Babbi e Sperti

C’è chi divide il mondo in ottimisti e pessimisti, in buoni e cattivi (categoria passata di moda che credo sia il momento di riscoprire) in furbi e imbecilli: questi ultimi talmente disprezzati e numerosi che il detto “la madre degli imbecilli è sempre incinta” è diventato proverbiale. Dal canto mio ho sempre detto che non mi preoccupo tanto della fuga dei cervelli all’estero o al nord, quanto degli imbecilli che rimangono qua, a Partanna. Ma queste distinzioni o classificazioni “universali” che potrebbero continuare all’infinito (belli e brutti, bassi e alti, “studiati” e ignoranti, ecc.) qui non hanno molto valore. La distinzione che passa a Partanna è quella tra SPERTI e BABBI.  I babbi non sono propriamente scemi, sono piuttosto dei candidi di quel candore che Massimo Bontempelli attribuiva a Pirandello: qualcuno gettato a vivere senza essere attrezzato per difendersi. E in realtà non ci sarebbe bisogno di nessuna difesa in un mondo in cui la legge della giungla dovrebbe essere un fatto archeologico. Ma il “babbu” c’è perché c’è lo sperto. E allora il candore non paga. Anzi no. Paga eccome. Il solito episodio personale. Era un’estate d’oro di quelle che oggi non usano più. Sole, mare, amicizia, convivialità.  E sport. Una ventina di anni fa. A qualcuno venne in mente di organizzare un torneo di calcio. Non ricordo quante squadre fossero, ma c’è un particolare che dovrebbero ricordare tutti. A Partanna chi giocava a calcio si sentiva inferiore solo a Maradona.

Usava il calcio all’olandese: non appena gli avversari attaccavano tutti avanti e il fuori gioco era assicurato con possibilità di contropiede. Calcio totale. A quel qualcuno in mezzo a tante squadre piene di campioni venne in mente una strana idea: perché non far giocare i vecchi (40 anni!) che non avevano mai saputo giocare a pallone? Il nome della squadra fu subito scelto dal grande presidente Franco Buttò: “Verdi ramurazzi.” In pratica: virgulti. E vado al sodo. Fummo scelti in tanti, ma io fui uno dei primi: avevo l’età e soprattutto 5 campionati con  la Virtus in cui MAI ERO RIUSCITO a TOCCARE (dico toccare, non calciare) UNA palla che fosse una.

Era dispettoso il pallone: si trovava sempre dal lato opposto della mia posizione. E più correvo, più il pallone si allontanava. Tralascio i particolari tranne uno: noi eravamo “babbi”, la squadra del Partanna di allora erano SPERTI. 21 a 0 fu il risultato. E questa la dice lunga sulla “spirtizza”. Comunque mi sono attrezzato coscienziosamente. Andai dal mio compagno di scuola P. A. e comprai il classico paio di scarpe da foot-ball. Al momento di pagare mi disse: “Non dirlo a nessuno. A tutti ho fatto 4000, a te che sei mio compagno di scuola te li passo 3500”. Felice per il gesto andai in campo. Ma ero troppo grato al mio compagno venditore, lo dovevo confidare a qualcuno. Mi avvicinai al mio vecchio amico e pure compagno di scuola Pino Gennaro e gli sussurrai parlando col naso (parlando col naso gli altri non capiscono). “Pè – gli dissi – non dirlo a nessuno. Ma a me P. A. le scarpe le ha fatto pagare solo 3500“. E Pino mi rispose: Come mai 3500? Noi qui le abbiamo pagate tutti 3000“. Non ci fu tempo di commentare la “spirtizza”. Altri 11 di fronte si preparavano a fare gli sperti. 21 a 0. Come rubare le caramelle ad un bambino. Come sparare sulla Croce Rossa. E la chiamano SPIRTIZZA.


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