Piazza Benvenuto Graffeo

Kleos Ottobre 2014 –

PARTANNA – Il Corso Maggiore è stato sistemato, così come oggi lo vediamo, nella seconda metà del XIX secolo. In molti tratti, il piano della strada è stato abbassato e ciò lo si può osservare sulle facciate degli edifici monumentali esistenti lungo il suo asse: le fondamenta dei portali d’ingresso dei palazzi Todaro-Molinari, Pisciotta-Calandra ed il campanile di san Francesco con il dirimpettaio Orfanotrofio Renda-Ferrari sono state visibilmente abbassate. Nel piano generale di questa sistemazione rientra anche la piazza antistante il seicentesco ingresso monumentale del castello Grifeo. Partanna nel 1873 contava 17.644 anime, era governata dal sindaco e da trenta consiglieri comunali; tutte le decisioni prese in consiglio comunale dovevano essere ratificate ed approvate dalla Deputazione Provinciale di stanza nella città di Trapani. Nel consiglio comunale del 19 aprile del 1873, presieduto dal sindaco e presidente Giuseppe Patera-Giliberti, segretario Benedetto Napoli, venne affrontato un argomento molto importante che scatenò un’animata e benvenuto graffeo 001coriacea discussione: la sistemazione della Piazza Castello e Gesù e Maria. Il Corso Maggiore era stato sistemato quasi interamente, mancava solo la parte adiacente il castello, che rimaneva ad un livello più alto e “vedesi ingombra di terreni, d’immondezza, e coperta d’ortiche, quindi (il sindaco) invita il consiglio perché senza indugio e senza esitazione votasse la sistemazione di detta piazza e l’abbattimento dello stagnone che le sta sotto”. Venuta a conoscenza della questione, che si stava per affrontare in seno al consiglio comunale, Maddalena Grifeo, che abitava nel castello, inoltrò una lettera al Sottoprefetto del Distretto di Mazara. In questa missiva la nobildonna rivendicava la proprietà della piazza ed asseriva che da tempi immemorabili e “propriamente dall’epoca in cui il conte Ruggero concesse a Giovanni I Graffeo il territorio di Partanna, il gran palazzo, o sia il castel baronale, con tutti suoi accessori, esistenti nel comune di Partanna e fra predetti accessori, vi é un piano o sia largo, ove esiste sotto, uno spazio stagnone, con segni visibili esterni, che servirà alla raccolta di acque piovane, che vi si raccoglievano per irrigare un grandioso giardino tuttora esistente”. La stessa Grifeo lamentava che il municipio vagheggiava l’idea di abbassare quello spiazzo, abolendo lo stagnone e lasciando “in sospeso la facciata del castello per mettere a livello una rimota ed insignificante via, ed al certo, il principio della pubblica utilità, cui debba cedere la proprietà privata, non ritrova nella specie veruna applicabilità…..in ogni evento il proprietario dovrebbe prima di ogni fatto essere indennizzato ai sensi di legge…. perché prima di esistere il comune di Partanna, il territorio con tutti suoi aggregati era stato concesso alla famiglia Grifeo…….quindi lungi da riguardarsi come un fatto di prepotenza baronale, deve al contrario riguardarsi come esercizio del diritto di proprietà, che competea alla famiglia Grifeo”. Questa lettera del 28 aprile del 1873 trovò un feroce oppositore in consiglio comunale nella persona di Giuseppe Todaro-Patera. Nel verbale, redatto dal segretario comunale, articolò il suo intervento in maniera molto dettagliata e tese a dimostrare le ragioni del Comune nel diritto di abbattere, per la pubblica utilità, lo stagnone davanti al castello; le idee contrarie di mantenerlo in vita, per il Sindaco, non avevano nessun valore legale e “conseguano da un’ ignoranza completa tanto delle disposizioni delle leggi civili ed amministrative, quanto della diplomazia feudale, delle costituzioni del regno e della nostra patria”. Il consigliere Todaro-Patera manifestava che tutti in Partanna, in misura diversa, avevano occupato il suolo pubblico, costruendo sulle vie pubbliche “scarpe e scale sia incavandovi cisterne e latrine. Or se si ammette ad una transazione, che è vietata dalla legge, io stesso, dice il signor Todaro, io stesso farò arrestare le opere nel corso