La Palazzina Signorello a Castelvetrano

Intorno agli anni ’50 – ’60 a Castelvetrano esisteva ancora l’Avviamento Commerciale, un corso di studi di tre anni che, tramite gli impegni dei docenti, riusciva a dare una preparazione molto accettabile di cultura generale e gettava le basi per la conoscenza della ragioneria applicata e della partita doppia.

Eravamo in un periodo storico in cui si cercava di lottare l’analfabetismo, ancora fortissimo fra la classe più povera della popolazione; tuttavia con la legge Gentile, per avere accesso alla scuola media (allora chiamato ginnasio), dopo la licenza della scuola elementare bisognava sostenere un esame d’ammissione. Chi non superava quell’esame era costretto a ritirarsi o ad iscriversi all’Avviamento.

Quest’esame rappresentava una selezione, quasi razzista, per eliminare i meno dotati e tutti coloro che in casa non potevano ricevere un appoggio culturale ed economico.

Coloro che a Castelvetrano in quegli anni frequentarono l’Avviamento, ricorderanno certamente con nostalgia quel periodo, la direttrice prof.ssa Angela Curiale dal polso molto fermo e il segretario prof. Indelicato. Ricorderanno anche il prof. Piccione, molto impulsivo e il prof. Bruno, un ex dirigente fascista, che abituava con successo i ragazzi alla disciplina militare e ad inculcare l’amore per l’educazione fisica.

Tempi che furono, tempi che si ricordano con rimpianto ma che sfuggono e si disintegrano nei nostri ricordi, come è avvento per il bellissimo edificio “la Palazzina Signorelli”, che aveva ospitato detta scuola per tanto tempo.

Questo edificio è unico esempio di stile liberty in tutta la Sicilia occidentale; un edificio con facciate e torretta in terracotta monumentale, interamente realizzato dallo stabilimento di ceramica di Enrico Vella, operante a Caltagirone tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, una tra le architetture più importanti ma meno valutate nel nostro paese. Il Palazzo venne commissionato da Bartolomeo Signorelli, un piccolo industriale del periodo e amministratore dei Florio.

Il committente era un conoscitore del liberty dei Basile e del nuovo materiale di rivestimento in terracotta, nonché delle nuove tecniche di costruzione come cemento armato e infissi scorrevoli.

La facciata è arricchita da una serie ripetuta di cornici a stella ottagonale con decoro interno a motivi floreali e zoomorfi. Al centro, fra due pilastrini, è posto un medaglione decorativo, caratterizzato da una figura a basso rilievo con tema mitologico di buona fattura. All’interno i pavimenti erano ammattonati con “maruna stagnati”, (la ceramica dei vecchi tempi) ed i soffitti ornati con affreschi decorativi.

I tetti, senza manutenzione, a causa della pioggia si sono a poco a poco sgretolati; la torretta, crollata nel giugno del 2008, era caratterizzata dal parapetto con dieci moduli decorativi in stile liberty ideate e prodotte da E. Vella, analoghe alla balaustra del giardino comunale di Caltagirone.

Ormai, anche per le mura di cinta il destino è segnato. Si tratta di una perdita inestimabile per il patrimonio artistico di questa città, che lascia molto a desiderare in materia di recupero di beni culturali.

Vito Marino


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