Psicoterapie folli

Dalla Rubrica “La Critica” di Kleos del 27 gennaio 2024, p. 7, a cura di Vito Piazza.

Il giornale che state leggendo, Kleos, da anni cerca di sensibilizzare i lettori che lo seguono, non solo sulla cultura, ma anche mettendo in guardia dalle sub-culture basate sulle pseudoscienze e su tutte le pratiche e modalità poste in essere per creare acquiescenza nell’individuo, impedendogli di autodeterminarsi. Ci siamo occupati di sociologia in particolare o di psicologia sociale senza pretendere di possedere la verità perché la scienza è innanzitutto ricerca. E la ricerca nasce dal dubbio. A Partanna in genere non si hanno dubbi, solo certezze. Partanna è una città dogmatica, in cui vige il principio dell’ipse dixit più importante della logica, più reale della realtà. C’è un principio generale al qual attenersi nelle scelte che riguardano la tua salute? Certo è il classico: PRIMUM NON NOCERE. Ciascuno di noi ha competenze diverse perché ha intelligenze diverse e Gardner lo ha dimostrato e noi umili studiosi ce ne siamo fatti una ragione e lasciamo alle STAR della tuttologia onnipresenti in politica, a scuola, nei social e in qualsiasi posto si possa mostrare il proprio narcisismo patologico, il fatto di non stancarsi di esibirsi rimanendo sempre figure modeste e patetiche, ma soprattutto tristi. E ricordiamo l’attendente di Napoleone che nel vedere il suo re non arrivare a prendere la feluca perché troppo in alto, gliela prese e porgendogliela quasi a scusarsi disse: Maestà, è perché io sono più grande. E Napoleone pronto: non più grande. Solo più alto. Noi continuiamo in quello che sappiamo fare: evitare che Partanna diventi sempre più dominio di forti contro i deboli, di sopraffazione di ricchi contro i poveri, evitare la deriva di una scuola venduta per tempo pieno e che è fatta di tempo vuoto, evitare che divenga cultura la spettacolarizzazione di un premio di poesia…E tanto altro ancora, convinti che “cu ti voli beni ti fa chiangiri e cu ti voli mali ti fa ridiri….Basta con chi continua a considerarci babbi: Ciccio Saladino, Peppe Cusumano, Vito Baldo Giacalone o Basta a chi con promesse impossibili, inverificabili come benessere e felicità cerca i nostri soldi. Basta alle esibizioni di muscoli o nudità da influencer e con l’esibizione di lauree compr…CONTRATTE all’estero. Per questo abbiamo subito denunce risibili e ridicole che i giudici hanno rivoltato contro i denuncianti mostrando che il re e le regine sono nude e che psicologia non è uguale a psicoterapia e che promettere benessere in astratto è pericoloso. Avremmo potuto scegliere di fare, come la maggior parte dei partannesi, di rinunciare a essere sempre sul pezzo e fare come moltissimi partannesi scorrere, purchè ad un “parmu di lu me cul…”. Ci scusiamo: ma non sempre si nasce incendiari e si finisce pompieri. Alle maldicenze e alle ingratitudini abbiamo deciso di scegliere la verità. Continueremo i nostri interventi, da giornalisti iscritti all’Albo REGOLARMENTE a rivolgere e fornire alle istituzioni e ai singoli cittadini critiche e suggerimenti perché prima di fare una scelta, siano assaliti dal dubbio. Stavolta Kleos vuole dare un contributo alla salute mentale. E’ noto come questo argomento sia delicato: si preferisce parlare del malessere fisico, si tace volentieri di quello mentale. I partannesi tutti soffrono di “dulura” che a Partanna è endemico, coinvolge tutti e rappresenta anche un ottimo modo per rispondere alla regola partannese del “si vo’ stari bonu, lamentati”. Grazie al cielo un po’ di cervicale ce l’abbiamo tutti. Non dico che sia un bene, ma di sicuro è il minore dei mali, visto che ci sono dolori nascosti che portano a soluzioni estreme di cui purtroppo Partanna non è esente. Perciò di seguito daremo delle dritte per cercare uno psicoterapeuta qualificato. Intanto va premesso come insegna Lao Tzu nel suo arte della guerra: il miglior modo per fare una guerra è quello di non farla, così il miglior modo per usufruire di uno psicologo è quello di non cercarlo. Ci vorrebbe un amico. Ma se proprio vi scappa e premesso che questi consigli provengono da anni di insegnamento di psicologia clinica all’Università di Milano, ecco i suggerimenti su come cercare un terapeuta qualificato. Nel 1998 veniva