Possibile produrre emoglobina dalla barbabietola da zucchero?

Che il sangue sia un bene preziosissimo ormai lo sanno tutti…Le campagne mediatiche promosse settimanalmente dall’AVIS e da altre associazioni di volontariato non sono mai abbastanza perché negli ospedali la richiesta di sangue per trasfusioni cresce ogni giorno di più, e purtroppo si tratta di un bene insostituibile e non può essere prodotto industrialmente, almeno fino ad oggi….Ma andiamo per ordine. Qual è il fattore che ci indica che il paziente ha bisogno di una trasfusione? Beh! oltre evidentemente alle copiose perdite di sangue dovute ad emorragie, traumi, ferite profonde, esiste un valore del sangue che ci indica chiaramente quando il nostro organismo ha bisogno di nuovo sangue perché quello che ha non è in grado di svolgere uno dei suoi compiti fondamentali, e cioè il trasporto di ossigeno dai polmoni ai vari organi: si tratta dell’emoglobina. La concentrazione di emoglobina nel sangue è un parametro chiave in medicina trasfusionale, se troppo bassa per il paziente (e cioè inferiore a 8), si rende indispensabile una trasfusione. Dunque non solo chi subisce gravi traumi può aver bisogno di sangue trasfuso, ma anche chi fa chemioterapia, dunque i malati di tumore, oppure chi ha delle gravi anemie, ossia delle deficienze nella produzione autologa di questa preziosissima proteina del sangue. La notizia di qualche giorno fa è che un gruppo di scienziati svedesi che effettua delle approfondite ricerche sulla barbabietola da zucchero, afferma che sia possibile isolare da essa una proteina molto, molto simile all’emoglobina, in grado di diffondere in maniera efficiente ossigeno in tutto l’organismo umano, una volta trovato il modo per produrla ed iniettarla evitando il rigetto del nostro organismo. Gli esperti hanno scoperto che nella pianta commercialmente usata normalmente come fonte di zucchero naturale, sia presente una sorta di “versione vegetale” dell’emoglobina umana, molto simile ad essa da un punto di vista strutturale. Se tale proteina vegetale si dimostrasse in grado di trasportare ossigeno e di essere al tempo stesso “accettata“ dall’organismo, e non vista come corpo estraneo, essa potrebbe essere utilizzata con efficacia in sostituzione delle trasfusioni, portando pertanto ad una svolta nella medicina moderna, e risolvendo tantissimi problemi in medicina trasfusionale. Il sangue in tal modo non sarebbe più un bene insostituibile, bensì diventerebbe facilmente riproducibile in laboratorio, utilizzando l’”emoglobina vegetale” insieme ovviamente ad altri accorgimenti biochimici. AdnKronos Salute, in un articolo ricco di speranze, afferma che adesso il sangue artificiale è più vicino, grazie a una proteina ‘dolce’. La versione ‘verde’ dell’emoglobina. Adesso bisogna lavorare per riuscire a creare una versione “adattabile” al nostro organismo di tale proteina… I primi risultati potrebbero arrivare fra tre anni. Il lavoro degli scienziati dell’Università di Lund si basa su un precedente studio pubblicato su ‘Plant & Cell Physiology’, secondo cui l’emoglobina ha un ruolo importante nello sviluppo della pianta. Nelida Leiva dell’ateneo svedese, che ha condotto lo studio, ha detto che l’emoglobina della pianta ha il 50-60% di somiglianza con quella del sangue umano, ma è più ‘robusta’. Secondo la studiosa, il suo lavoro apre alla possibilità concreta di adattare la versione ‘verde’ all’uso nell’uomo. A rafforzare i concetti prima espressi ci pensa Leif Bulow dell’Università di Lund che ha lavorato allo studio e su BBC online sottolinea che “c’è un enorme carenza di sangue. Dobbiamo trovare delle alternative”. Quanto all’emoglobina della pianta, il prossimo passo è quello di sviluppare la proteina verde per vedere se viene accettata dalle cavie, e poi dai tessuti umani. Dunque tra cavie animali ed esseri umani, la sperimentazione ha bisogno adesso di minimo tre anni per portare avanti questo meraviglioso progetto, che permetterebbe di migliorare la qualità della vita, di salvare molte vite e di migliorare l’utilizzo delle nostre risorse, che si fanno sempre più misere di fronte all’enorme richiesta che via via negli anni stiamo imparando a conoscere.

Fabrizio Barone


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