Don Stefano Caronia martire della genuina idea di carità

Da “Gocce e segni indelebili della Chiesa di Mazara”di Don Pietro Pisciotta

(Riduzione a cura di Nino Passalacqua)

Cenni biografici

Nato a Partanna l’11 agosto 1876 da una famiglia di modeste condizioni economiche, entrò ancora giovinetto nel Seminario Vescovile di Mazara distinguendosi per amore allo studio e profonda responsabilità. A ventiquattro anni, il 23 maggio 1900, fu ordinato presbitero per la Chiesa di Mazara. Eletto nel 1913 arciprete di Gibellina, vi trovò la morte il 27 novembre 1920 per mano assassina.

Attività sociale a Partanna

Ordinato sacerdote, nella sua Partanna il Caronia si rivelò subito un vero pioniere nel progetto per organizzare il laicato cattolico, secondo le direttive della Rerum Novarum e sensibilizzare i lavoratori nell’istituzione delle Casse Rurali e dei Circoli Cattolici. La Cassa Rurale di Partanna sorse in questo arco di tempo grazie all’impegno di don Stefano oltre che di don Giuseppe Nastasi e del dott. Luigi Parisi Asaro. Questa divenne floridissima e il Circolo Cattolico fu frequentato da molti giovani tanto da riuscire, superando ostacoli d’ogni sorta, a pubblicare il periodico “La Bandiera Bianca”. Erano gli anni in cui imperversava l’anticlericalismo massonico e veniva agitata la bandiera del libero pensiero.

Il Movimento Cattolico

Nel 1907 il Circolo Cattolico e la Cassa Rurale si resero protagonisti di due episodi degni di nota. Nel maggio di quell’anno, infatti, fu organizzato il primo riuscitissimo Congresso diocesano che vide convogliati in Partanna tutti i Circoli cattolici e i rappresentanti del Movimento cattolico della Diocesi, dove trovarono spazio tutte le sigle dei cattolici organizzati; numerosa si dimostrò, in quella occasione, la presenza del clero della diocesi e assai valida la partecipazione di propagandisti arrivati anche da Palermo. Felice fu soprattutto il Caronia che, da assistente spirituale, si era adoperato con la sua brillante eloquenza per la migliore riuscita della grande adunata. Non si fece attendere la risposta della massoneria che inviò subito a Partanna un conferenziere bruniano per organizzare un anticongresso. Il Caronia ed il dott. Asaro mobilitarono i giovani del Circolo ed in breve tempo il popolo di Partanna, in modo agguerrito ed organizzato, dimostrò che la Partanna cattolica non era assolutamente disposta ad ascoltare le ingiurie nefande e le bugie della setta massonica: la conferenza liberal-massonica si rivelò un disastro.

Arciprete di Gibellina

Come si è detto, nel 1913, il 6 luglio, don Stefano Caronia venne eletto arciprete di Gibellina, succedendo a don Giacomo Leone che aveva retto quella parrocchia per un decennio. Nella nuova sede, il Caronia tenne alta la fede del popolo riuscendo a superare beghe e pettegolezzi, frutto di acredine anche da parte del clero locale che mal sopportava un arciprete non del luogo. Apostolo instancabile, organizzò una florida sezione del Partito Popolare riuscendo a conseguire lusinghieri risultati e una prima radiosa vittoria a livello provinciale.

1920: anno della vittoria …

L’anno 1920 segnò due tappe della sua azione sociale che determinarono il suo Tabor e il suo Calvario. In quell’anno, infatti, il Partito Popolare di Gibellina affrontò due competizioni elettorali: quella comunale e quella provinciale. Con un programma di rinnovamento e di lotta contro ogni sopruso conseguì la piena vittoria sulle forze liberal-massoniche e socialiste. Nella diatriba pre-elettorale, sorta in quei giorni tra i partiti, l’arciprete Caronia divenne l’anima del Partito Popolare alla luce del concetto a lui caro di “carità” quale amore, servizio, condivisione e riscoperta della dignità della persona umana riuscendo a risvegliare le coscienze e contribuendo a segnare una doppia strepitosa vittoria per il Partito di don Sturzo. Le consultazioni elettorali del 12 settembre 1920, infatti, videro a livello provinciale l’elezione del prof. Liborio Santangelo e a livello comunale la conquista dell’amministrazione civica.

… ma anche anno del martirio

Duplice vittoria che risultò anche fatale per l’indomito arciprete al quale ignoti prepararono presto la croce. Colpito da mano assassina, cadde vittima la sera del 27 novembre 1920, martire di un’Idea: avere affermato il Movimento Cattolico della Sicilia, espressione della religiosità e della fede di un popolo. L’assassinio lasciò un vuoto profondo e tanta costernazione. Il settimanale “Il Popolo”, organo del P.P.I. per la provincia di Trapani in data 1° dicembre esordì con l’articolo “Ancora una vittima dell’idea e del dovere”. “Con un senso di raccapriccio registriamo la tragedia della quale fu funestata Gibellina la sera del 27 u.s. Il nostro povero amico e compagno di fede, il valoroso organizzatore Arciprete Stefano Caronia, sull’imbrunire veniva assassinato in pieno Corso con tre colpi di rivoltella. Ebbe appena il tempo di trascinarsi nei vicini locali della Cooperativa di Consumo, ove ricevette gli ultimi conforti religiosi, e dopo pochi minuti spirò. Il pastore buono ed operoso, l’infaticabile Apostolo è spento. Si volle in lui colpire l’araldo dell’idea, l’assertore delle forme più alte di essa, l’organizzatore abile e forte. L’arciprete Caronia fu essenzialmente un Parroco, e l’opera sociale svolta, non solo non diminuì la sua sacerdotale attività, ma quel che è più in niente svalutò la mitezza e la bontà del suo carattere di Sacerdote di Cristo e di padre di tutti”. Del rammarico generale si fece interprete in modo particolare don Luigi Sturzo, segretario e fondatore del P.P.I., con incisive espressioni dettate in un telegramma.


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