Legge sull’acqua in Sicilia: “una vittoria dei Movimenti e degli Enti locali”

PALERMO – La decennale lotta dei movimenti e degli enti locali per l’acqua pubblica ha trovato il punto di approdo con l’approvazione del ddl 455 “disciplina in materia di risorse idriche”.

La Sicilia alza la testa e ribadisce le competenze esclusive in materia di acque pubbliche assegnate dallo Statuto autonomo che ha rango costituzionale.

Malgrado i tentativi di bloccare l’iter della legge, l’Assemblea regionale è andata avanti sul testo esitato dalla IV Commissione ARS, sventando il previsto commissariamento del governo nazionale per ottobre.

“La legge approvata – dicono i rappresentanti del Comitato promotore legge di iniziativa Popolare e Consiliare e del Forum Siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni – è frutto di una mediazione tra le forze di maggioranza, recepisce buona parte dei contenuti della legge di iniziativa Popolare e Consiliare presentata nel 2010, pur riducendone la portata innovativa e riducendo all’uso idropotabile i confini di un testo che prevedeva una visione olistica dell’uso della risorsa e il rispetto delle direttive europee, pone le basi per la gestione pubblica del servizio idrico e legittima i Comuni che in questi anni hanno condotto una battaglia di resistenza rifiutando di consegnare le reti ai privati. I promotori della legge Popolare e Consiliare, che hanno partecipato attivamente ai lavori della IV Commissione Ambiente nella stesura del testo base, pur cogliendo alcuni limiti oggettivi nel testo approvato dall’Aula, esprimono soddisfazione per il risultato conseguito. La gestione pubblica sarà realizzabile dai comuni in forma singola o associata, non potrà essere sospesa l’erogazione del minimo vitale, si potranno finalmente analizzare nel merito i contratti con i gestori privati e le eventuali inadempienze per verificare le condizioni di recesso”.

La parola passa ai Comuni che dovranno ora dimostrare che la gestione pubblica e partecipativa può essere più efficiente ed economica di quella privata, non consentendo di lucrare sul bene comune primario e mantenendolo nella disponibilità delle generazioni viventi e future.

 


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