Agrigento, dopo la rivolta sedata in carcere, il Sappe sollecita provvedimenti ministeriali per la sicurezza di agenti e struttura

AGRIGENTO – Dopo le lunghe ore di follia e violenza vissute ieri (2 gennaio) nella Casa Circondariale di Agrigento, in cui ieri una cinquantina di detenuti hanno dato vita ad una violenta azione di protesta, tuona Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Basta! Anche questo è un grave evento critico annunciato! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di autogestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti”.
Il SAPPE ricorda che nel corso del 2023 anche i penitenziari di Noto, Augusta e S. Cataldo furono coinvolti in gravi episodi di rivolte di detenuti: “Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal DAP. Servono anche apparecchiature per schermare le Sezioni detentive ed impedire l’uso di telefoni cellulari nelle Sezioni detentive”, denuncia Capece. “La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria continuano a tergiversare – tanto mica stanno loro in prima linea nelle carceri a fronteggiare i detenuti violenti… – e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.


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