maggiore, appena giunti innanti la mia casa; imperocchè per ben due secoli la mia famiglia trovasi d’avere occupato il suolo pubblico e costruito quel selciato che tutti vedete”. La concessione fatta dal conte Ruggero a Giovanni Graffeo era solo a titolo di usufrutto e che questo doveva essere rinnovato all’erede con l’investitura di principe e che gli poteva   essere revocato qualora il feudatario si rendeva “reo di fellonia” e non adempiva agli obblighi giurati nell’investitura. Il Todaro asseriva che il “comune esisteva pria del feudo e che il castello era dentro il comune e non il comune dentro il castello”, smentiva poi l’antichità dello stagnone riferendo che esisteva massimo da settanta od ottant’anni e che lo “ricordano i nostri padri ancora vivi”, proseguiva ancora il Todaro: “ad ogni modo quel fabbricato, a qualunque epoca rimonti, non darà mai un diritto alla signora Grifeo, imperocché la piazza sotto cui esso fu costruito sempre è stata posseduta dal comune ed addetta ad uso pubblico”.Continuava asserendo che i padroni della città nel tempo avevano solo arrecato danno e che non avevano “mai regalato un’opera che possa menomamente rammentarci, come qualche volta i nostri tiranni vogliono essere munificenti”. Dopo tutta questa disquisizione riconobbe comunque come la signora Grifeo non volendosi opporre ai diritti comunali, ritenesse necessaria la sistemazione della piazza. La principessa Grifeo chiese al comune di Partanna un congruo indennizzo in lire 300 prima di abbattere lo “stagnone” e rinunciò a qualsiasi diritto che aveva sullo stagnone e ad eventuale danno derivante dall’abbattimento dello stesso e dalla sistemazione della medesima piazza(lettera 20 luglio 1873 di Maddalena Grifeo). Risulta evidente dalla lettura degli atti come fosse vivace la discussione in consiglio comunale e come l’abolizione della feudalità nel 1820 avesse portato alla rimozione di qualsiasi timore nei confronti dei Signori di Partanna. L’unita’ d’Italia si era conclusa da appena un decennio e quindi era crollata la cortina di ferro che proteggeva l’aristocrazia feudale e che per secoli l’aveva resa libera di attuare il “mero e misto imperio”. La società contadina si sganciava dai rigidi schemi feudali e di lì a poco, nel 1898, si sarebbe celebrato il primo Congresso Socialista, sotto l’egida di Filippo Turati, che poneva le basi per la liberazione dalla schiavitù feudale dei contadini che, seppur lentamente, andavano acquisendo diritti negati per molti secoli. E’ da rigettare il concetto del Todaro in consiglio comunale, che definisce i Grifeo tiranni ed avari per non avere regalato mai un’opera alla città. Ricordiamo che l’impianto stradale esistente nel centro storico della città, è opera dei Grifeo, dovuto allo “ius aedificandi” risalente al 1500; ricordiamo il convento del Carmine adibito ad ospedale sin dal 1400 e che dava ricovero già allora a molti che oggi diremmo “extracomunitari”; la facoltà di Medicina e Teologia fondata dentro le mura del castello sin dal 1700 per coloro che avessero voluto studiare; il monte di Pietà annesso all’Ospedale della città ed adiacente la chiesa di sant’Antonio abate sul Corso Maggiore; la grandiosa Chiesa Madre; il Castello che, con l’attuale museo del Basso belice, sicuramente per i cittadini del terzo millennio possono rappresentare un ottimo incentivo al turismo. Certamente il sentimento del Todaro-Patera, di affermare la supremazia e l’autonomia dell’autorità comunale era molto forte, ma per verità storica, prima è nata la feudalità e nel suo contesto si è affermata la nascita dei comuni. Ricordiamo ancora che i Grifeo ebbero l’assegnazione del territorio di Partanna nel 1139 da parte di Ruggero II con diploma scritto in greco antico e lingua saracena nel 1179, oggi conservato in casa Turrisi-Grifeo. Di Maddalena Grifeo, attualmente rimane un cippo commemorativo nel 5° campo del cimitero monumentale della città che io stesso nella qualità di Assessore ai Beni Culturali, sindaco, l’on.le Culicchia, ho fatto restaurare.

di Domenico De Gennaro


Pubblicato

in

, ,

da