I giovani e la prevenzione della tossicodipendenza

John Keating (Robin Williams) tratto dal film “ attimo fuggente”.

“Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento”. Perché il poeta usa questi versi? […] Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli… pieni di ormoni come voi… e invincibili, come vi sentite voi… Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? “Carpe”, “Carpe diem”, “Cogliete l’attimo, ragazzi”, “Rendete straordinaria la vostra vita”!

In questo numero vorrei parlare di un argomento un po’ ostico, il fenomeno droga che sembra essere dilagante tra i giovani. Spesso il ragazzo mette in gioco in modo clamoroso e provocatorio la sua salute se non addirittura la sua stessa vita. La prima adolescenza e la giovane età adulta risultano, infatti, essere le maggiormente colpite dal fenomeno dell’uso e dell’abuso di droghe. Spesso è l’uso precoce di tabacco o alcol a rappresentare il primo passo che porta verso le sostanze, tra cui figurano marijuana, hashish ma anche cocaina, allucinogeni, inalanti e eroina. Alcuni ragazzi inizierebbero l’uso di sostanze psicoattive tra i 12 e i 13 anni, alcune volte anche prima.Tutto ciò pone agli adulti, agli operatori sociali, una serie di interrogativi quali: il senso della vita, la dissacrazione dei valori, che oggi, appaiono in disuso come se il vivere all’eccesso diventi la porta principale per dire al mondo che “SI ESISTE”.

L’ottica che prevale oggigiorno è il pessimismo, il permissivismo, il seguire l’apparenza non preoccupandosi più di curare l’anima. I giovani sembrano involucri vuoti che forse chiedono e urlano il bisogno che hanno di sentirsi amati, accolti, aiutati, in una società che lentamente ci sta trasformando in dei robot meccanici, dove il “ DIO DENARO” predomina su tutto.

Ci possiamo chiedere: “perché e come i giovani si avvicinano alle sostanze stupefacenti?”.

Tali sostanze producono e stimolano sensazioni di piacere apprezzate dai giovani poiché incidono sulle emozioni, sulle prestazioni personali, sul tono dell’umore rispondendo al bisogno di divertimento, di integrarsi in un gruppo, di demarcare l’ingresso in un mondo più adulto e autonomo, alla curiosità di spingersi oltre al limite, a sfuggire da una realtà problematica. Entrano in gioco anche fattori sociali, culturali ed economici e, in particolare, relazioni familiari disturbate e conflittuali sia nell’avvicinamento alla sostanza e ancor di più sul suo uso abituale e/o sul passaggio da un tipo di droga considerata più leggera a una più pesante. Ma non è questa la scelta giusta; questo significa scegliere la fuga e la distruzione.

La frase che ho deciso di scrivere all’inizio è quella di un celebre film “L’attimo fuggente” di Peter Weir che invito i lettori a guardare, perché c’è la voglia di trasmettere la passione di vivere. I giovani possiedono molti talenti che magari neanche loro conoscono e che compete a noi come operatori e alla società il compito di riuscire a tirare fuori quella grinta, quella passione e, perché no?, la capacità di rischio in modo sano, che permette alla vita di essere vissuta e non di essere passivamente guardata!

La conoscenza è già prevenzione ed la prima arma contro la droga. Iniziare a informare i ragazzi sui rischi e gli effetti dell’uso di sostanze, ancor prima dell’età sensibile, sarebbe di molto aiuto per arginare il fenomeno, oltre a dover:

– Mantenere un dialogo aperto in famiglia e vivo l’ascolto empatico, aiutando il ragazzo ad esprimere le proprie emozioni comprendendole nel loro reale significato, dargli affetto e calore, essere presenti come genitori stabilendo anche norme e regole da rispettare.

– Osservare eventuali segnali di disagio (comportamenti sintomatici e/o sintomi somatici, evidenti difficoltà scolastiche, svogliatezza, ecc.).

In caso di dubbio, non trascinare la situazione, ma rivolgersi ad uno specialista.

È troppo comodo nascondersi sotto la sabbia per non vedere, ma non è questo quello che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni, bensì il contrario, in modo che i ragazzi imparino a difendersi.

Invito ulteriormente i lettori a scrivere nell’email i propri dubbi, le loro idee, da

soli non si va da nessuna parte insieme si può.

di Marilena Pipitone


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