Tia, Tarsu,Tares, Imu, tasi, tari, trise e per ultima la Iuc. Evviva! (2^ parte)

SANTA NINFA – In una nota, diramata a livello nazionale, da Confcommercio, si legge:

“Con il passaggio alla TARI, per i Comuni che non erano ancora passati a un regime tariffario rispetto alla vecchia TARSU, l’incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti sarà pari al 290% e, per alcune tipologie di impresa, sarà ancora più salato: per un bar, infatti, l’aumento sarà di oltre il 300%, fino ad arrivare ad una maggiorazione di circa sei volte per un ristorante (+480%) e, addirittura, di quasi otto volte per un negozio di ortofrutta (+650%) o una discoteca (+680%); incrementi molto rilevanti e ingiustificati che derivano essenzialmente dall’adozione di criteri presuntivi e potenziali e non sulla reale quantità di rifiuti prodotta; una pesante penalizzazione per il sistema delle imprese della distribuzione e dei servizi di mercato che impone la necessità di rivedere al più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo sulla base del principio “chi inquina paga” e ridefinire con maggiore puntualità coefficienti e voci di costo distinguendo, in particolare, tra utenze domestiche e non domestiche e tenendo conto anche degli aspetti riguardanti la stagionalità delle attività economiche”.

Secondo lo studio condotto dall’associazione di categoria, al fine di ridurre l’imposizione sui cittadini:

“Bisogna, ridisegnare gli indici e le voci di costo che determinano i coefficienti in termini di ripartizione tra quota fissa e variabile e tra componente domestica e non domestica. E allo stesso modo è importante formalizzare specifiche linee guida tecnico-operative per individuare un range di costi standard a totale copertura del servizio, affinché anche questa voce possa venire imputata, da parte dei comuni, in maniera uniforme sul territorio. In particolare, occorre individuare e definire in maniera puntuale: i costi del servizio, in modo da avvicinare e rendere operativo il riferimento ai fabbisogni standard cui il comune deve riferirsi nella determinazione dei costi del servizio, determinando nelle more di linee guida specifiche, un preciso range dal quale i comuni non possano discostarsi; utenze domestiche e non domestiche, al fine di prevedere criteri oggettivi per la ripartizione del peso del nuovo tributo; coefficienti, per superare la logica presuntiva del cd. Metodo normalizzato e introdurre coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti; agevolazioni/riduzioni, in modo da introdurre criteri premiali per la raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto (alleggerendo il carico sulle attività economiche a elevata produzione di rifiuto differenziato) e di quantità (considerando la stagionalità di alcune attività).”

Questo è il quadro di tassazione sulle nostre case, che preoccupa non poco, considerato che nel 90% dei casi, sul nostro territorio le case non producono reddito reale.

In sintesi: la “nuova” IUC è una service tax composita, che maschera una patrimoniale, da pagare sia rispetto al possesso di un immobile sia alla sua locazione, applicabile tanto ai proprietari quanto agli inquilini. La IUC è applicata e riscossa dal Comune, ma non è destinata solo a quest’ultimo.

Ecco l’attuazione del federalismo fiscale, si elimina la tassazione sulla prima casa, e si tassa la casa con tre diversi tributi, chiamandoli con un unico nome, con il rischio effettivo di avere un’imposizione diversa per ciascun “campanile”.

Stranezze della nuova tassazione della casa, che sta dipingendo un territorio nazionale a macchia di leopardo. Infatti le differenze non sono soltanto tra i Comuni che hanno già deliberato (circa un quarto dei Comuni) e chi ancora aspetta di scrivere i regolamenti; ma anche tra i sindaci che la applicano e quelli che hanno deciso l’azzeramento di alcune componenti; tra consigli comunali che incidono, attraverso TASI e TARI solo sulla prima casa, e coloro che la spalmano sia sulla prima sia sulla seconda casa, oppure la scaricano direttamente sui non residenti.

Viva la chiarezza! Viva l’uniformità di trattamento tra cittadini! Viva la parità e l’uguaglianza! Mi vengono a mente le parole di Ronald Reagan, “Il contribuente è uno che lavora per lo Stato senza essere un impiegato statale”. Magari il nome più indicato tra IUC e TRISE era TRIADE???

E cosa succederà nei Comuni del Belice? La politica capirà che gli immobili, ricostruiti dopo il sisma del 1968, non sono indice di capacità contributiva, ed è necessario ripensare la tassazione locale alla luce di una nuova linea di programmazione strategica del territorio? O sono già pronti a battere cassa? Forse chi scrive le leggi, dovrebbe ricordarsi quello che scrisse Gesualdo Bufalino: “Uno Stato che impone balzelli esosi, ma più ancora astrusi che esosi, non è uno Stato perbene”. O magari bisognerebbe ricordarsi la frase di quella famosa commissione: “Lo Stato ha un debito enorme nei confronti del Belice!”. Ed oggi è doveroso aggiungere: Ecco come lo riconosce!

Batman

 


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