L’università occasione per proiettarsi nel futuro…

È stata davvero un’ occasione unica per un gruppo di studenti del quarto anno di giurisprudenza della LUMSA di Palermo, che hanno partecipato ad un progetto accademico, dal titolo “Sulla via di Strasburgo”, diretto ed egregiamente organizzato dal Professore Antonino Pulvirenti, titolare della cattedra di diritto processuale penale, e dall’ avvocato Marco Lo Giudice. Il percorso didattico ha avuto inizio con una serie di convegni, tenuti nei locali dell’università, che hanno avuto come oggetto lo studio del Consiglio d’ Europa, che è la principale organizzazione internazionale di difesa dei diritti umani, e soprattutto lo studio della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), redatta in seno al Consiglio d’ Europa nel 1950, focalizzando, in particolar modo, l’attenzione sulla Corte europea dei diritti dell’uomo. Dalla classica teoria si è però passati alla pratica! Il 31 marzo, gli studenti che hanno aderito al progetto si sono recati a Strasburgo per visitare il Consiglio d’ Europa e il giorno seguente hanno avuto la straordinaria possibilità di assistere ad un’udienza della Grande Camera, in lingua inglese, (caso Biao v. Danimarca) ; la giornata alla Corte europea è poi terminata con un incontro – dibattito tenuto da un giovanissimo giurista italiano, che lavora presso la Corte. L’iniziativa è stata certamente di particolare rilevanza, soprattutto perché svolta da studenti di giurisprudenza, ormai prossimi alla laurea, che, indipendentemente da quale percorso lavorativo sceglieranno di intraprendere, non potranno fare a meno di volgere lo sguardo all’ Europa e soprattutto dovranno prendere cognizione del ruolo, sempre più incisivo, che la Corte europea dei diritti dell’uomo svolge nel nostro ordinamento giuridico. La Corte europea è infatti un organo giurisdizionale che non a caso è stato creato al fine di interpretare le disposizioni della Convenzione e sanzionare, talvolta anche pesantemente, la violazione dei diritti umani, protetti dalla CEDU, da parte degli Stati contraenti. Tutto ciò è pragmaticamente confermato dalla recentissima sentenza, emessa dalla Corte europea, che ha condannato l’Italia per il reato di tortura, imponendo al legislatore di intervenire. A ben vedere, si tratta di un sistema, quello creato dalla CEDU, che non solo vincola gli Stati contraenti al rispetto dei diritti umani, ma che si impone tanto al legislatore, quanto a tutti gli uomini di legge, posto che il mancato adattamento al sistema convenzionale renderebbe anacronistico sia il sistema giuridico italiano sia il giurista in quanto tale.

Giusy Bivona


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