Liberato il peschereccio mazarese “Pindaro” sequestrato il 20 agosto da una motovedetta tunisina

Mons. Domenico Mogavero

MAZARA DEL VALLO – Ha lasciato il porto di Sfax il motopesca mazarese “Pindaro”, sequestrato lo scorso 20 agosto da una motovedetta tunisina ai limiti della zona di ripopolamento ittico denominata “Mammellone”.

La società armatrice Ma.Gi.Mo. Srl ha infatti pagato l’ammenda di circa 16.000 euro stabilita dall’autorità di vigilanza marittima.

A darne notizia è il Presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo, il quale ha manifestato, attraverso una lettera, “il suo personale apprezzamento e della marineria mazarese al neo Ambasciatore d’Italia a Tunisi, S.E. Raimondo De Cardona, per il grande lavoro, professionalità ed efficacia in merito alla vicenda, considerato anche il momento così delicato e di transizione della storia della Tunisia”.

Queste le parole del vescovo Domenico Mogavero dette dal peschereccio “Afrodite”, ieri a conclusione dei festeggiamenti per il patrono San Vito, dopo il lancio della corona d’alloro in mare per ricordare le vittime del mare:

«In questo contesto il nostro animo si vela di tristezza ed è appesantito da preoccupazione e disagio, perché da qualche giorno il peschereccio “Pindaro” della nostra marineria è sotto sequestro a Sfax in Tunisia e assistiamo al ripetersi di un copione ormai tristemente noto fatto di attesa, trepidazione, trattative lunghe e delicate per riportare in città equipaggio e barca. A qualcuno è sorta spontanea la considerazione: ma come, noi ci adoperiamo per soccorrere i migranti – e i nostri marittimi sono in questo un esempio magnifico – e dall’altra sponda del Mediterraneo vanno a caccia dei nostri pescherecci? La domanda non è oziosa, ma la risposta non può essere sbrigativa e banale. Purtroppo il bene non è così contagioso e trainante come ci si auspicherebbe. Tuttavia, non possiamo disattendere la parola di Dio che ci indica una via impegnativa, ma senza alternative. Questo mare che accolse San Vito come esule per sfuggire alla persecuzione – ha detto ancora il Vescovo – ha assunto fin da quel lontano quarto secolo la sua connotazione di mare della speranza e Dio voglia che continui a mantenere nel nostro tempo e per nostra scelta convinta tale suo magnifico tratto identitario. Anche la recente visita di Papa Francesco a Lampedusa è stata un messaggio forte per tutte le coscienze e per noi in particolare, confermando la vocazione della nostra terra a essere ponte di incontro tra le genti che vivono su queste sponde e spingendoci a prestare sempre ascolto alla voce di chi ci chiede aiuto. In questo ci sono maestri i nostri marittimi, chiamati a giusto titolo “angeli del mare”».

 


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