“Gli stessi colori cambiano nei piatti”

I viaggi d’istruzione sono un “topos” degli istituti scolastici  e come mete, nella maggior parte dei casi, prevedono città d’arte e grandi centri urbani. Il Comenius, invece, ha come obiettivo principale quello di determinare uno scambio interculturale tra ragazzi che appartengono a nazionalità differenti. Non è semplicemente un viaggio: è una vera e propria esperienza di vita!

È diffusa la convinzione secondo la quale coloro che vivono nei Paesi nordici abbiano un carattere molto distaccato tale da non far trasparire alcuna forma di sentimento di affetto. Effettivamente dei ragazzi provenienti dalla Lituania hanno affermato di  “non essere in grado di ridere” semplicemente perché non fa parte della loro indole esternare i sentimenti. Questo loro comportamento potrebbe sembrarci anomalo, ma è perfettamente normale. E quando attraverso piccoli gesti ti mostrano il loro affetto, andando contro il loro normale stile di vita, ti accorgi di come, in realtà, sei riuscito a penetrare nel più profondo lato del loro animo.  L’amicizia che può instaurarsi in tempi così brevi non consiste nel confidarsi segreti o intimità varie, ma nel riconoscere nell’altro un modello di un nuovo tipo di cultura da apprendere. Imitarsi nel vestire, nel trucco è un semplice modo per generare una commistione di culture e modi di fare diversi.  Penso di avere lasciato un segno tangibile nella ragazza che ho ospitato con la quale siamo diventate amiche sulla base di una relazione che è nata e si è rafforzata grazie al ruolo di guida che lei mi ha naturalmente  e spontaneamente affidato – e che io ho accettato molto volentieri – per facilitarle l’inserimento in una nuova società molto diversa da quella a cui era abituata. Sono stata per lei un tramite, un modello: anche il solo chiedermi di truccarla, suggerirle come vestire sono segni con i quali mi ha chiesto di trasmetterle le mie abitudini e quelle dei miei compaesani.. emozioni, pure emozioni nel regalare un semplice sorriso. E poi il pianto di addio. Un addio non sofferto, non un distacco definitivo, ma un proseguire la cultura dell’altro nel proprio territorio. Il contatto con altre civiltà può risultare traumatico, c’è chi si ambienta presto, chi dopo un paio di giorni comprende che deve imparare ad abituarsi, chi si presenta con un totale rifiuto. Ebbene il consiglio è quello di sondare il terreno, lanciare dei segnali di apertura sebbene piccoli, ma cercare comunque di farsi avanti. L’iniziativa deve venire da noi stessi, non devono essere gli altri a spronarci, lanciarsi all’avventura essere “daredevil”, sperimentare e provare a trattare una nuova lingua, non importa se non avete chissà quale pronuncia o un vasto vocabolario, si deve provare e usare i gesti se necessario per farsi capire e farsi anche qualche risate. Se sono chiusi e non vi danno alcun segnale tangibile, non arrendetevi perché state riuscendo nel vostro intento. È solo questione di tempo, sarete in grado di conquistarli e non aspettate di essere conquistati. Imparerete le tradizioni di un popolo segnato da un passato e da una storia che non ha nulla in comune con la vostra però avrete arricchito il vostro bagaglio. Tutte le esperienze aiutano a crescere anche se si rivelano negative. E allo stesso tempo avrete fatto arricchire gli altri.

Quando si parla di altre culture, di altri modi di vivere, la prima cosa a cui si pensa è il cibo. Noi italiani riteniamo la nostra cucina una delle migliori al mondo e tendiamo a non apprezzare ciò a cui non siamo abituati e ci meravigliamo di come loro possano fare a mangiare certe cose, ma loro potrebbero fare lo stesso ragionamento: è solo questione di abitudine. L’argomento cibo è uno dei più affascinanti: assaggiare, gustare e provare nuovi sapori è secondo me una possibilità meravigliosa. Mi sono stupita nel vedere che gli arancini non sono stati molto apprezzati. Ciò che per noi è buono, non deve esserlo pure per gli altri.. gli stessi colori cambiano nei piatti.

Angela Dattolo, VB


Pubblicato

in

da

Tag: