Conferenza su Gentile

CASTELVETRANO – Giovanni Gentile nato a Castelvetrano il 29/05/1875, un filosofo e pedagogista italiano, fu uno dei maggiori esponenti del neoidealismo filosofico, insieme a Benedetto Croce.

Essendo stato una delle figure di spicco del fascismo, con l’avvento della democrazia, il Gentile fu lasciato  volutamente sconosciuto per più di mezzo secolo dalla sua morte.

A Castelvetrano, sua città natale, si sta rivalutando e il 30 maggio 2013, presso il Liceo Classico, si è conclusa la nona giornata gentiliana con una conferenza alla quale hanno partecipato insigni personaggi come Hervè A. Cavallera dell’università di Salento, Luciano Meccacci dell’università di Firenze e Andrea Ungari della LUISS di Roma. Organizzatore il preside Francesco Fiordaliso. Per realizzare lo scopo didattico culturale del convegno gli studenti hanno partecipato con le loro critiche personali sul Gentile e con la preparazione, assieme ai docenti, di un filmato che è stato proiettato nell’aula magna dell’Istituto. Lo studente Marco Abisso ha allietato le pause eseguendo dei brani musicali con la sua chitarra. La professoressa Gentile, pronipote del filosofo, ha apprezzato il convegno e, in un suo breve intervento ha auspicato il recupero della memoria storica e il senso dello stato che oggi lascia a desiderare.

G. Gentile, già senatore del Regno nel 1922, prima dell’avvento al fascismo, nel 1923 si iscrive al Partito Nazionale Fascista (PNF) con l’intento di fornire un programma ideologico e culturale; il 31 ottobre, viene nominato da Mussolini ministro della Pubblica Istruzione, attuando nello stesso anno la cosiddetta riforma Gentile, fortemente innovativa rispetto alla legge Casati del 1859 e alle leggi sulla scuola successive.

Nel 1924, dopo l’uccisione del socialista Matteotti, diede le dimissioni da ministro. Benché non potessero essergli attribuiti personalmente crimini di nessun genere, Gentile aveva sostenuto pubblicamente i metodi squadristi e l’uso della violenza e della prosecuzione della guerra a fianco dell’alleato tedesco. Per tali motivi venne odiato dagli antifascisti.

Tuttavia Gentile disapprovò gli eccessi criminali del Reparto Servizi Speciali di polizia che allora operava a Firenze minacciando di denunciarlo, tanto che in un primo tempo si pensò che l’uccisione di Gentile fosse stata commessa proprio da componenti della banda, allo scopo di porre fine alle proteste del filosofo verso le loro violenze. Egli intervenne più volte per aiutare numerosi antifascisti chiedendo per loro la grazia. Per queste sue idee era diventato un elemento scomodo per il fascismo.

Considerato da componenti della resistenza come uno dei principali responsabili e teorici del regime fascista, fu ucciso il 15 aprile 1944 da un gruppo partigiano fiorentino aderente ai GAP di ispirazione comunista. Fu un episodio che divise lo stesso fronte antifascista e che ancora oggi è al centro di polemiche non sopite. La soppressione di Gentile, infatti, già all’epoca fu disapprovata dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) toscano con l’esclusione del Partito Comunista Italiano. di Vito Marino



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