa in affitto. Non capisco perché gli uomini politici che hanno fatto la legge, non hanno considerato, ai fini del pagamento dell’Imu, l’unica casa posseduta da quelle persone come prima unità anche se non abitata per motivi di lavoro come sopra ho detto, ma come se fosse seconda unità. A mio avviso, dovrebbe essere considerata seconda casa solo se il soggetto de quo sia titolare di due unità abitative nel territorio dello Stato. Solo in quest’ultimo caso si dovrebbe parlare di seconda casa. Così non essendo, il cittadino si vedrà punito due volte: prima per il disagio di avere la sede di lavoro lontano da casa e dagli affetti più cari, poi perché penalizzato per dover pagare per la “seconda casa”, che di fatto non è seconda ma unica casa posseduta. Per quanto su esposto, prego le SS.LL. di volere rivedere questa che è una macroscopica ingiustizia della legge e di volere portare l’argomento in Parlamento al fine di non far più tassare come seconda casa l’unica unità posseduta e non abitata per i motivi anzi detti.

Altro caso che mi preme sottolineare è quello del soggetto con grave handicap che per “sfortuna” ha ereditato una casa, anche piccola, dai genitori deceduti, e che si trova costretto a vivere presso altri familiari che l’accudiscono, per non ricoverarlo in qualche istituto dove rischia di essere esposto ai disprezzi di chicchessia e per non allontanarlo dagli affetti più cari di cui ha tanto bisogno. Anche in questo caso il soggetto handicappato paga come seconda casa l’unica casa che possiede e dove non abita. Questi sono due casi che i signori politici e il Governo dovrebbero valutare attentamente senza fare di tutto, un fascio comune, come in atto risulta. Sicuro che il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio a cui ho mandato la lettera vogliano porre attenzione ai casi espostii allo scopo di stimolare l’approvazione di una legge di modifica delle ingiustizie qui sottolineate, porgo i segni della mia più profonda stima, scusandomi per quanto mi sono permesso di esporre.

Benito Fiducia



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