Poesia e dintorni – La Retorica Seconda Parte

di Tino  Traina

FIGURE DEL SIGNIFICANTE  – Poiché il significante rappresenta la componente fisica della parola che è costituita da suono, forma e posizione, ne deriva una corrispettiva triplice suddivisione e pertanto avremo:a) figure di suono o fonetiche; b) figure di forma o morfologiche; c) figure di posizione o dell’ ordine.

a) figure fonetiche –  sono quelle per cui il suono delle parole  viene  semantizzato, si eleva cioè allo stesso livello del significato, mediante quegli effetti timbrici che le parole già possiedono e quelle scansioni metrico-ritmiche fino all’isocronismo sillabico che le parole assumono nel verso grazie ad accenti, pause, interpunzioni , cesure, e fino a quelle qualità foniche che riproducono percezioni con valore di simboli come nel caso del fonosimbolismo.

Fanno parte di questo gruppo: l’assonanza, la consonanza, la rima e l’omotèleuto, l’allitterazione, l’annominazione o paronomasia, il bisticcio, il calembour, la diàfora, l’onomatopea.

Sono dette fonetiche e non acustiche, perché efficaci anche nella lettura silenziosa.

b) figure morfologiche – esse riguardano la forma della parola, sia in sé

in quanto composta di lettere e sillabe (afèresi, sincope, apòcope, dièresi, sinèresi, prostesi, epentesi, epitesi, diastole, sistole, palindromo, enàllage, anagramma), sia nel rapporto con le altre parole del verso (sinalèfe, dialèfe, episinalèfe, sinafìa, anacolùto, asindeto, polisindeto,  catafora, ellissi, endiadi, epanalessi o geminatio,  isócolon, poliptòto, prolessi, triplicatio, variatio, zeugma, antonimo,sinonimo, iperonimo, iponimo).

c) figure dell’ordine – sono quelle relative alla posizione che la parola assume nel verso, influenzandone notevolmente la scansione metrico-ritmica e la sonorità in relazione al suono ed agli accenti che essa possiede ( anàfora, epifora, anàstrofe, ipèrbato, antitesi, chiasmo, climax, enclisi, proclisi, tmesi, enjambement, rejet, controrejet, enumerazione, hysteron-proteron).

Prendiamo, per fare un esempio, il verso “negli òcchi tuòi ridènti e fuggitìvi” ( “A Silvia” di G. Leopardi), un endecasillabo in cui possiamo notare quattro accenti tonici in 2ª, 4ª, 6ª, 10ª.

Proviamo adesso a cambiarlo in: – negli òcchi tuòi fuggitìvi e ridènti- per notare subito come venga sconvolto il ritmo modificando la posizione di una sola parola e di un solo accento dalla 6ª alla 7ª sillaba.

FIGURE DEL SIGNIFICATO – Sono quelle in cui effettivamente si verifica uno slittamento semantico in senso metaforico, proprio delle figure retoriche che creano quello spazio, quella sorta di scarto, tra ciò che si dice e ciò che si vuole dire.

Le figure del significante, infatti, non influenzano  il significato della parola che in quel momento usiamo.

Si ha, è vero,  una semantizzazione del significante, ma solo per quel che riguarda la sua fisicità come effetti sonori, timbrici e ritmici che quella parola possiede e determina, nel verso e nel testo, in quanto suono, forma, posizione.

Effetti importantissimi ed irrinunciabili per la vera comprensione nel testo di ciò che il poeta vuole esprimere, ma al di fuori del significato della singola parola.

Riprendendo il verso leopardiano “Silvia rimembri ancora”, il verbo rimembri potrebbe essere sostituito, come significato, dai verbi ricordi o rammenti, ma in nessun modo gli ultimi due potrebbero ridarci quel suggestivo effetto timbrico che il poeta vuole come suono quasi onomatopeico di una struggente eco malinconica del tempo passato.

Importanti figure del significato sono la similitudine e la metafora che creano relazioni di somiglianza; la metonìmia e la sineddoche che creano relazioni di contiguità: la prima di natura spaziale, temporale, logico-causale, materiale; la seconda di natura quantitativa o estensionale.

FIGURE DI SENSO O SEMASIOLOGICHE – sono quelle in cui il solo significato primario della parola non è in grado di esprimere le vere intenzioni di chi parla o scrive.

Quando parliamo, a differenza di chi scrive, ci avvaliamo di tutta una complessa serie di elementi extra e paralinguistici di natura deittica o prossemica (tono della voce, intercalari, pause, ammiccamenti,

distanza tra i parlanti, gestualità) che, in relazione ad un preciso contesto, fanno capire le vere intenzioni degli interlocutori.

Dire “ Quella è la porta” ha un significato preciso, ma l’intenzione di chi la pronuncia è profondamente diversa se detta con tono normale ad un imbianchino per farla tingere o gridata a qualcuno che vogliamo cacciare via.

Ogni semantizzazione del significante è un processo semasiologico, ma qui vogliamo riferirci a quelle frasi che hanno un dato significato ma senso diverso come l’allegoria, la litote, gli eufemismi, l’antifrasi, l’ironia.

Quasi tutti i proverbi, le massime, gli aforismi sono riconducibili a figure semasiologiche. Per fare un esempio, dire “ recarsi a Canossa” non vuol dire semplicemente andare in quella città, ma, con tutt’altro senso, vuol dire fare atto di sottomissione.


Pubblicato

in

da

Tag: