Per una settimana parleremo dell’Unione dei Comuni della Valle del Belice con il consigliere Vincenza Murania

PARTANNA – L’Unione dei Comuni della Valle del Belice è stata costituita il 3 maggio 2004 tra i Comuni di Gibellina, Partanna, Poggioreale, Salaparuta e Santa Ninfa.
L’Unione ha sede legale a Partanna e sede operativa a Santa Ninfa.

Le funzioni che i Comuni aderenti hanno attribuito all’Unione sono le seguenti: Protezione civile, Espropriazioni, Attività legale, Formazione del personale, E-Government, Nucleo di Valutazione, Controllo di gestione, Promozione dei prodotti tipici locali.

Per una settimana parleremo dell’Unione dei Comuni della Valle del Belice con il consigliere Vincenza Murania

  1. Lei è una veterana dell’Unione dei Comuni, come valuta questa esperienza?

L’Unione è un fallimento politico per l’intero territorio, un sogno che si è infranto sugli scogli della burocrazia. Quando sono arrivata all’Unione ero “inesperta ed ingenua”, alla mia prima esperienza istituzionale. Credevo che unendo le sinergie dei cinque comuni avremmo migliorato le condizioni sociali, economiche e culturali di un intero comprensorio. Per i primi tre anni della mia esperienza il Consiglio dell’Unione è stato attivo ed operante svolgendo una funzione di contrappeso nei confronti della Giunta; ciò anche grazie alla presenza di Presidenti del Consiglio autorevoli. Da questa sinergia sono nate iniziative come il Fiore del Sapore ed il Circuito delle Sagre da programmare tempestivamente ed in un’unica “soluzione”, con cadenze precise e concordate tra i Comuni Unionisti, al fine di evitare la “concorrenza” tra i vari eventi. Grazie a questo spirito si sono realizzati i “grandi eventi unici comuni” che hanno dato visibilità all’Unione ed al territorio dalla stessa rappresentato. Poi, ad un certo punto, le iniziative e le proposte avanzate dai consiglieri hanno cominciato ad essere messe da parte, archiviate nel silenzio generale, per poi passare nel dimenticatoio. Nonostante ciò, ho voluto fidarmi dei “colleghi più anziani” che affermavano che all’Unione non esistevano né minoranze né maggioranze, ma soltanto il bene comune, e che la situazione era transitoria, dovuta ad una carenza di fondi, piuttosto che a difetti della struttura. Poi, prima della fine della precedente legislatura, mi sono accorta che erano solo parole. In realtà, il sistema Unione stava dietro le belle parole, ed era basato su “orti” e posizioni acquisite che chi aveva il “potere” non ha mai “veramente” voluto modificare.

  1. Ma se l’Unione è un fallimento, perché ha voluto ripetere l’esperienza?

Di solito chi formula questa domanda è un avversario che mi vedrebbe ben volentieri lontana dalla politica. La risposta è logica e semplice: è stato il gruppo di minoranza a scegliermi perché avevo esperienza. Avevo impiegato i primi due anni della precedente legislatura a capire il funzionamento del sistema Unione ed i suoi complessi ingranaggi. Dopo la difficile campagna elettorale del 2013, la mia assenza dall’Unione avrebbe costituito un favore per i miei avversari. Ma in realtà la questione è molto più complessa. Il consigliere Bevinetto mi ripete spesso “Chiediti perché all’Unione mandano sempre nuove leve”. Io sorrido, ed adesso chiedo a lei, come cittadino, ma soprattutto come giornalista attento ai problemi dell’Unione: “A chi conviene che all’Unione non esista una memoria storica ed arrivino anche all’interno della stessa legislatura “consiglieri ingenui ed inesperti” che si fidano ciecamente delle “parole” dei cinque sindaci?”.

continua domani