Pianeta Giovani: la Scuola e la Famiglia

La finalità della scuola è di insegnare a ripensare il pensiero, a desapere ciò che si sa e a dubitare del proprio stesso dubbio, il che è l’unico modo di cominciare a credere in qualcosa.

(De Mairena)

 

Oggi più che mai c’e’ la necessità di un intervento per questi 2 mediatori Scuola e Famiglia che hanno entrambi il dovere di formare i giovani alla Vita. Il dialogo con i genitori e con gli insegnanti é spesso faticoso, ci sono delle sofferenze e dei processi dei delega. Il referente di questa delega, sono i giovani, se la famiglia delega l’insegnante, o se gli insegnanti delegano a loro volta la famiglia il rapporto passa attraverso i ragazzi. Spesso si considerano questi due istituti, scuola e famiglia, quasi come fossero due contenitori separati, che pur convergendo in una funzione educativa, risultano separati. I problemi nascono quando tra queste due parti si crea un tipo di rapporto non integrato. Storicamente questi due istituti erano separati per il fatto che la famiglia lasciava alla scuola tutta una serie di compiti, riconoscendo alla scuola autorità, li univa il senso dell’autorità condivisa, delle norme, dei valori. Ognuno faceva la sua parte all’interno di un contenitore condiviso; la famiglia non metteva in discussione gli insegnanti e viceversa. Quando tutto ciò é andato in crisi i due sistemi (scuola-famiglia) si sono trovati in un contesto nel quale all’autorità avrebbe dovuto sostituirsi l’autorevolezza. Oggi i ragazzi ci sembrano tutti svogliati e difficili. Il cambiamento riguarda il fatto di avere fonti alternative alla famiglia ha innescato un processo che ha minato l’autorità sia della famiglia che della scuola. Oggi genitori e insegnanti sono sistemi che rispetto ai figli e agli allievi sono subordinati, i ragazzi sono passati sopra e questo squilibrio generazionale non ci fa trovare il dialogo giusto e l’autorevolezza per portare avanti il progetto educativo. Spesso i genitori e gli insegnanti, come generazioni adulte che stanno sotto, anziché fare squadra vanno in rotta di collisione, perché si é perso l’orientamento valoriale. Si crea una situazione in cui si contrappone e si triangola, in senso relazionale, i giovani e non ci si riesce a dargli supporto. In realtà, è’ necessario pensare alla crescita dei ragazzi in termini di futuri cittadini e non si diventa cittadini se gli adulti per primi non tengono su questo fronte facendo squadra; ciò significa ritrovare dei punti fissi attorno ai quali c’é condivisione. Non si deve permettere che i figli imparino che a casa possono dire qualcosa contro gli insegnanti e trovano sponda, che a scuola possano dire qualcosa contro i genitori e trovano sponda. Non si può dare ai giovani la possibilità di stare in un sistema anomico che ciò si traduce in disciplina, assenza di norme, abbandono scolastico. La mente e tutto lo sviluppo infantile avviene nella relazione, ed è la relazione fiduciaria con l’adulto che consente al bambino di apprendere, e si continua ad apprendere non solo attraverso nuovi stimoli, ma anche attraverso il modeling, cioè il modello del genitore, dell’adulto che é fondamentale durante la crescita del piccolo dell’uomo. Quindi poiché il tempo da spendere nella scuola è enorme, un tempo in cui si costruiscono relazioni importanti, in cui si capiscono tante cose e queste cose sono cultura, quindi anche il modo di entrare in rapporto con questi ragazzi dovrebbe essere un modo più attento agli aspetti relazionali, un modo che può aiutare a sentire la scuola non come altro, ma un luogo di maggiore familiarità anche rispetto alla famiglia. Occorre, sulla base di questa consapevolezza, rimettere in piedi una relazione fiduciaria che si é persa, i ragazzi hanno bisogno di vedere che gli adulti stanno lavorando per il loro futuro. Il nostro é diventato un vivere del presente, al mondo degli adolescenti. Ma quale autorevolezza può generarsi da genitori che hanno difficoltà a transitare nel ruolo di adulti? I risvolti di tale condizione a livello psicologico e relazionale sono notevoli, i ragazzi sono incerti, i ragazzi, non si sposano più, i figli non si fanno più; cosa ci dicono questi dati sociologici? Che i genitori faticano a diventare adulti maturi, faticano a transitare in quella fase della vita in cui dovrebbero accudire i propri nipoti piuttosto che i loro figli; tutti sono dentro un presente che si é dilatato e che ha dato luogo ad un’eterna adolescenza. Gli adolescenti a chi devono fare affidamento? Qual é la generazione che gli fa sentire fiducia verso il futuro? Il modello dei genitori non è più un riferimento ma quando si vive solo nel presente il passato è vanificato. A che cosa devono radicarsi questi ragazzi? Ma se si pensa che i giovani, i ragazzi non abbiano il senso della famiglia, ci si sbaglia. E’ importante trattare questi temi dentro la relazione di gruppo, li i giovani possono confrontarsi, possono uscire da scuola e continuare a parlarne, lì si può trovare il coraggio di tornare a casa e di parlare con i genitori. Questo consente ai ragazzi di sentire le loro relazioni primarie come relazioni fiduciarie e dall’altro lato, permette di guardarli in luce nuova: come a dei ragazzi che non sono così distratti e assenti. Sono ragazzi che hanno molti problemi e i loro problemi spesso non trovano ascolto. A volte non esplicitano nemmeno il bisogno. C’è anche necessità di recuperare bisogni che vengono mistificati, c’é una violenza che é molto agita a tutti i livelli, parlando dei modelli non è da escludere il ruolo dei mass-media e dei modelli che stanno passando. I ragazzi non apprendono a gestire il dolore e non hanno appreso a tollerare le piccole frustrazioni e trovano rifugio nell’alcol, nel sesso, nelle droghe. Credo che occorre ritrovare il significato e il senso delle cose che si vanno a fare, ciò arricchisce, dà benessere e permette di fare uscire fuori le risorse di ognuno ed insieme trovare la strada giusta, offrendo ai giovani uno spazio di accoglienza e riconoscimento. Per ulteriori informazioni contattare nell’email
dott. marilenapipitone@hotmail.it.

Marilena Pipitone


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