Il sindaco Nicolò Catania intervistato da un inviato di “Report”

PARTANNA – La “resilienza” dei 21 comuni belicini colpiti dal sisma del 1968, la capacità di rialzarsi dopo un terremoto di quella entità ma anche lo spopolamento, le opere incompiute e la voglia di chiudere definitivamente la pagina della ricostruzione nel nostro territorio. Questi i temi affrontati dal sindaco Nicolò Catania nell’intervista rilasciata all’inviato di “Report” Giulio Valesini per un servizio sul tema della resilienza che andrà in onda il prossimo due aprile su Raitre. Il primo cittadino, in qualità di coordinatore dei sindaci della Valle del Belice, ha spiegato al giornalista quali sono state le opere di edilizia pubblica e privata realizzate finora e quanto ancora resta da fare per completare la ricostruzione. In un lungo excursus sugli anni del post-sisma, sui progressi compiuti e sulle conquiste ottenute grazie alla resistenza e alla caparbietà della gente del Belice, il sindaco ha ripercorso le tappe storiche e legislative della ricostruzione. Dalle prime norme a leggi come la 120 del 27 marzo 1987 che ha permesso di portare avanti la ricostruzione del patrimonio immobiliare dei comuni colpiti dal drammatico evento del quale quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario. E le cui celebrazioni sono state aperte proprio a Partanna dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Questa terra e la sua gente – ha detto Catania – hanno dimostrato una grande capacità di ripresa, abbiamo saputo ‘creare bellezza’ dalle macerie. Tanto è stato fatto sia sul piano delle opere pubbliche che su quello dell’edilizia privata ma è anche vero che siamo stati luogo di sperimentazione, nel bene e nel male. La nostra esperienza è stata da apripista sia per le cose positive che negative. La nota dolente, nonostante i 12mila miliardi delle vecchie lire assegnati al Belice in oltre 40 anni e che sono comunque molto meno dei 29mila miliardi stanziati per il Friuli in poco più di otto anni e dove tutto o quasi è stato ricostruito com’era, resta la decisione calata dall’alto di creare delle new town, secondo il modello della big city. Paesi interi ricreati lontano dai centri originariamente colpiti dal sisma che sono andati a snaturare, a smembrare le comunità facendo perdere loro anche la propria identità. E se è vero che dal 2007 i privati non possono più presentare progetti tanti ancora restano in attesa di vedere riconosciuti i propri diritti”. Il primo cittadino, con l’auspicio che siano riportate fedelmente le dichiarazioni rilasciate, ha inoltre insistito sulla negazione dello stereotipo ormai stantio del Sud assistenzialista. “Smettiamola con quest’immagine del Meridione che chiede l’elemosina – ha detto -. Qui la gente si è rimboccata le maniche e si è rialzata nonostante le numerose inadempienze dello Stato che ancora ci deve 400 milioni di euro fra edilizia privata e pubblica”.

 

 


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