pubblicato in Italia il libro “Psicoterapie folli. Conoscerle e difendersi.” di Janja Lalich e Margaret Singer, casa editrice Erckson. Il libro risulta ancora un ottimo saggio che fa riflettere sulle tante metodiche invasive e pericolose, spesso ai confini con la pratica psicologica ortodossa, che vengono proposte come attività curative da guru e sedicenti professionisti della salute mentale, da soli o in cooperativa. Quel che è chiaro è che il testo evidenzia come sia facile scivolare verso l’antiscienza e l’abusivismo, combinazioni queste, che pur promettendo guarigione, provocano danni, spesse volte duraturi. Il libro sottolinea l’importanza di diventare consumatori attenti e consapevoli, specialmente quando affidiamo la nostra salute mentale a qualcuno. Le autrici riportano un elenco di domande da porsi e da porre al terapeuta cui si sceglie di affidarsi, per comprendere se esso sia realmente qualificato e in grado di valutare la propria salute mentale anche nel contesto delle esperienze specifiche vissute. E’ assolutamente normale porre delle domande ai sedicenti terapeuti per assicurarsi di poter realmente risolvere le proprie problematiche in quel preciso percorso e con quella precisa persona. Di seguito le domande da fare al professionista: Quale la sua laurea e dove l’ha conseguita? Quali le sue specializzazioni? E dove? Ha frequentato i 5 anni di corso per la qualifica di psicoterapeuta? Quali la sua formazione e competenza?Ha esperienza di lavoro con i traumi (la competenza in questo settore sarà d’aiuto)? Che tipo di terapia pratica? Cosa succede se non mi sento a mio agio con il suo trattamento? E’ raggiungibile in caso di emergenza?(domanda importante e risposta ancora più importante visto che lo psicologo può essere impegnato in un servizio pubblico che non può essere interrotto). A questo punto si fa un contratto terapeutico che comporta previsione dei costi e DURATA della terapia. Inoltre esistono delle domande da farsi dopo l’incontro iniziale col terapeuta: Mi sono sentito ascoltato, compreso e rispettato dal terapeuta? Il rapporto era del tipo “io sono il maestro tu l’allievo?”. E’ stato aperto e diretto? Mi sentivo al sicuro? Era disponibile a lavorare di più per capire le mie specifiche aree di bisogno? Era disponibile ad adattare le sue teorie al mio caso concreto? Il terapeuta manipolatore vincola il suo interlocutore attraverso tre azioni: seduce, distrugge e induce. La seduzione consiste nel “creare un clima di assoluta fiducia, in cui chi seduce è in posizione di vantaggio rispetto all’altro, e gioca sulle buone predisposizioni del suo interlocutore. Lo scopo è quello di apparire sulla sua stessa lunghezza d’onda. “La distruzione consiste nel “portare le persone via dal loro ambiente abituale, tagliare ogni loro radice ed anche le loro relazioni”. L’induzione consiste nel “rassicurare e creare un clima di fiducia, in modo che l’interlocutore non pensi più a filtrare criticamente le informazioni…ma ad assimilare tutto quanto suggerito…senza rendersene conto e senza la guida del suo pensiero, percezione e giudizio“: “sono le induzioni che ora prevalgono sulla realtà stessa. Esse prevalgono sulla realtà E’ qui che abbiamo il sospetto del potere dell’indottrinamento“. Il consumatore responsabile è colui che ha una mentalità critica sulla qualità ed eticità di ciò che acquista. La salute di ciascuno di noi merita estrema attenzione e molto impegno critico da parte nostra, per cui: siate sempre consumatori attenti e consapevoli! I clienti dovrebbero dare retta al suggerimento della scrittrice Charlotte Bronté: “Guarda bene prima di saltare”. Altre ”cose” da tenere a mente riguardano una verità scientifica assodata dalla PNL: non importa tanto quello che gli psicologi DICONO di fare, ma quanto in realtà FANNO. Soprattutto fidati del tuo giudizio e diffida da chi parte dalla tua primissima infanzia: c’è il rischio che un cattivo terapeuta usi la tua narrazione per propri scopi. Invece di raccontare a lui/lei, scrivi un romanzo. Si chiama autobiografia. E’ sempre terapeutica. Ma come diceva Orazio: scrivere va bene, ma costringere gli altri a leggere perché?
Vito Piazza
psicologo sociale e ispettore MIUR emerito


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