REIMER: LA SCUOLA è morta

di Vito Piazza – Provincia di Oristano. Ma se il Ministero allargasse le ispezioni – condotte da ispettori legittimati e non graditi al potere come adesso – scoprirebbe, come in tutti i paesi di quasi tutte le province d’Italia, che il fenomeno è diffuso, pervasivo, frutto del pensiero unico, quello umanistico-cristiano. Scoprirebbe che in Sicilia il programma d’esame a dicembre è tutto coperto, sommerso dal Natale, con i suoi alberini, i suoi presepini, le sue novene e le sue litanie a senso unico. Alla maestra in provincia di Oristano dallo Stato è stata applicata la logica delle Brigate rosse: COLPIRNE UNO, PER EDUCARNE CENTO. Fortunatamente non ha funzionato per le BR e non credo funzionerà per questo caso. Alla maestra, a cui sono stati sospesi stipendio e attività lavorativa per aver fatto recitare in classe l’Ave Maria e il Padre Nostro, non è successo altro e non succederà quello che SEMBRA sia successo. In Italia per tutto questo decide il Tar a cui la maestra ha fatto ricorso non dopo essersi fatta una pubblicità senza alcun riguardo per il segreto d’Ufficio. Lei si è sentita messa in croce come Gesù (e il paragone la dice lunga sulla sua ipertrofia dell’ego) e poi, solo poi, si è rivolta al Tar. Che la signora maestra doveva subire un provvedimento disciplinare non c’erano dubbi perché comunque aveva manipolato le menti di innocenti bambini, li ha obbligati a fare un atto contro la loro volontà (a quell’età nessun bambino si oppone alla maestra); ha abusato della sua libertà d’insegnamento per imporre la propria ideologia cristiano-cattolica. Per la mia precedenza di ispettore legittimo e legittimato non entrerò nel merito: si rischiano posizioni ideologiche e preferisco che venga prima fuori la verità, TUTTA la verità. Perciò le considerazioni che seguono non sono giudizi, ma tentativi di riflessione da parte di uno che si sente e spera di operare come un buon cattolico. Ora, per assurdo, senza accorgersene, la maestra sarda potrebbe aver fatto, in primis, un danno proprio alla Chiesa cristiano-cattolica, provocando in quei bambini qualche sana domanda. Rubo da “Il fatto quotidiano”: vi immaginate se la maestra fosse stata musulmana e avesse fatto recitare qualche sura del Corano? Apriti cielo: sarebbe stata licenziata davvero e avrebbero indagato sul suo conto. È come se io ateo entrassi in classe a leggere testi a favore dell’ateismo o mi mettessi a fare proselitismo per convincere i bambini a non credere in nessun Dio. Chi si azzarda a dire che quelle preghiere non hanno fatto male a nessuno, è ignorante: ignora, non conosce la sfera spirituale dell’infanzia. I bambini a partire dalla più tenera età hanno le loro domande che nascono dall’incontro con la morte di un nonno, di un animale, talvolta di un genitore. Hanno una loro coscienza che si forma nell’esperienza con l’affetto, con il tradimento di un amico/a; con il dolore per un rimprovero, con la rabbia repressa per uno sguardo acido dell’insegnante”. La scuola non ha un compito liturgico. E’ vita, oltre che prepazione alla vita. I tempi dei programmi Ermini sono del 1955: la vita quotidiana abbia inizio con la preghiera. Mi starebbe bene, dato che stato laico non significa stato censore. E democrazia non è togliere spazio (la religione è lo spazio più vitale del nostro essere uomini), ma offrire spazio. A tutte le religioni. Ma la considerazione che qui voglio fare è da cattolico, seppur indegno: dare come una punizione delle preghiere da recitare è blasfemo: quando mai una preghiera, che è un atto d’amore, è considerata una punizione? L’Italia e la scuola non sono cambiate. Lo spoil system le ha cambiate in peggio. Finisco con la classica: NON c’è più religione. E aggiungo con Reimer: LA SCUOLA è morta.

Vito Piazza


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